«Controcanto», Sciacca espone a Messina

Sabato 16 dicembre alle 18 alla Galleria d’Arte Il Sagittario di Messina si è aperta una mostra personale di Augusto Sciacca. «Controcanto» è il titolo dela manifestazione che vede in esposizione acquarelli e tempere realizzate dall’artista, bergamasco d’adozione, dal 1997 al 2006. La mostra è stata inaugurata alle 18 dall’on. Francantonio Genovese, sindaco di Messina, e resta aperta fino al 16 gennaio 2007. Il catalogo si apre con un testo critico di Giuseppe Fornari.

L’ARTISTA
Augusto Sciacca
(1945), messinese d’origine, si è formato nel clima concettuale degli anni Settanta, per giungere ben presto a una sua personale concezione espressiva, connotata da una forte e intensa sperimentazione ad ampio raggio. Degli anni Settanta sono i progetti estetici (alcuni con l’impiego del laser) e le mappe e i graffiti su juta di sacco stampigliato; seguono i flani, i sestupli e le mappe su politene, che riscuotono l’interesse della critica più attenta e prestigiosa. Negli anni Ottanta G.C. Argan lo segnala più volte e in seguito lo inserirà nella sua nota Storia dell’Arte Moderna. Quindi la stagione dei progetti siderali, delle isole e mappe degli universi, per approdare alla fine degli anni Novanta a una pittura dai ritmi larghi e dalle composizioni di respiro vasto e solenne, come nelle Cosmogonie, dove affronta e approfondisce ancora una volta le sue tematiche predilette, quelle del Tempo e dello Spazio, tema evidenziato anche nei libri d’artista, quali il ciclo Cronogenesi (1990-1995), Il Sole di Ulisse (1995), Il tempo o il vento (1996) e, fra quelli recenti, nell’opera La piega – Omaggio a Deleuze (2005). In questi ultimi anni Sciacca ha concentrato la sua attenzione sul tema della violenza, già peraltro indagato sin dagli anni Settanta, per affrontarlo in maniera ampia e organica in una serie di opere ricche di rimandi e di correlazioni.

LA MOSTRA
La rassegna, curata da Giuseppe Fornari, autore anche di un approfondito saggio in catalogo, è un’occasione non solo per conoscere e apprezzare meglio il percorso e la costante coerenza dell’artista di origine messinese, ma anche per riflettere sul fare pittorico di Sciacca, che, come acutamente nota il curatore, «non contrappone drasticamente luce e materia, bensì sottolinea il confluire dinamico dell’una nell’altra: la sua luce è materia irraggiante e impalpabile, la sua materia una corrente di forze che racchiude e trasmette la luce. Ecco perché l’acquerello e la tempera, con le loro soluzioni luministiche e la loro leggerezza che evoca la materia senza lasciarsene appesantire, e le combinazioni coloristiche e delicatamente gestuali dei dipinti qui presentati si prestano così bene ad esprimere questa visione sottilmente polare, questa concezione metamorfica della pittura, che si traduce nel trapasso continuo di velature e cromie, di sfumature che d’improvviso si accendono e espandono, per poi smorzarsi di nuovo in un unico flusso in cui lo sguardo non riesce a fermarsi, seguendo il movimento avvolgente e sapiente della mano che l’ha dipinto».
Un’esposizione preziosa, quindi, per analizzare, attraverso una quarantina di opere di piccole e grandi dimensioni, un momento fondamentale della maturità artistica di Sciacca, in cui queste due tecniche svolgono il duplice ruolo di “zona franca” dove sperimentare le proprie ricerche visive con la sorvegliatezza stilistica e la scioltezza espressiva che caratterizzano la sua pittura e di luogo pittorico dove far confluire nel modo più aperto e più trasparente due componenti essenziali della sua arte: la riflessione sulla luce e l’elaborazione poetica della materia.
La tensione luministica e l’impasto, e impatto, materico sono due polarità fra le quali si dipana e si innalza l’impulso creativo di Sciacca, che, con una sorta di sinestesia musicale e figurativa a lui congeniale, in questo Controcanto, per un attimo, «ci squaderna il miracolo della bellezza».
Scorrono così, via via, una serie di opere di estrema intensità, «paesaggi insufflati di colore e di luce, mai descrizioni, bensì sintesi e sinossi visive che elevano e disfano un paesaggio, anzi una serie di possibili paesaggi, sotto i nostri occhi»; dalle Piogge, «in cui la visione diventa immersione panica e quasi tattile nella natura, con una freschezza che fa venire in mente d’Annunzio e una essenzialità non lontana da Klee» (Fornari), ai Nudi, «dove la sua visione del mondo si manifesta apertamente come rievocazione dell’umanità e del suo desiderio, e il corpo di donna pare trasformarsi in elemento della natura, in colline di pavesiana memoria riscaldate da un chiarore che rievoca il Sud, metamorfosi che tuttavia non obbedisce a un sensualismo generico, a quel compiacimento che rende sovente questo genere ammiccante, se non truffaldino». 
Seguono le Rammemorazioni – lo Stretto, le opere «maggiormente legate alla terra d’origine del pittore, a Messina e al paesaggio unico dello Stretto, onnipresente scenario della sua giovinezza, e fondale simbolico della sua storia, come della storia di tanti uomini della sua terra. I due poli, il canto e il controcanto, si rivelano Scilla e Cariddi, le due sponde che dividono e uniscono la Sicilia al Continente. La prima Rammemorazione, come l’intenso Orizzonte – lo Stretto scelto per la copertina del catalogo, ci mostrano aspetti e momenti di questa meditazione sullo Stretto a lungo contemplato e da ultimo varcato, a tagliare in due la vita tra passato e futuro, tra giovinezza e maturità, ma anche a preparare lo strano e imponderabile arricchimento del distacco, che rende possibili la memoria, il ritorno, il riscatto». E le eleganti quanto tenere e inermi colombe che intercalano e commentano le opere esposte, ci riportano direttamente alle riflessioni della recente grande mostra milanese Innocenza e Pietas incentrata sui temi drammatici della guerra e della violenza, che ben rappresentano questo nodo di memorie e di aspirazioni.

INFORMAZIONI UTILI
Galleria d’Arte Il Sagittario via XXIV Maggio 108 - 98122 Messina
tel. 090.53410 fax 090.46067 www.ilsagittario.com [email protected]

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