Assassin’s Creed:
Russia, l’ultimo zar

Non sarà un videogioco perfetto, ma Assassin’s Creed Chronicles: Russia chiude più che degnamente il cerchio di questa trilogia rivelandosi il capitolo migliore.

Piattaforma: PC, PlayStation 4 e Xbox One
Genere: Action Platform
Sviluppatore: Climax Studios
Produttore/Distributore: Ubisoft
PEGI: 16

Dopo aver visitato la Cina durante la dinastia Ming ed esplorato l’India del XIX secolo, Assassin’s Creed Chronicles – trilogia spin-off del ben più noto Assassin’s Creed – ci porta in questo capitolo finale nella Russia del 1918, poco dopo la Rivoluzione d’ottobre che portò alla caduta dell’impero degli zar. Con il secondo capitolo, rilasciato a metà gennaio, gli sviluppatori avevano confezionato un prodotto più eterogeneo e ricco rispetto alla non entusiasmante prima uscita. Andiamo a scoprire se il terzo e ultimo episodio chiude al meglio il trittico action platform targato Ubisoft.

All’interno della cornice rivoluzionaria di Asssassin’s Creed Chronicles: Russia il giocatore veste i panni di Nikolai Orelov, maestro assassino attempato e stanco in procinto di abbandonare la confraternita e la Russia per emigrare con la famiglia negli Stati Uniti d’America. Prima di appendere la lama celata al chiodo, però, il buon Nikolai deve affrontare un’ultima delicata missione: infiltrarsi nell’edificio dove la famiglia degli zar è tenuta prigioniera dai Bolscevichi e trafugare una scatola mistica da tempo contesa fra Templari e Assassini. Nikolai arriverà troppo tardi per salvare l’intera famiglia dello zar, ma riuscirà a liberare la principessa Anastasia con cui instaurerà una sorta di rapporto padre-figlia. Il legame fra i due personaggi evolverà con il procedere dell’avventura. Seppur non vengano mai raggiunte vette intimistiche significative la narrativa di questo capitolo riesce perlomeno ad offrire un coinvolgimento superiore rispetto alle più superficiali trame dei due predecessori (soprattutto del capitolo India).

Proprio come China e India Assassin’s Creed Chronicles: Russia è un action platform che prende le dinamiche stealth della serie originale e le declina all’interno di scenari bidimensionali. Il giocatore, nei panni di Nikolai Orelov, è chiamato a superare livelli stracolmi di guardie nella maniera che più preferisce: aggirandole come un’ombra, eliminandole di soppiatto oppure uccidendole alla luce del sole. A seconda dello stile adottato, si accumulano punti che migliorano automaticamente le caratteristiche del protagonista, dalla barra della vita vita alla quantità di armi trasportate. Per come è strutturato il sistema di gioco è però agendo in maniera furtiva che si accumuleranno più punti e quindi si potrà potenziare in maniera completa l’alter ego.

Se nel secondo capitolo gli sviluppatori si erano concentrati sulla diversificazione del gameplay dando soprattutto una spinta alla componente platforming, in Russia il focus è sull’esperienza stealth. Questa è stata portata ad un nuovo livello, in primis tramite l’introduzione di alcuni elementi che richiedono al giocatore un comportamento squisitamente furtivo: son presenti delle mine che vanno superate rubando chiavi magnetiche alle guardie o camminando dietro di loro, oppure porte da aprire con codici che vanno sottratti alle sentinelle. In molti livelli, inoltre, tutto questo deve essere fatto senza allertare i nemici e quindi comportandosi in maniera totalmente, e obbligatoriamente, stealth. La claustrofobica struttura di alcuni ambienti chiusi e le routine comportamentali più varie e reattive delle guardie, inoltre, mettono spesso in seria difficoltà il giocatore, che è chiamato ad lunghe sedute di trial & error prima di capire come agire al meglio.

Oltre al fischio per distrarre i nemici, l’assassino ha a disposizione altri equipaggiamenti: il verricello per aprire porte e disattivare la corrente generando nuove zone d’ombra, le bombe fumogene ed un fucile. L’ambientazione moderna porta novità interessanti anche dal punto di vista degli scenari, come intere sezioni in treno (tra le più belle della serie Chronicles), la presenza di ascensori, telefoni o riflettori che delimitano lo spazio di fuga. Non manca ovviamente una buona dose di fasi platforming, anche se meno ispirata, dinamica e stimolante rispetto a quanto visto in India.

Anastasia non è solo una presenza scenica, ma è un vero e proprio personaggio giocabile. A differenza di Nikolai, però, nei panni della ragazzina si può contare esclusivamente sull’abilità Helix, una sorta di magia temporanea (presente anche nei due precedenti capitoli) che permette di diventare invisibili, eliminare nemici facendoli letteralmente scomparire o teletrasportarsi da un nascondiglio all’altro. Alcuni livelli vedono la collaborazione dei due personaggi, solitamente seguendo questa dinamica: Nikolai agisce da lontano con il fucile o si occupa del lavoro sporco mentre Anastasia libera la visuale all’assassino e si limita ad agire di soppiatto grazie alla skill Helix. La cooperazione non è ovviamente in tempo reale, ma il giocatore passerà da un personaggio all’altro. Una scelta non certamente rivoluzionaria, ma la presenza di due personaggi differenti aiuta a diversificare l’esperienza di gioco nonché a creare un legame solido fra narrativa e gameplay.

Dal punto di vista cromatico Assassin’s Creed Chronicles: Russia si discosta fortemente dai precedenti capitoli. Mentre India e China presentavano una palette di colori sgargiante, accesa e un design in stile fumetto o dipinto, Russia gioca molto sul bianco e nero e sui simboli della rivoluzione. Sicuramente la direzione artistica meno appariscente ed evocativa della serie, tuttavia valida e coerente al contesto sociopolitico rappresentato e alla durezza della nazione sovietica del XX secolo.

Non sarà un videogioco perfetto, ma Assassin’s Creed Chronicles: Russia chiude più che degnamente il cerchio di questa trilogia rivelandosi il capitolo migliore (anche se visivamente compie un passo indietro e sul fronte platforming il migliore è India). Partendo dai punti di forza dei due predecessori, Climax Studios e Ubisoft hanno cercato di portare a maturazione l’esperienza di gioco limando gli aspetti macroscopici meno convincenti, come la ripetitività e il basso livello di difficoltà. A ciò si aggiunge una narrativa ancora una volta poco esaltante, ma comunque la più valida dell’intera trilogia. Permane il problema di un’intelligenza artificiale che, seppur assecondata dalla struttura dei livelli, si rivela molto spesso troppo farraginosa.

Per chi ancora non avesse provato i primi due capitoli, ricordiamo che a soli 29,90 è possibile acquistare l’intera trilogia. Non un capolavoro, ma un action platform divertente e consigliato (soprattutto) agli amanti del brand che hanno voglia di vestire i panni dell’assassino sotto una luce completamente diversa.

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