La fiera delle futilità
Gnocchi fa sorridere

«C’è stato un momento preciso in cui ho pensato che sarei sparito al mondo, che avrei fatto di tutto per non esserci mai stato. Quel momento è stato quando ho visto su Rai1 che Giletti presentava un altro speciale su Padre Pio».

Iperboli, paradossi, accostamenti i più improbabili, in tipico stile Gene Gnocchi. Del comico emiliano uscirà, giovedì 10 settembre prossimo, un nuovo libro, «Cosa fare a Faenza quando sei morto» (Bompiani, AsSaggi, pagg. 176, euro 14), che sarà presentato al Festivaletteratura di Mantova il 12 settembre.

Un lunghissimo, surreale, «lunare», demenziale monologo di Schivazappa Piero, in arte Rudi Ortolani detto anche Rudi O’. Che muove da una sorta di bulimia verso notizie e informazioni, preda di una «buona» volontà di seguire tutto, approfondire tutto, nel caravanserraglio dell’offerta mediatica, di quello che «devi» sapere. Salvo poi scoprire che approfondire è sempre «passare a un’altra superficie», e per farlo «ci vuole più di una vita».

Il mondo, insomma, era «troppo pieno», troppo piena la testa di cose, che tutte dovevano starci a forza, gli scandali, ogni giorno uno, dimenticato il giorno dopo per un altro uguale, poi tutti i nuovi fenomeni del canto, del ballo, del ping pong… Nel gran mare degli «eventi», protagonisti, vip, gossip, tv, informazioni, Gnocchi frulla, centrifuga, reimpasta, assembla elementi i più lontani e disparati, crea, nel pesticciato pasticcio del sovramondo mediatico, pastiche dell’assurdo, accostamenti caotici, barocchi, surreali (ma non sempre spassosi).

Per esempio: l’ultimo, ma forse neanche penultimo o terzultimo, film di Woody Allen, «Jenny, Peter e Yorn», con Scarlett Johansson nella parte di Yorn, un fox terrier che Peter, interpretato da Alan Alda, incontra a un party a New York e porta in vacanza a Malaga, dove vengono incaricati da un benzinaio, interpretato da Javier Bardem, di ammazzargli la moglie perché vende la benzina a dieci centesimi in meno al litro.

La Johansson è una delle attrici dell’ultimo Woody Allen, Pete Yorn è un musicista con cui ha effettivamente lavorato, pubblicando alcuni album. L’insieme è, ovviamente, un elevamento all’assurdo. Similmente fantasmagorico il film di Sorrentino sul «Quinto Pooh». Travolto, Schivazappa approda a un «cupio dissolvi», una volontà di sparire dalla fiera delle futilità imprescindibili, dagli «eventi», dal non-mondo che si è steso, come infinite mani di pittura, sul mondo. Un saltino giù da una balaustra: «Oplà». 
Vincenzo Guercio

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