Orio, il caso del siriano arrestato
Condannato per il passaporto falso

Alali Faowaz, trentenne siriano fermato all’aeroporto di Orio mentre tentava di imbarcarsi con un connazionale minorenne per Malta, è stato processato per direttissima e condannato a un anno e mezzo per la vicenda del passaporto falso. Intanto prosegue l’indagine della Dda per terrorismo: l’uomo è ancora in isolamento in carcere. Sul suo telefonino erano state trovate foto pro Isis.

Nella mattinata del 17 dicembre si è concluso il processo per direttissima per i due reati meno gravi contestati al siriano: il possesso e la ricettazione del documento falso che aveva usato per cercare di imbarcarsi in aeroporto.Il giudice lo ha condannato a un anno e 6 mesi di reclusione (il pm aveva chiesto 2 anni e 2 mesi) per il passaporto falso, mentre lo ha assolto per la ricettazione: il suo legale, l’avvocato Nicola Offredi Geddo, in aula ha infatti evidenziato che era stato lo stesso Faowaz a consegnare la sua foto tessera al falsificatore del documento, un cittadino somalo, e che dunque non poteva configurarsi il reato di ricettazione.

Prosegue, intanto, l’indagine per l’altro filone della vicenda: quello del terrorismo, su cui indaga la Direzione distrettuale antimafia di Brescia, che ha competenza anche sulla nostra provincia. Per questa accusa Alali Faowaz è tuttora in carcere, in totale isolamento. Nel suo cellulare erano state trovate foto che lo ritraevano con il kalashnikov o con i simboli dell’Isis, quelle dei suoi bambini piccoli con la bandana del Califfato sulla fronte (nel modo in cui alle nostre latitudini si farebbe con il cappellino della squadra del cuore), e l’immagine di un suo fratello miliziano dello Stato Islamico che stava per giustiziare (mediante sgozzamento) un presunto violentatore inginocchiato. Secondo il gip, sulla scorta di quanto emerso dalle indagini condotte dalla Dda di Brescia, quelle immagini nella memoria del cellulare avevano una possibile finalità. L’ipotesi è che Alali Faowaz, il trentenne siriano fermato all’aeroporto di Orio mentre tentava di imbarcarsi per Malta con documenti falsi, se le portasse appresso come si farebbe con un biglietto da visita. Erano un curriculum da presentare «come forma di accreditamento – scrive il giudice – presso altri soggetti che avrebbe raggiunto».

Il trentenne aveva negato di essere un terrorista: aveva raccontato di essere stato un vigile urbano a Raqqa e poi di essere finito nei guai perché «mi avevano accusato di aver preso soldi per chiudere un occhio di fronte ad alcune violazioni stradali». Aveva detto anche di essere stato punito con cento frustate (ma il medico legale del pm non ha riscontrato segni compatibili) e di essere fuggito passando il confine con la Turchia travestito da donna, per poi decidere di spostarsi a Malta. Quando è stato fermato a Orio con lui c’era un connazionale, 15enne, il cui fascicolo è passato al Tribunale dei Minori.

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