Alienation: a caccia
di extraterrestri

Dopo averci fatto divertire con titoli come Super Stardust, Dead Nation e Resogun, i ragazzi di Housemarque sono pronti a stupirci nuovamente con lo sparatutto Alienation.

Piattaforma: PlayStation 4 (solo su PlayStation Store)

Genere: Sparatutto (twin-stick shooter)

Sviluppatore: Housemarque

Produttore/Distributore: Sony Computer Entertainment

PEGI: 16

Grazie all’opera di sviluppatori indipendenti il genere degli shoot ’em up (sottogenere dello sparatutto che prevede l’eliminazione di immense masse di nemici, molto in voga negli anni ’90) ha vissuto una seconda giovinezza rispolverando i twin-stick shooter, variante con visuale dall’alto, e telecamera fissa, dove con l’analogico sinistro si controlla il personaggio e con quello destro si direziona lo sparo. Appartiene a questa categoria anche Alienation, ultima fatica per PS4 degli sviluppatori finlandesi di Housemarque, conosciuti ai più per gli ottimi Super Stardust, Dead Nation e Resogun.

Il titolo del gioco parla chiaro: in Alienation la minaccia è rappresentata dagli alieni. L’invasione non è però all’inizio, ma il mondo disegnato dai ragazzi di Housemarque è già quasi completamente sottomesso dalla feccia extraterrestre. Toccherà al giocatore, nei panni di un super soldato dell’UNX, ultima difesa militare terrestre, riportare la speranza mettendo i bastoni fra le ruote ai nemici venuti dallo spazio. Una trama debole e poco coinvolgente quella che fa da sfondo al nuovo titolo firmato Housemarque, utile unicamente a dare un senso alla carneficina di alieni più che ad offrire spunti narrativi degni di nota o personaggi indimenticabili. Ma non tutti i videogiochi sono nati per raccontare storie, ed Alienation dà il meglio di sé nell’azione nuda e cruda. Dimenticatevi dunque perché state sparando, sparate e basta.

Chi ha giocato a Dead Nation si troverà immediatamente a suo agio con Alienation: la formula di gioco basata sul twin-stick shooting è rimasta pressoché invariata e, anzi, sono state introdotte delle migliorie importanti. In primis gli sviluppatori hanno voluto strutturare maggiormente l’esperienza inserendo una componente RPG. Prima di scendere in campo, il giocatore può infatti scegliere il suo personaggio fra tre classi differenti: il tank, soldato dalla potenza di fuoco maggiore agli altri ma più lento, il biospecialista, in grado di curare i compagni o danneggiare i nemici con scie chimiche e, infine, il sabotatore, capace di teletrasportarsi, rendersi invisibile e chiamare cariche di artiglieria. Ogni personaggio offre abilità – passive e attive – diverse fra loro e che possono essere sbloccate, e successivamente potenziate, salendo di livello tramite i classici punti esperienza ottenuti in battaglia. Varietà e possibilità combinatorie non sono ovviamente paragonabili a quelle di altri action GDR isometrici (qualcuno ha detto Diablo? O Torchlight?), ma indubbiamente il gameplay ne trae giovamento, sia dal punto di vista della diversificazione delle schermaglie che – soprattutto quando si gioca in cooperativa online con altri tre compagni – nella componente strategica, seppur mascherata dall’elevata frenesia degli scontri. Peccato per la mancanza della co-op locale, che era invece presente in Dead Nation. Speriamo vivamente venga implementata in futuro.

La varietà di gioco non solo è garantita dalla presenza delle classi, ma anche da alcune situazioni di gioco collaterali. Oltre alla missione principale che getta su schermo centinaia di alieni infervorati, capita spesso di fare i conti con minacce extra, come ondate random di nemici che vanno alla carica in fila indiana, alieni giganteschi, o delle vere e proprie prove, ad esempio, l’eliminazione di 100 alieni entro un tempo limite. Alcuni di queste sfide si attivano automaticamente, altre, invece, richiedono l’intervento del giocatore. In Alienation non si ha attimo di respiro, si è costantemente minacciati da mostri che sbucano da ogni ogni angolo dello schermo, a tal punto che anche i pochi secondi necessari alla ricarica dell’arma potrebbero fare la differenza fra la vita e la morte. Per questo il frenetico combat system prevede l’alternanza fra le tre armi a disposizione (ne parliamo poco più avanti) e l’attacco ravvicinato, offrendo un’esperienza incalzante, densa, divertente e impegnativa, ma mai frustrante grazie ad un incedere talmente fluido e veloce da far dimenticare tutto il resto. Si potrà inoltre scegliere fra la modalità di gioco normale, in cui sono presenti dei checkpoint attivabili da cui si riparte una volta morti o sanguinaria, in cui una volta morti finisce la partita.

Un ruolo importante nell’economia di gioco è ricoperto dalle armi. Il giocatore dispone di un’arma primaria, una secondaria, una pesante e un equipaggiamento, ognuna delle quali può essere comune, speciale, rara o leggendaria, come la scuola degli action RPG insegna. Anche qui la quantità e la varietà di armi non può essere paragonata al Diablo di turno, ma ad aggiungere un po’ di pepe ci pensa un più che discreto sistema di upgrade legato a speciali globi o ai resti di altre armi (ottenibili smontando altre armi). Vista la scelta di introdurre l’inventario sarebbe stata più interessante un’impostazione maggiormente organica e complessa dello stesso, soprattutto per quanto riguarda gli equipaggiamenti, magari aggiungendo qualche altro elemento. Ma guardandoci indietro, verso Dead Nation, il passo compiuto dagli sviluppatori pare già decisamente molto ampio.

Pur trattandosi di un progetto indipendente e low budget (19.99 euro su PlayStation Store), Alienation ha un impatto estetico di primissimo piano, con ambientazioni dettagliate e ben diversificate. Si va dalla fredda e innevata Alaska al caldo e verdeggiante Brasile, passando per l’interno asettico delle navicelle aliene. Molto validi anche gli effetti particellari di fumo e fuoco che contribuiscono a rendere altamente spettacolari sparatorie ed esplosioni.

Chi si aspettava un Dead Nation con gli alieni al posto degli zombie rimarrà piacevolmente deluso: Alienation è infatti molto di più. L’ultima fatica di Housemarque parte certamente dalle ottime basi del gameplay twin-stick shooter, ma lo ha arricchito e strutturato inserendo una piccola – ma valida – componente RPG che comprende tre classi di personaggi con tanto di abilità e armi potenziabili. Purtroppo manca la cooperativa locale, che speriamo vivamente venga introdotta in futuro, e la narrativa è praticamente un accessorio.

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