«Qui gli alberi sono denti anneriti»
Un bergamasco racconta l’Amazzonia

Su «L’Eco di Bergamo» il fotoreportage di Lorenzo Zelaschi, bergamasco, dall’Amazzonia boliviana in cui racconta gli incendi che hanno devastato la regione.

«Mi trovo nella regione amazzonica della Bolivia del nord, più precisamente ho trascorso gli ultimi giorni nella città di Cobija e nelle zone di foresta attorno ed essa, dove sono state scattate le fotografie che accompagnano l’articolo. Inviato dal Centro missionario diocesano di Bergamo nella diocesi del vescovo bergamasco Eugenio Coter a documentare la sofferenza di questa terra». Inizia così il racconto del fotoreporter bergamasco Lorenzo Zelaschi (si può leggere il fotoreportage su «L’Eco» in edicola domenica 22 settembre).

L’area della foresta amazzonica, che coinvolge il Brasile ma anche i Paesi vicini come la Bolivia, è massacrata dagli incendi. In gran parte dolosi. Fuori controllo. Appiccati per fare spazio a campi coltivati per produzioni agricole industriali come la soia o per allevamenti intensivi di bestiame. Una catastrofe naturale che è accelerata quest’anno: secondo le rilevazioni dell’Istituto nazionale di ricerche spaziali che ha controllato la situazione dai satelliti, a maggio di quest’anno sarebbero stati disboscati 739 chilometri quadrati di foresta, il doppio rispetto ai due anni precedenti. Una cifra che a giugno è salita a 920 chilometri quadrati, a luglio 1.345 chilometri quadrati (per avere un’idea: sono spariti tre campi da calcio al minuto) e ad agosto 1.698. Un’area del 222% superiore alla deforestazione dello scorso anno.

«Pablo, un biologo che vive cinquecento chilometri più a sud, nella città di Riberalta - e con cui ho avuto l’opportunità di trascorrere una giornata, girovagando in motocicletta nelle aree di ex-foresta pluviale – racconta Lorenzo Zelaschi –, diventata ormai savana per via degli incendi, per documentarne la flora e la fauna - ha raccontato che ogni anno le correnti presenti sulla fascia equatoriale del globo traggono all’incirca ventisette milioni di tonnellate di sabbia - rosso fuoco - e polvere minerale dal deserto del Sahara, posandoli nell’area della foresta Amazzonica, arricchendo così di fosforo il suolo, e compensando le carenze dovute ad inondazioni e ruscellamento. Gli esiti più tristi del consumo di latte e carne si riscontrano in questa parte di Terzo Mondo: l’attività di deforestazione in atto per creare lo spazio adibito alle mandrie di bovini, il cui obiettivo è fornire proteine animali all’Occidente, ha trasformato in cenere e in pochi anni milioni di ettari di foresta pluviale; inoltre, la problematica degli incendi è resa ancor più grave dalla tipologia del terreno di origine sahariana di cui la regione amazzonica è costituita, in quanto, privando questa tipologia di suolo degli elementi nutritivi delle piante, la desertificazione è molto probabile, se non una certezza. Paradossalmente, questi territori non sono affatto adatti all’allevamento, dal momento che nell’ecosistema tropicale lo strato più vicino alla superficie del terreno contiene pochi elementi nutritivi, essendo molto fine e delicato».

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