«A chi non rispetta le norme chiedo:
ma come fate a non sentirvi in colpa»

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Una nostra lettrice invita tutti a riflettere sulle conseguenze di quello che stiamo facendo.

Se mi avessero detto che il 22 febbraio sarebbe stato l’ultimo giorno di normalità gli avrei riso in faccia, perché dopotutto la normalità non è nemmeno il mio forte…

Questo virus ci sta insegnando una grande lezione: di punto in bianco la nostra giornata è cambiata, senza che noi potessimo fare nulla per impedirlo, e probabilmente questa situazione si protrarrà per molto a causa della rapida diffusione del virus e delle persone che non rispettano le norme.

Ora mi chiedo: come fate a non pensare a quei poveri disgraziati in quarantena all’ospedale, chiusi in una stanza isolata senza contatto umano se non per ritirare pranzo e cena? Come fate a non provare rimorso immaginando come si possano sentire quelle persone intubate che Dio solo sa se potranno tornare a respirare sulla terra o in cielo? Come fate a non sentirvi in colpa per essere la causa del contagio?

Perché si, anche noi italiani siamo stati la causa della rapida espansione de virus. Noi che siamo usciti di casa sottovalutando la questione… La maggior parte delle persone è asintomatica, il che significa che, caro mio, pure tu che hai leggeri sintomi sei infetto, ma per grazia divina il tuo sistema immunitario riesce a contrastare la minaccia senza che il tuo corpo ne risenta molto.

Sai quale è la condanna degli asintomatici? Il fatto che, semplicemente parlando con una persona o avendo dei contatti ravvicinati, la si può infettare anche senza volerlo. Tu non puoi sapere come reagirà il corpo di quella persona al virus.

Con un solo contatto potresti aver spezzato le loro vite. Ricordalo la prossima volta che esci di casa. Ricordatelo perché quello che potresti incontrare potrebbe essere un tuo parente, il tuo migliore amico o semplicemente uno sconosciuto di cui non te ne importa nulla, ma avrà anche lui qualcuno che tiene a lui e che ne rimarrà molto ferito. Ricordatelo, perché se succede qualcosa a loro sarà anche colpa tua.

Ogni mattina dal 22 febbraio ho spento la sveglia del mio cellulare perché ormai non mi serve più, ho riposto le mie scarpe nella scarpiera e ho posato a terra la mia sacca della palestra. Dal 22 febbraio non esco di casa e non vado a trovare i miei nonni, nonostante abitino a pochi minuti da casa mia. Ho una paura folle che su una di quelle ambulanze che sento possa esserci un mio parente. Non me lo perdonerei mai.

La gente dovrebbe smettere di sottovalutare qualsiasi cosa solo perché non è faccia a faccia col problema, ma soprattutto dovrebbe rendersi conto che la vita è veramente solo e solamente una, e molte persone stanno perdendo la loro.
Marta

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