Grim Fandango Remastered:
ecco... il ritorno di Manny

A quasi vent’anni dalla sua uscita, l’apprezzata avventura grafica Lucas Arts rivive in Hd, ma il restyling grafico è una mezza delusione.

Piattaforma: PlayStation 4, PlayStation Vita, PC, Mac e Linux
Genere: Avventura Grafica
Sviluppatore: Double Fine
Produttore/Distributore: Sony Computer Entertainment
PEGI: 12

Insieme alla saga Monkey Island, una delle avventura grafiche Lucas Arts più iconiche ed apprezzate degli anni ’90 è senza dubbio (il sottovalutato) Grim Fandango. Tim Schafer – proprio lo stesso che ne fu game designer sedici anni fa – ha curato una riedizione in HD insieme al suo team di sviluppo Double Fine (gli stessi di Psychonauts e Brütal Legend).

In Grim Fandango, il giocatore veste i panni di Manny Calavera, una sorta di mietitore di anime che assegna ai neo defunti dei pacchetti viaggio per l’aldilà, più o meno confortevoli in base a come l’anima si è comportata in vita. Manny lavora in una agenzia di viaggi un po’ strana, denominata Dipartimento della Morte, che si trova in una terra di mezzo, un limbo che nel gioco viene chiamato Terra dei Morti. È questo il luogo dove i trapassati devono sostare prima di recarsi alla tanto agognata meta finale. Prima o poi potrà andarsene anche lo stesso Manny, ma solo una volta che avrà venduto biglietti a sufficienza per redimere la propria anima. Purtroppo però negli ultimi mesi gli affari non vanno per niente bene, Manny fatica a vendere pacchetti, e la possibilità di andarsene si fa sempre meno concreta.

Narrativamente parlando, Grim Fandango è follia allo stato puro, si potrebbe definire un mix fra il Dia de los Muertos messicano e la mitologia azteca, con qualche spruzzata di Noir. È un tripudio di dialoghi sgangherati, a tratti geniali, ambientazioni surreali, personaggi grotteschi e umorismo nero spigoloso e puntale. Il mondo stesso in cui si muove Manny, la Terra dei Morti, è un simulacro di pseudo esistenza dove i personaggi – tutti scheletri dall’aspetto caricaturale – si muovono e si comportano come se fossero ancora vivi, pur non essendolo. Nella sua stranezza, Grim Fandango riesce a mettere a nudo gli aspetti più intimi e intrinsechi dell’umanità, declinati in una dimensione che, paradossalmente, di umano ha perso quasi tutto.

Per quanto riguarda il gameplay, Grim Fandango è un avventura grafica punta e clicca classica (ovvio, è stato sviluppato nel 1998), ma che ancora oggi, a sedici anni di distanza dalla sua uscita, è in grado di divertire e stupire grazie ad un level design ispirato ed enigmi (quasi) sempre logici e mai banali. In questa riedizione, si sarebbe però dovuto fare uno sforzo maggiore per rendere omaggio a questo capolavoro firmato LucasArts. Invece i ragazzi di Double Fine si sono limitati all’ordinaria amministrazione, migliorando risoluzione e modelli poligonali dei personaggi e poco altro. La differenza rispetto all’edizione originale si nota, ma rivedere i fondali di sedici anni fa (che purtroppo sono invecchiati malissimo) ancora uguali – dispiace dirlo – è un vero e proprio pugno in un occhio, e non tutti i videogiocatori più giovani sono disposti a chiudere un occhio.

Grim Fandango è un’avventura grafica stupefacente, capace di divertire ancora molto nonostante i quasi vent’anni di età. Consigliamo a chiunque non ci abbia giocato di approfittarne, senza alcuna riserva. Un’opera di tale bellezza avrebbe però meritato un restyling grafico superiore, capace di regalare ai fan di vecchia data un tuffo nel passato tecnicamente apprezzabile.

© RIPRODUZIONE RISERVATA