Rise of the Tomb Raider
La maturità di Lara Croft

Dopo il successo del reboot nel 2013, Crystal Dynamics e Square Enix portano sugli scaffali dei negozi un nuovo capitlo di Tomb Raider che porta a maturazione gli elementi vincenti del predecessore.

Piattaforma: Xbox One e Xbox 360

Genere: Action-Adventure

Sviluppatore: Crystal Dynamics

Produttore: Square Enix

Distributore: Microsoft

PEGI: 18

Lara Croft è senza ombra di dubbio l’icona femminile per antonomasia dell’universo videoludico, una sorta di Indiana Jones in rosa capace di far innamorare (chi più, chi meno) tutti gli appassionati. Dopo un periodo qualitativamente altalenante che ha provocato un’inflessione del suo appeal, grazie al reboot uscito nel 2013 - che presentava una nuova formula di gioco, più action . la bella archeologa ha conosciuto una seconda giovinezza, ed è riuscita a tornare nuovamente nel cuore dei videogiocatori ottenendo ottimi consensi da parte della critica specializzata.

A due anni e mezzo di distanza dal reboot, Crystal Dynamics e Square Enix portano sugli scaffali dei negozi il seguito Rise of the Tomb Raider che approfondisce gli aspetti meglio riusciti del suo predecessore.

Andiamolo a scoprire insieme. Mentre nel primo capitolo del reboot Lara si presentava come una ragazzina inesperta e poco più che adolescente - ben lontana dalla maliziosa ed esperta esploratrice vista nei vecchi capitoli del brand - in Rise of the Tomb Raider l’avvenente protagonista è più matura e scafata. Archiviati i miti del Giappone feudale, in questa nuova avventura Lara parte alla ricerca di una Sorgente Divina nascosta nelle viscere di un’antica città siberiana e che, secondo la leggenda, può donare la vita eterna.

Una ricerca che Lara deve compiere a tutti i costi non solo perché si tratterebbe di una scoperta importante per l’intera umanità, ma anche per onorare il padre che perse la vita proprio per studiare i misteri della fonte miracolosa. La bella archeologa non sarà ovviamente l’unica a bramare la Sorgente, ma anche una misteriosa setta di nome Trinità vuole metterci le mani per fini meno nobili di quelli della protagonista. Una lotta contro il tempo che scava nel passato di Lara, ripercorrendo idealmente la sua sofferta infanzia e il difficile rapporto con un padre affettuoso ma prosciugato dalla sua fissazione per la Sorgente Divina.

Considerato che nel precedente capitolo la narrativa era l’aspetto meno riuscito i ragazzi di Crystal Dynamics hanno cercato di dare maggior spessore alla sceneggiatura di Rise of the Tomb Raider, imbastendo una trama dalle tinte più epiche e costruendo intorno alla protagonista un contesto vibrante e dinamico, come una popolazione semi-primitiva che lotta per proteggere il manufatto dal mondo esterno. L’operazione è però riuscita solo a metà: nonostante un impianto scenico più corposo, infatti, sia Lara che gli altri personaggi risultano piatti e stereotipati se paragonati alla profondità caratteriale mostrata dagli interpreti della serie Uncharted. Mancano il pathos e l’atmosfera avventurosa che si respirano dal primo all’ultimo minuto nelle serie Naughty Dog.

Per dare nuova linfa alla serie, nel reboot di due anni fa Cyrstal Dynamic provò a rendere il gameplay maggiormente dinamico, lasciando un po’ da parte la componente puzzle (che è comunque presente, seppur in maniera minore e soprattutto nelle attività collaterali come le tombe). Gli sviluppatori hanno proseguito su questa strada anche in Rise of the Tomb Raider, andando ad approfondire la componente esplorativa e arricchendo le fasi shooting e stealth.

Per quanto concerne il free roaming, gli sviluppatori hanno aggiunto diverse nuove opzioni esplorative, ad esempio la possibilità di salire sugli alberi (in stile Assassin’s Creed). La mappa di gioco è ancora suddivisa in macro aree percorribili liberamente e che contengono tanti contenuti da scovare: tombe, grotte, documenti e reliquie. Altra novità, che strizza l’occhio ai giochi di ruolo ma implementata con un po’ troppa timidezza, sono una manciata di missioni secondarie affidate dai personaggi non giocanti e che permettono a Lara di ottenere oggetti e punti esperienza.

Un altro aspetto tipicamente gdr come il crafting è stato ulteriormente potenziato e permette di potenziare armi, realizzare munizioni e attrezzi tramite tutto ciò che offre il mondo di gioco, come rottami, pelli di animali cacciati, bacche, foglie e rami. L’attività collaterale più interessante di Rise of the Tomb Raider è offerta dalle tombe (tra l’altro tutte bellissime da vedere), le quali mettono il giocatore di fronte a enigmi ambientali non cervellotici ma comunque ben studiati e stimolanti, capaci di alternarsi ottimamente alla frenesia della campagna principale. Questi puzzle, se risolti, offrono al giocatore un tesoro che contiene abilità supplementari per Lara (come la possibilità di scoccare più frecce in serie). Confermato inoltre il sistema di crescita suddiviso in tre rami di abilità (con molte più skill rispetto al predecessore): caccia, sopravvivenza e combattimento.

Come da tradizione gli scontri possono essere approcciati in maniera furtiva o più aggressiva. Le sparatorie sono state arricchite dalla presenza di nuove possibilità belliche: molotov, bombe fumogene, granate da fabbricare sul posto, tante nuove bocche da fuoco e numerose frecce speciali per l’arco. Un’importante varietà offensiva che si riflette in scontro molto più eterogenei e spettacolari rispetto al passato. Per quanto riguarda lo stealth, anche qui gli sviluppatori hanno introdotto un paio di nuove dinamiche: il giocatore può infatti muoversi furtivamente sfruttando l’ambiente circostante come cespugli, scalare piante o lanciare bottiglie e altri piccoli oggetti per creare diversivi. Purtroppo l’IA nemica non è molto raffinata ed eliminare o aggirare le guardie si rivela fin troppo semplice e poco stimolante ai livelli di difficoltà più bassi.

Il comparto grafico è uno dei punti di forza di questo titolo, capace di portare su schermo scorci di imponenti e antiche rovine, bellissime tombe, e uno skyline montano di una fredda e inospitale Siberia davvero indimenticabile. Ottimi anche i modelli poligonali dei personaggi, anche se meno caratterizzati di quanto avrebbero meritato. Molto buono anche il doppiaggio in italiano e le musiche del compositore Bobby Tahouri, che nel curriculum vanta le colonne sonore de Il trono di Spade, Iron Man e Cattivissimo Me.

Squadra che vince non si cambia, si fa maturare. Sembra essere questa la filosofia dei ragazzi di Crystal Dynamics dietro lo sviluppo di Rise of the Tomb Raider. Tutti gli aspetti riusciti del predecessore sono stati infatti raffinati e portati ad un nuovo livello: dinamiche stealth più complesse, shooting arricchito da tante nuove armi e una componente esplorativa più profonda e, appunto, matura rispetto al reboot. Pur senza raggiungere la qualità narrativa della serie Uncharted, viaggiare in Siberia in compagnia della bellissima Lara sarà un viaggio assolutamente indimenticabile e consigliato a tutti.

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