Lambeck: la vera apocalisse
è il cambiamento del clima

Premio Balzan 2012 per le scienze della terra solida, il professor Lambeck spiega a L'Eco di Bergamo il significato dei proprio studi e quel che ci attende sul fronte climatico. Ha studiato il modo in cui le maree oceaniche deformano la terra solida e dissipano energia.

Quest'inverno si sta rivelando straordinariamente mite, mentre d'estate fa sempre più caldo e nelle mezze stagioni piove sempre meno: non servono studi particolari per accorgersene. In un'epoca di generale incertezza non sorprende quindi che i servizi di informazioni meteo, in Internet, in tv e alla radio, siano ai vertici delle classifiche d'ascolto.

Di assoluto valore mondiale sono le ricerche di Kurt Lambeck, professore emerito all'Australian National University, volte allo studio dell'interfaccia tra i sistemi fluidi della Terra - gli oceani, l'atmosfera, le coltri di ghiaccio - con la parte più solida del pianeta. Premio Balzan 2012 per le scienze della terra solida, ha studiato il modo in cui le maree oceaniche deformano la terra solida e dissipano energia, che torna ad alimentare l'evoluzione dell'orbita lunare; il modo con cui la circolazione dei venti atmosferici influisce sulla rotazione terrestre; il modo in cui l'aumento e la riduzione delle coltri di ghiaccio hanno un impatto sulla forma del pianeta, sulla gravità e sul livello del mare.

Professor Lambeck, come è giunto a determinare che la rotazione terrestre è influenzata dai rapporti tra i ghiacci degli oceani e il livello delle acque?
«La rotazione della Terra è influenzata dalla distribuzione della massa. Se hai una sfera perfetta, la rotazione è perfetta, ma se la Terra è un elipsoide, la rotazione non risulterà stabile. Faccio un esempio. Una pattinatrice se ruota su se stessa e apre le braccia rallenta il suo moto, se invece le lascia cadere ruota più velocemente. Se c'è più massa, c'è un rallentamento della Terra, ma se minore è la massa, la velocità aumenta. Quando i ghiacciai si sciolgono la massa della Terra si sposta verso l'Equatore e, viceversa, quando i ghiacciai aumentano, l'acqua si sposta dall'Equatore ai Poli. La ridistribuzione della massa glaciale dai ghiacciai agli oceani produce dei piccoli cambiamenti nella rotazione della Terra e nell'orientamento dell'asse di rotazione. Questi cambiamenti sono oggi misurabili».

Le sue scoperte hanno impresso una svolta radicale alle scienze climatiche. Poiché durante il secolo scorso l'anidride carbonica (CO2) è salita al livello più alto mai visto negli ultimi 800.000 anni, quali prospettive ci sono per l'umanità?
«Non solo è corretto affermare che il livello di anidride carbonica è il più alto degli ultimi 800.000 anni, ma l'aumento è avvenuto in soli 100 anni. La crescita della CO2 coincide con l'avvento dell'industrializzazione e l'aumento corrisponde alle stime della CO2 prodotta dall'industria e al mutato d'uso del suolo, tenendo in considerazione che una parte di questa CO2 è contenuta dall'oceano e che il suo aumento innalza le temperature (con crescita dell'acidità degli oceani). Che tale aumento sia causato dall'azione umana è oggi la spiegazione più plausibile del cambiamento osservato. Tutte le nostre conoscenze della fisica dell'atmosfera e della chimica ci dicono che l'anidride carbonica è un gas a effetto serra e che il suo aumento innalza la temperatura in prossimità della superficie. Inoltre la CO2 resta a lungo nell'atmosfera, circa 200 anni. Gli oceani stanno per iniziare la marcia di avvicinamento al limite di saturazione nell'assorbimento della CO2. Ciò significa che ad un certo punto essa aumenterà nell'atmosfera più rapidamente di quanto avviene ora, pur rimanendo immutato il tasso di produzione. A meno che non vi sia una rapida e costante riduzione nell'emissione della CO2 nell'atmosfera, vedremo crescere il calore e l'incertezza nel sistema climatico. La riduzione deve essere uno sforzo globale».

E le conseguenze del riscaldamento?
«Saranno molteplici. Esso porterà alla continua riduzione dei ghiacciai in montagna alle medie latitudini con conseguente impatto sulla disponibilità d'acqua in loco. Continuerà la progressiva riduzione del ghiaccio in Groenlandia e nell'Antartide. Questi effetti, insieme all'espansione termica, porteranno all'innalzamento del livello del mare. Ci si possono attendere mutamenti nei ritmi delle precipitazioni con impatto sull'attuale uso della terra: dovranno cambiare le pratiche in agricoltura e dovranno essere sviluppate nuove varietà di cereali per adattarle a nuove condizioni di maggiore o minor acqua o di aumento della salinità. Ci si può aspettare una grande instabilità nell'atmosfera, giacché viene intrappolato maggior calore. La migliore politica assicurativa è ridurre l'emissione di gas a effetto serra e cercare tecnologie per allontanare questi gas dall'atmosfera e al contempo migliorare la nostra scienza in modo da formulare migliori previsioni sulle conseguenze».
Sergio Caroli

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