I quadri di Van Gogh
raccontati dall’artista

Da un’idea davvero semplice quanto efficace Piergiorgio Dragone costruisce e struttura con grande rigore storico e abilità narrativa il suo «Vincent Van Gogh – I miei quadri raccontati da me», al di là dei consueti cliché e aneddoti romanzati e sfatando fuorvianti leggende che hanno edificato sull’artista olandese un mito che, per certi aspetti, ha impedito una vera conoscenza della grandezza artistica della sua opera.

Ricostruisce così con accuratezza, avvalendosi degli scritti dell’artista stesso che gettano luce su alcuni dei suoi più significativi capolavori, il percorso storico-artistico, l’evoluzione poetica e la vicenda umana di uno dei giganti dell’arte moderna, nonché lo sviluppo della fortuna critica della sua pittura.

Van Gogh, nelle sue numerosissime lettere – in particolare a suo fratello Theo, affettuoso e incrollabile sostenitore della sua arte e premuroso e assiduo supporto alle sue esigenze quotidiane – parlò minuziosamente dei suoi dipinti spiegando come e perché li fece, descrivendone i colori e le emozioni che provava nel realizzarli. Scrisse anche cosa sperava e voleva che suggerissero in chi li guardava, a quali pittori del passato si ispirava e a quale nuova arte aspirava. Il libro presenta cronologicamente ventuno opere di Van Gogh, una per capitolo, con preziose e dettagliate schede storico-critiche dell’autore accompagnate dagli scritti dell’artista relativi ad ogni quadro.

Dragone ci fornisce una documentata e corretta interpretazione del «fenomeno» Van Gogh, della sua profonda consapevolezza e delle ragioni della sua arte, guidandoci dentro quadri ormai famosi e rivelandoci curiosità, segreti insospettati e vicissitudini conosciute da pochi specialisti. Ci rivela uno spaccato realistico e colorato dell’ambiente dove il pittore ha vissuto, con i suoi aspetti caratteriali, con le sue ribellioni alle convenzioni formali e alle ipocrisie del suo tempo, un’immersione nei sentimenti che hanno generato le sue opere, sentimenti che superano le circostanze dei luoghi e del tempo.

Ne esce un Vincent «vivo», che ci coinvolge con il suo vibrante sentire, espresso intensamente e lucidamente nelle lettere, facendo sì che lo avvertiamo come un amico che ci arricchisce con la sua autentica umanità e la sua sincera generosità. È il Vincent che scrive al fratello: «Non ci posso far niente se i miei quadri non si vendono. Verrà un giorno comunque nel quale la gente vedrà che valgono di più del costo dei colori e della mia sussistenza, a dire il vero assai magra, che in questi quadri metto».

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