Nostalgia Micro Machines,
Operazione non riuscita

Micro Machines World Series è bello, veloce e colorato, ma andando oltre l’iniziale effetto nostalgia si scopre la mancanza della “scintilla”, della indimenticabile freschezza del titolo originale uscito oltre 25 anni fa. Un titolo non solo poco appetibile per i più giovani, ma che non riesce a scaldare nemmeno il cuore dei fan di vecchia data.

Piattaforma: Xbox One, PlayStation 4 e PC

Genere: Action Racing Game

Sviluppatore/Produttore: Codemasters

Distributore: Koch Media

PEGI: 7

Durante la loro infanzia, tutti i videogiocatori nati negli anni ’80 avranno sicuramente avuto fra le mani le Micro Machines, microscopiche “macchinine” colorate che andavano tanto in voga a cavallo fra gli anni 80’ e 90’. Un successo planetario, a tal punto che, nel 1991, la società produttrice delle “Micros” concesse la licenza al noto team di sviluppo britannico Codemasters, specializzato in videogiochi di guida (Colin McRae Rally, TOCA, Dirt, Grid e tanti altri), per realizzarne un titolo ad hoc. Il risultato? Un prodotto che ancora oggi, dopo oltre 25 anni, moltissimi amanti del retrogaming ricordano con moltissimo entusiasmo e continuano a giocare. Successivamente Codemasters ha sviluppato altri titoli, ma di qualità altalenante.

A distanza di 11 anni dall’ultimo capitolo della serie (Micro Machines V4) Codemasters propone Micro Machines World Series annunciandolo come “uno spasso sia per i fan di lunga data che per i nuovi giocatori”, ma che in realtà sembra stato essere pensato esclusivamente per i videogiocatori che con le Micro Machines ci sono cresciuti. Una vera e propria operazione nostalgia. Spesso, però, il ritorno al passato può nascondere delle insidie. Andiamole a scoprire insieme.

Una volta avviato, Micro Machines World Series mette subito in mostra una grafica che sprizza anni 80’ da tutti i pori, cartoonesca, coloratissima, vibrante, accompagnata da temi musicali divertenti e che riportano alla mente il mondo arcade da sala giochi a cui Micro Machines è idealmente legato.

Il giocatore può partecipare a tre modalità di gioco. In primis le due classiche, che hanno fatto la fortuna di questa serie: “Eliminazione”, una gara a turni in cui i piloti che escono dall’inquadratura vengono eliminati, e vince chi riesce a stare davanti più volte e “Gara”, modalità più classica in cui vince semplicemente il primo che arriva, ma ovviamente giocano un ruolo fondamentale le tantissime armi che i piloti possono sfruttare per rallentare gli avversari. A questa coppia storica si aggiunge “Battaglia”, una vera e propria modalità arena in cui i giocatori si possono scontrare in duelli fino “all’ultima gomma”. Infine è stato introdotto il comparto multiplayer online, dove possono partecipare fino a 12 partecipanti, e confermato quello locale fino a quattro. Se giocato online la battaglia propone altre possibilità, come cattura la bandiera, territorio e team deathmatch 6 contro 6.

E i contenuti non si fermano qua: 15 mappe per 12 veicoli, tutti personalizzabili e diversificati sia per quanto riguarda le armi che il feeling di guida, con specifici pro e contro (c’è un potentissimo ma lento carro armato, velocissime spider, auto futuristiche, un motoscafo, l’ambulanza e tanti altri mezzi ancora). Inoltre vincendo le gare online i giocatori possono customizzare le Micro Machines con nuove verniciature, frasi e tanto altro. Non esiste un vero e proprio sviluppo dell’esperienza, e si tratta più che altro di orpelli estetici che possono però piacere ai fan più incalliti. Insomma, di carne al fuoco sembra essercene abbastanza. Ma allora quali sono le insidie di cui abbiamo accennato a inizio articolo? La nostalgia fine a se stessa. Se da un lato i contenuti non mancano (potevano comunque essere maggiori) a mancare è invece la “scintilla”, la ventata di aria fresca tanto decantata da Codemasters.

La superficie di Micro Machines World Series è bella e colorata ma, purtroppo, andando oltre l’iniziale effetto nostalgia, ci si accorgerà di quanto manchi la freschezza del titolo originario, le novità, i contenuti veramente originali, tutti aspetti fondamentali per un brand di 25 anni che vorrebbe rimettersi in gioco. Negli anni Novanta la serie Micro Machines si era ritagliata una sua fetta di utenza, un suo piccolo angolo di successo grazie alle sue “macchinine”, all’originalità degli scenari, alla varietà delle situazioni, alla frenesia delle gare e alla particolarità della modalità Eliminazione, ancora oggi la più divertente di tutte a distanza di più di 25 dalla sua ideazione. Il problema è che, proprio perché sono passati 25 anni, speravamo che Codemasters ci avrebbe regalato qualcosa di sorprendente, qualche “effetto wow” buttato qua e là. E invece no: Micro Machines World Series è la fiera dell’ordinario, un’operazione nostalgia nuda e cruda che non solo non può essere appetibile per i più giovani (che no hanno mai sentito parlare di Micro Machines, se non dai racconti dei padri), ma non riesce a scaldare nemmeno il cuore dei fan di vecchia data.

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