La musica italiana piange Franco Battiato,
l’ultima volta a Bergamo nel 2016 - Foto/video

Franco Battiato è morto martedì 18 maggio nella sua residenza di Milo (Catania). Aveva 76 anni, era malato da tempo.

Si è spento martedì 18 maggio nella sua residenza Franco Battiato. Lo rende noto la famiglia. I funerali avverranno in forma privata. Il cantautore, morto nella sua residenza di Milo, era nato a Jonia il 23 marzo del 1945. Ha spaziato tra una grande quantità di generi, dalla musica pop a quella colta, toccando momenti di avanguardia e raggiungendo una grande popolarità.

Per Franco Battiato sono passati oltre 50 anni dalle sue prime esperienze musicali a Milano, dal suo primo contratto discografico ottenuto grazie al suo grande amico Giorgio Gaber che tra l’altro, insieme a Caterina Caselli, (i due conducevano il programma «Diamoci del tu») ha ospitato, nel 1967, la sua prima apparizione televisiva. Lungo questi decenni Franco Battiato ha costruito un percorso davvero unico nel panorama italiano. Un ironico libero pensatore che ha praticato l’arte della provocazione e che ha avuto pure una breve esperienza (non retribuita) come assessore alla Regione Sicilia con la giunta Crocetta, durata da novembre 2013 a marzo 2014 e finita in modo a dir poco burrascoso.

A Bergamo Battiato si era esibito per l’ultima volta nel febbraio del 2016 con Alice al Teatro Creberg. Il «viaggio» dei due artisti era iniziato molti anni prima. Il 1980 è l’anno della prima collaborazione tra Battiato e Alice. Lei firma un contratto discografico per la Emi e comincia a lavorare insieme a un team guidato dal produttore Angelo Carrara, che all’epoca affianca anche Battiato. L’incontro tra i due porta alla prima collaborazione: il singolo «Il vento caldo dell’estate» alla cui stesura prende parte anche Giusto Pio, è il primo singolo tratto dall’album «Capo Nord». Il sodalizio artistico prosegue l’anno dopo, con «Per Elisa», brano scritto da Alice di nuovo con Battiato e Giusto Pio. È il cantautore catanese che convince la cantante a presentare il pezzo al Festival di Sanremo, quell’anno condotto da Claudio Cecchetto con Eleonora Vallone e Nilla Pizzi.

«Per Elisa» vince, battendo «Maledetta primavera» della Goggi. Seguono duetti come «Chanson egocentrique» e «I treni di Tozeur», sino all’album «Gioielli rubati» in cui Alice interpreta tutti brani del repertorio di Battiato. Il sodalizio tra i due negli anni Ottanta è cruciale. Porta a una crescita artistica della cantante di Forlì che va ben oltre il semplice riscontro discografico. È quasi un cambio di orizzonte espressivo, la partenza verso una meta artistica che negli anni si è sempre spostata in avanti, nel verso di una ricerca, anche pop, sempre avvincente.

Ecco un frammento video del concerto a Bergamo nel 2016.

Nel 2013, invece, Battiato era stato al Teatro Donizetti per il Festival pianistico: un ritorno per lui, visto che nel 1977 e nel 1978, sempre nel prezioso salotto cittadino, in seno alla rassegna di musica contemporanea legata al Festival, furono presentate due sue composizioni per pianoforte, «Zà» e «L’Egitto prima delle sabbie».

Gli acciacchi degli ultimi anni, ed anche una caduta dal palco poco prima dei suoi 70 anni nel 2015, li hanno resi difficili fino alla morte stamattina alle 5 nella sua casa di Milo. Ma per Franco Battiato erano passati oltre 50 anni dalle sue prime esperienze musicali a Milano, dal suo primo contratto discografico ottenuto grazie al suo grande amico Giorgio Gaber che tra l’altro, insieme a Caterina Caselli, (i due conducevano il programma «Diamoci del tu”) ha ospitato, nel 1967, la sua prima apparizione televisiva.

Lungo questi decenni Franco Battiato ha costruito un percorso davvero unico nel panorama italiano. Un ironico libero pensatore che ha praticato l’arte della provocazione e che ha avuto pure una breve esperienza (non retribuita) come assessore alla Regione Sicilia con la giunta Crocetta, durata da novembre 2013 a marzo 2014 e finita in modo a dir poco burrascoso. Anche se è sempre stato lontano da atteggiamenti militanti, non ha mai nascosto le sue simpatie per la Sinistra e con «Povera patria» ha firmato uno dei più intensi ritratti del degrado del nostro Paese.

Battiato è stato certamente uno dei nomi più famosi della musica italiana, ha una lunga consuetudine con i piani alti delle classifiche e alcuni dei suoi brani sono entrati ormai nella storia del costume, ma negli anni ’70 produceva album sperimentali come «Fetus» e «Pollution» che hanno fatto scoprire all’Italia le risorse della musica elettronica e le concezioni più avanzate del rock di quelle stagioni e le contaminazioni con i grandi autori di musica contemporanea. In quegli anni capitava che il pubblico reagisse in modo a dir poco vivace alle sue performance volutamente ai limiti dell’inascoltabile. Queste esperienze e questo tipo di approccio hanno ispirato il suo ultimo album, il Joe Pattìs Experimental Group, che è stato portato in tour di fronte a un pubblico molto più preparato di quello di 40 anni fa. Del suo grande successo commerciale parlava con la sua magistrale ironia e il suo proverbiale e sofisticato sense of humour senza per altro nascondere un certo imbarazzo.

In realtà Franco Battiato è stato uno studioso dagli orizzonti amplissimi che sa praticare l’arte della canzone pop ma che, grazie alla sua cultura dai vasti orizzonti, usa linguaggi e riferimenti diversissimi, sia in campo musicale che in altre forme di espressione artistica, come il cinema, la pittura, l’opera. Così come è stato un precursore della musica elettronica, Battiato, che da molto tempo praticava quotidianamente la meditazione, era un cultore di musica classica e sinfonica che nei suoi racconti sembra essere praticamente l’unica musica che ascoltava.

Però la lista delle sue collaborazioni va da Claudio Baglioni ai CSI, da Enzo Avitabile a Pino Daniele, dai Bluvertigo a Tiziano Ferro, Celentano, Subsonica, Marta sui Tubi, senza contare il decisivo ruolo svolto nelle carriere di Alice e Giuni Russo. Non è certo un caso che sia rimasto un punto di riferimento: i giovani vedono ancora oggi in lui un modello di originalità e di curiosità, quelli più grandi un difensore dell’intelligenza in un mondo che troppo spesso ne dimentica l’importanza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA