Emergenza mascherine, corsa contro il tempo
In campo anche le aziende tessili orobiche

Lo storico marchio sportivo Santini di Lallio è al lavoro con Tecnofilati.

È una corsa contro il tempo. Le mascherine sono introvabili, ma ce n’ è un bisogno disperato. Così il mondo tessile bergamasco si è rimboccato le maniche e diverse aziende si stanno attrezzando per riconvertire la produzione dall’ abbigliamento tecnico sportivo ai dispositivi di protezione individuale.

«Entro 48 ore avremo i risultati dei test effettuati dal Politecnico di Milano e le prime forniture potrebbero essere disponibili già lunedì - assicura Andrea Abati, fondatore di Tecnofilati di Medolago, che ieri ha lanciato la produzione dei primi diecimila pezzi -. Da 25 anni realizziamo tessuti a base di carbonio, rame, argento, bioceramica e grafene, ma fino a un mese fa non avrei mai pensato di passare dal cosmetotessile alle mascherine. Avevamo iniziato a produrle per uso interno, ma siamo subissati di richieste di altre aziende costrette a chiudere perché non hanno dispositivi di protezione».

Le mascherine di Tecnofilati saranno 100% made in Italy.

«Facciamo noi dal filato al prodotto finito», spiega Abati. Sono a doppio strato, uno esterno in Resistex Carbon, che ha proprietà batteriostatiche, uno interno in poliammide, entrambi trattati con un finissaggio idrorepellente. «Essendo in materiale tessile, queste mascherine sono lavabili, pensate per essere usate una decina di volte. La protezione offerta è di tipo Ffp1, quindi adatta all’ uso nelle aziende. In questo modo speriamo di dare un contributo per evitare che spariscano i dispositivi destinati agli ospedali».

I prototipi di Santini & Sitip È alla fase prototipale, ma potrebbe avviare a giorni la produzione di mascherine anche Santini Cycling Wear, specializzata in abbigliamento tecnico per ciclismo e triathlon.

«Siamo sotto pressione, ci sono aziende che ci chiamano costantemente - dice l’ amministratore delegato Monica Santini -. Stiamo aspettando il risultato dei test del Politecnico di Milano, ma secondo analisi interne le nostre mascherine potrebbero essere assimilabili alle Ffp2». Il prototipo è realizzato in un tessuto di poliestere e lycra da 220 grammi utilizzato a doppio strato, sottoposto a trattamento idrorepellente e perfettamente aderente al viso. Nella fase iniziale l’ azienda di Lallio potrebbe produrre diecimila mascherine al giorno, «ma potremmo fare di più una volta a regime», dice l’ a.d.

Il progetto di Santini è nato in collaborazione con Sitip di Cene, che fornisce i tessuti con cui l’ azienda di Lallio realizza le sue linee di abbigliamento sportivo. «Abbiamo iniziato a ragionare sulla produzione delle mascherine alla fine della scorsa settimana - racconta Silvana Pezzoli, vicepresidente di Sitip -. Non c’ è tempo per produrre un tessuto nuovo, anche perché in questo momento abbiamo tanti lavoratori a casa, perciò ho chiesto ai nostri tecnici se avevamo un tessuto già pronto adatto allo scopo. Poi ho chiamato Monica Santini, con la quale siamo amiche da una vita: io ci metto il tessuto, le ho detto, tu faresti le mascherine con le tue taglia e cuci?». Anche il prodotto realizzato da Santini con i tessuti Sitip sarebbe lavabile ad alte temperature e quindi riutilizzabile. «La nostra azienda ha già diverse certificazioni Iso e il tessuto che abbiamo individuato è Blusign Approved, quindi si può usare a contatto con la pelle, ed è trattato con finissaggio Acquazero, che è idrorepellente - aggiunge Silvana Pezzoli - perciò speriamo di poter avere presto l’ autorizzazione a passare dal prototipo alla produzione, ma vogliamo fare le cose per bene».

Fra le aziende bergamasche pronte a scendere in campo c’ è anche Carvico Spa.

Per l’ azienda guidata da Laura Colnaghi lo scoglio sono le autorizzazioni: «In questo momento siamo chiusi per recupero ore, ma quando Confindustria ci ha chiesto se avevamo tessuti adatti alla produzione di mascherine ci siamo resi disponibili - racconta Colnaghi -. Abbiamo tessuti sintetici a maglia stretta, idrorepellenti, ma vanno testati perché bisogna avere la certezza che possano essere davvero protettivi. È una responsabilità enorme che non va presa alla leggera».

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