King’s Quest
Un nuovo inizio

«King’s Quest: A Knight to Remember» segue la falsariga della nuova generazione di avventure grafiche stile Telltale Games, proponendo puzzle non troppo complicati affiancati da un’esperienza narrativa di primissimo livello, atmosfere fiabesche coinvolgenti e dialoghi divertentissimi (a patto che si conosca bene la lingua inglese).

Piattaforma: PC (solo digitale)
Genere:
Avventura Grafica
Sviluppatore: The Odd Gentlemen
Produttore: Sierra
Distributore: Activision
PEGI: 12

A ben trentun anni dal suo esordio e diciotto dall’ultima apparizione, la serie di King’s Quest torna con un reboot, denominato semplicemente King’s Quest, sviluppato dal team indipendente The Odd Gentlemen e pubblicato da Sierra Entertainment. Per i videogiocatori più giovani che – per ovvie ragioni anagrafiche – non avessero mai sentito parlare di King’s Quest, ricordiamo che si tratta di una serie di avventure grafiche (otto capitoli totali) punta e clicca ideate dalla game designer Roberta Williams; uscita dalla “scene” nel 1998. Il gioco sarà rilasciato in cinque parti acquistabili singolarmente a 9.99 euro, oppure sarà possibile acquistare tutta la collezione a 39.99 euro. Andiamo ora ad analizzare il primo episodio, denominato «A Knight to Remember».

A dispetto della tradizione, King’s Quest: A Knight to Remember non è titolo punta e clicca old style, ma un’avventura grafica dalla struttura molto vicina a quella delle opere firmate Telltale. Una scelta inevitabile e che va incontro alla rivoluzione strutturale conosciuta dalle avventure grafiche in questi ultimi anni. L’esperienza di gioco ruota quindi attorno a semplici rompicapo, risolvibili con alcune scelte dialogiche o reperendo alcuni oggetti, il tutto intervallato da fasi più dinamiche o quick time event. Un’interfaccia grafica assolutamente minimal e intuitiva permette al giocatore di interagire tramite due tasti, uno per controllare il personaggio e un altro per gestire gli oggetti.

A fare da contraltare ad un gameplay frizzante e immediato, ma a tratti fin troppo semplicistico, è una formula narrativa interessante condita da un’atmosfera fiabesca ottimamente realizzata (a cui contribuisce in maniera importante la bella grafica cartoonesca in cel-shading), capace di miscelare situazioni da classici Disney all’ironia tipica delle avventura LucasArts. La narrazione – con la formula del flashback – è affidata ad un vecchio Re Graham (con la voce dell’ottimo Christopher Lloyd, niente di meno che il Doc di Ritorno al Futuro), il quale racconta alla giovane nipote Gwendoline le peripezie che lo hanno portato, in gioventù, a diventare Re del regno di Daventry.

Una sceneggiatura condita da simpatiche esagerazioni, tanti personaggi sopra le righe, grotteschi, caricaturale e ben caratterizzati (impreziositi da un doppiaggio eccellente), dialoghi originali, ricchi di citazioni e sempre capaci di strappare un sorriso. Purtroppo King’s Quest è disponibile solo in lingue inglese (sia doppiaggio che sottotitoli) quindi per poterne apprezzare al meglio la qualità narrativa del gioco sarà fondamentale conoscere bene l’idioma britannico.

Una particolarità di questo reboot è la presenza delle scelte morali: in alcune situazioni, infatti, il giocatore potrà compiere fino a tre scelte differenti, dettate da altrettanti sentimenti: compassione, coraggio e saggezza. Non solo momenti fugaci, ma intere sezioni rompicapo possono essere portate a termine seguendo vie differenti, andando ad incrementare la longevità dell’esperienza e rendendo King’s Quest un prodotto altamente rigiocabile. Purtroppo questi bivi non vengono presentati in maniera molto chiara, e sarà quindi nel giocatore cercare di riuscire a coglierli quando arriverà il momento. Ovviamente - a detta degli sviluppatori - queste scelte condizioneranno il proseguo dell’avventura.

Fortunatamente, questo reboot si è rivelato molto più di una semplice operazione nostalgia. Il primo capitolo, A Knight to Remember, segue la falsariga della nuova generazione di avventure grafiche in stile Telltale Games, proponendo puzzle non troppo complicati affiancati da una narrativa di primissimo livello, un’atmosfera fiabesca coinvolgente e dialoghi divertentissimi (a patto che si conosca bene la lingua inglese). Se queste sono le premesse, non resta che attendere con ansia i prossimi episodi.

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