Torna il Festival «Fare la pace»
Grandi autori in Piazza Vecchia

Dal 15 al 19 maggio approfondirà il tema «In nome del popolo sovrano. Inquietudini, sogni e realtà». E in chiusura il concerto silenzioso in Città Alta.

«Il pensiero che funziona è quello che lavora sulla distanza, approfondisce, ha bisogno di tempi lunghi. Ma la vita va veloce. I fatti incalzano». Ci sono momenti in cui si devono fondere pensiero e urgenza, affrontare le cose quando succedono: «Questa la filosofia del nostro festival, che tutti gli anni sceglie un tema non generico, ma di profonda attualità, più vicino alla cronaca che alla storia». Così anche si spiega, secondo don Giuliano Zanchi, presidente del comitato scientifico, il tema scelto per questa nuova edizione del festival «Fare la pace», promosso da Ufficio per la pastorale della Cultura della Diocesi e Fondazione Bernareggi: «In nome del popolo sovrano. Inquietudini, sogni e realtà» (15-19 maggio). «Offrire occasioni di pensiero necessario per non trasformare l’esperienza in inquietudine e scelte di pancia. Questo l’obiettivo del festival», afferma don Zanchi.

Il criterio della scelta dei relatori: «Persone al massimo della competenza rispetto al tema». Tra gli altri: Marc Lazar, storico e sociologo francese, autore, con Ilvo Diamanti, di «Popolocrazia» (Laterza, 2018); Jan Werner Mueller, docente di Teoria politica a Priceton; Miguel Benasayag, filosofo e psicoanalista argentino, oggi a Parigi, autore de «L’epoca delle passioni tristi» (2004), e più recentemente di «Oltre le passioni tristi» (Feltrinelli). «Figure di riferimento a livello internazionale», le definisce don Zanchi. «Nostro intento - aggiunge Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos Italia e membro comitato scientifico - è spostare l’attenzione sulle responsabilità individuali dei cittadini». Un tema un po’ «impopolare, in un periodo in cui si registra una radicalizzazione del clima, si diffonde una convinzione che contrappone le élites al popolo. Ove l’élite sarebbe responsabile di tutti i mali e le nefandezze che ci circondano, mentre del popolo, depositario di tutte le virtù, si ha un’immagine angelicata». Il fenomeno «non riguarda solo il rapporto popolo-classe dirigente, ma si manifesta anche a livello più orizzontale, nel quotidiano, riguardo al riconoscimento, per esempio, delle competenze altrui».

Sul tema delle competenze Pagnoncelli segnala invece l’incontro con «Irene Tinagli, autrice del recente “La grande ignoranza”: sul come sono cambiati, in questi anni, i nostri parlamentari, il grado di competenza di chi ci rappresenta». Poi, un teologo, Marco Cerruti, «che ha scritto un libro emblematico delle contraddizioni del cittadino: “Cambiare marcia. Per un’etica del traffico”. La strada, dove si è così autoindulgenti, dove le regole hanno un valore relativo, è ottima metafora delle contraddizioni del cittadino». Tra le responsabilità del quale «c‘è anche quella di informarsi. Si assiste al paradosso di un moltiplicarsi delle fonti informative ma di una caduta delle capacità di discernimento, di lettura di fenomeni complessi».

«Il festival - spiega don Fabrizio Rigamonti, direttore dell’Ufficio per la pastorale della cultura della Diocesi - intende offrire un contributo a quel lavoro che ognuno è chiamato a fare: formarsi un’opinione consapevole, essere portatore di un pensiero critico. Oggi, davanti a scenari di tanta complessità e difficile lettura, la tentazione è scoraggiarsi, abdicare da questo impegno. In questo festival l’esperienza ecclesiale ha trovato compagni di viaggio competenti e appassionati, per offrire qualche lume critico sulle questioni del presente». Oltre ai citati, la manifestazione porterà ospiti di rilievo come il filosofo spagnolo Daniel Innerarity, il giornalista francese esperto di geopolitica Bernard Guetta, lo scrittore e drammaturgo ungherese András Forgách, il sociologo ed economista Mauro Magatti, il costituzionalista Valerio Onida. Alla presentazione, ieri, sono intervenuti Casto Jannotta, presidente del festival; il vicesindaco Sergio Gandi; Luigi Trigona di Promoberg; Marco Giovannetti per il Conservatorio, Roberta Caldara, direttore operativo. Tutti gli eventi gratuiti previa iscrizione su www.bergamofestival.it.

Il Bergamo Festival «Fare la pace» significa anche musica, cinema, animazione culturale. Per il quinto anno consecutivo si rinnova «Pianocity for Peace»: una serie di «pianoforti per tutti», messi a disposizione di chi li voglia suonare, posti in luoghi di particolare visibilità, passaggio, valenza simbolica: il Sentierone, ma anche l’aeroporto di Orio o l’Ospedale Papa Giovanni XXIII. «Siamo molto soddisfatti del successo riscosso dall’iniziativa - continua Caldara -, il pubblico, in questi anni, ha dato vita a più di 200 concerti improvvisati in totale libertà». Nel 2019, ancora, «si rafforza e arricchisce la rete delle collaborazioni con importanti attori del territorio. Con Ivs, azienda leader nel campo della ristorazione automatica, “raddoppia”: il distributore di cultura, oltre che sul Sentierone, sarà a disposizione del pubblico e di quanti si troveranno a passare per Piazza Vecchia durante il weekend conclusivo di Bergamo Festival. Oltre ai testi editi dal Festival esso erogherà buste contenenti semi di nontiscordardime: un invito simbolico a diffondere i valori del Festival e a diventare coltivatori di pace e giustizia».

In collaborazione con Uniacque, «durante gli eventi verranno distribuite borracce personalizzate con messaggi legati al tema dell’acqua come bene comune e prezioso». Da ultimo, ma solo in ordine di tempo: per la serata conclusiva, il 9 maggio, dalle 20,45, in Piazza Vecchia, si terrà il Silent Wifi Concert: «Un concerto per pianoforte live, eseguito nel silenzio della notte, ascoltato dai partecipanti tramite cuffie wi-fi».

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