Ian Mc Ewan racconta
dilemmi etici e matrimoniali

«Perlopiù la ricchezza falliva, come garanzia di consolidata felicità». Lo ha imparato dall’esperienza Fiona Maye, giudice dell’Alta corte britannica, Sezione Famiglia, protagonista dell’ultimo libro di Ian Mc Ewan «La ballata di Adam Henry».

Quotidianamente attuffata, Fiona, in un’umana monotonia di zuffe per l’affidamento dei figli, case pensioni, rendite, eredità. Battaglie feroci contro la persona cui si è giurato eterno amore, bambini sbattuti da una casa all’altra, usati come armi da tribunale.

Assuefatta a trattare conflitti coniugali a getto continuo, Fiona si trova improvvisamente immersa, lei stessa, in un conflitto coniugale. Si è appena sentita dire, a bruciapelo, dal marito Jack, 59 anni, che lui non può rinunciare a viversi un ultimo giro di giostra. «Prima di tirare le cuoia, ho bisogno di una bella storia passionale. È la mia ultima occasione. Sull’aldilà non ho ancora raccolto prove inconfutabili».

Una storia passionale per un’esperta di statistica di 28 anni: meno della metà dei suoi. Tipico impazzimento maschile in zona Cesarini, anche se a scoppio ritardato. Lui vorrebbe tenere tutto: storia dolce/affettuosa, ormai fratello-sorella, con la moglie e ubriacatura passionale.

Lei, giudice abituato a portare ragionevolezza dove gli altri portano rabbie e rancori, nonostante le angosce proprie deve restare concentrata su quelle altrui. Non solo super-divorzi da milioni di sterline ma controversie complicate da questioni etiche e religiose.

Nel dirimere tanto intricate matasse Fiona si è guadagnata fama di «divino distacco e diabolica perspicacia»: che vanno a farsi benedire, specie il primo, di fronte al caso di Adam Henry, diciassettenne testimone di Geova che vuole vivere (o, piuttosto, morire), in nome dei suoi principi religiosi. Che, a lui malato di leucemia, impediscono di sottoporsi alle necessarie trasfusioni di sangue.

In pieno terremoto matrimoniale, sta a lei decidere. Quanto è autonomo il ragazzo? Quanto è stato influenzato dai genitori? Quanto dall’educazione chiusa della sua congregazione, che non gli ha consentito di confrontarsi con altre religioni e teorie filosofiche?

© RIPRODUZIONE RISERVATA