Mauro, infermiere che canta la rinascita
L’idea nata nei giorni più neri della pandemia

Il progetto Mauro Mazzanobile, infermiere nel reparto di terapia intensiva dell’Humanitas Gavazzeni che insieme al collettivo artistico Arbièn ha inciso un brano «Nessun secondo», primo passo di un progetto di collaborazione teatrale innovativo.

«La canzone è nata da una reazione simile a quella di un vaccino, che agisce inoculando agenti nocivi nel corpo per provocare una risposta positiva, così le terribili immagini che vedevo ogni giorno al lavoro in terapia intensiva si sono insinuate dentro di me e hanno generato una reazione artistica che ha salvato me prima di trasformarsi in un messaggio per gli altri». Mauro Mazzanobile, un inizio di carriera da restauratore e la passione per il canto, oggi è un infermiere di 43 anni che lavora all’Humanitas Gavazzeni.

Dalla sua drammatica esperienza in prima linea durante la prima ondata della pandemia, è nata l’idea di creare un brano «Nessun secondo», pubblicato proprio in questi giorni con un obiettivo molto ambizioso: diventare la colonna sonora e il primo mattoncino di un edificio molto più grande che vorrebbe ospitare alcune realtà teatrali del nostro territorio per un progetto artistico comune. «Finita un’estenuante giornata di lavoro lo scorso marzo, continua Mauro, ero sul divano con la mia compagna Sara, anche lei infermiera di terapia intensiva. Guardavamo la tv per cercare di staccare il cervello. In quei giorni infernali, le immagini di sofferenza e di morte che vivevamo in reparto ci perseguitavano e non ci lasciavano nemmeno durante il sonno.

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Le ho parlato di questa idea e mi ha subito compreso e sostenuto. A quel punto, ho chiamato due amici degli anni del liceo artistico: Enzo Mologni, attore e sceneggiatore teatrale e Andrea Bonalumi, vetraio ma dj di passione. Sono bastate poche parole ed è scattata l’intesa». Dopo settimane di confronti via Zoom i tre hanno partorito il testo e la melodia, coinvolgendo un loro ex professore, Mirco Finotto che ha dato un colore ancora più vivido al lavoro grazie ai suoi assoli di chitarra. Nei mesi successivi il progetto ha assunto una fisionomia sempre più definita: «Abbiamo pensato di ribaltare la prospettiva, continua Mauro, erano passati i mesi più duri di emergenza sanitaria e quindi l’iniziale idea di realizzare un brano per sostenere il comparto ospedaliero ci sembrava aver perso senso. In quel momento abbiamo pensato fosse più utile e meno scontato fare qualcosa per il mondo della cultura e dello spettacolo, che era sempre più in sofferenza».

Guarda l’intervista a Enzo Mologni

È nato così il collettivo artistico Arbièn che attraverso i proventi ricavati da un crowdfunding (clicca qui per andare alla pagina di Kickstarter) vorrebbe finanziare l’Associazione Albanoarte capofila di un progetto ancora top secret che coinvolgerà alcune delle realtà teatrali più attive sul territorio bergamasco. Una vera e propria rivoluzione per una scena che mai, sino ad ora, aveva provato a mettere insieme le forze per un obbiettivo comune.

«Abbiamo voluto cancellare il concetto di individualità, per puntare su quello di collettivo, conclude Mauro. Ci piacerebbe che fosse una realtà multiforme e aperta alla collaborazione di artisti sempre diversi che portano ogni volta stimoli e idee nuove». Il brano, mixato da Andrea Facheris, ha un testo denso, ricco di immagini e metafore, non parla mai direttamente di Covid, ma della volontà di rinascita e soprattutto della necessità di un cambiamento di prospettiva. L’idea di Enzo è stata quella di riscrivere con un linguaggio moderno i principi del giuramento di Ippocrate, che sta alla base della professione medica. Il video realizzato con le splendide illustrazioni di Giulia Cabrini rende il risultato finale ancora più emozionante.

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