«Ho paura della noncuranza di molti»

Questo spazio è dedicato ai lettori che ci hanno scritto per condividere i loro sentimenti, i progetti nei momenti di isolamento forzato per combattere il coronavirus.

Questo spazio è dedicato ai lettori che ci hanno scritto per condividere i loro sentimenti, i progetti nei momenti di isolamento forzato per combattere il coronavirus.

Sono diversi i contributi dei lettori che aprono una finestra sul mondo della fragilità, condividendo con noi le preoccupazioni presenti nel loro cuore.

Io ammalata di Les

Sto leggendo molti commenti riguardo il nuovo decreto e questa tanto attesa “fase 2”. Ecco le mie riflessioni:

Ognuno si sente parte di quella minoranza che non è stata presa in considerazione, e si lamenta sui social, come se svuotando quel peso fatto di pensieri, dubbi, domande e insicurezze, la vita potesse migliorare. Bene, dunque lo farò anche io, vediamo se riuscirò a sentirmi meglio...

Io ho paura.

Non so cosa succederà, in genere non sono pessimista. Eppure ho una paura fottuta. Temo che dal momento che si possa uscire, la gente si faccia prendere dal “potere” con superficialità e noncuranza... e si faccia un passo indietro.

Già mi immagino scene di gente che passeggia per strada ridendo amichevolmente «perché tanto siamo all’aria aperta e abbiamo la mascherina».

Ho i brividi, davvero.

Ricordo che è ragionevole pensare ci si immunizzi dal virus dopo averlo preso, ma questo non è ancora una certezza. E sapete dove si scoprirà questa cosa? Guarda caso proprio in questa tanto attesa (non da me) fase 2.

Tutti si lamentano..., ma se penso ai pazienti immunodepressi, o anche anziani, che sono chiusi in casa dal 22 febbraio... e che magari si sono comunque trovati faccia a faccia con questo Covid 19..., ecco di cosa mi lamento io: se dovremo starci altri due mesi perché quelli sani non sanno rispettare le regole ma soprattutto non le capiscono, o peggio, le usano con superficialità... mi sale tanta tantissima rabbia.

Conclusione: non fatemi forza o coraggio, fatemi vedere che siamo intelligenti e con un buon senso civico, etico, umano, logico e di ogni genere, ben sviluppato.

Lascio una bellissima vignetta presa dal webinar dell’Iss - Istituto Superiore di Sanità e Uniamo Federazione Italiana Malattie Rare onlus. Spero che faccia riflettere.
B.F.

Io con un figlio disabile

Domenica ho saputo che il centro diurno disabili dove va nostra figlia non avrebbe riaperto lunedì 4 maggio. E che nessun servizio alternativo era pronto.

E nessuno urla. Sembra che sia tutto normale così. Mi si dice che si aspettano le linee guida dell’Ats e della Regione.

Eppure il virus ci ha ricordato che i fatti precedono le regole.

Eppure il virus ci ha ricordato che i problemi vanno affrontati e risolti anche se manca la circolare.

Eppure il virus ci ha ricordato che a nulla vale dire che «la colpa non è nostra, ma di Ats / Comune / Regione / Governo / Cooperativa / etc... ».

Quando arrivavano decine di ambulanze al giorno in ospedale i medici non hanno atteso le circolari dell’amministrazione pubblica di turno: hanno affrontato i problemi.

Facciamo tesoro di questo.

Io vi chiedo di immedesimarvi con chi da quasi 2 mesi, nella situazione di paura per la malattia, di confinamento, di preoccupazione economica (per il con noi, prima ancora che per il dopo di noi) si è fatto carico senza tregua di situazioni che sono fisicamente complicate (in quanti casi i ragazzi sono più forti dei loro genitori) e a tratti psicologicamente pesantissime.

Rendersene conto significa provvedere con una soluzione pronta al momento del riapertura. O sbaglio?

Si tratta di rimboccarsi le maniche e intervenire.

Tanti fra noi dovranno affrontare un prossimo futuro molto complicato data la situazione economica; se lo affronteremo con il passo della burocrazia il destino è triste e segnato; se lo affronteremo facendoci carico delle responsabilità e risolvendo velocemente le questioni sarà difficile, ma fruttuoso.

Questo significherà prendere dei rischi.

Qualcuno vuole prendersi dei rischi?
Lorenzo Greselin

La fotografia

Foto scattata da Paola Bianchi Bazzi, studentessa del quinto anno (indirizzo fotografico) della Scuola d’Arte Applicata Andrea Fantoni di Bergamo (inviata dal prof. Mirko Rossi docente discipline grafiche)

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