Il fascino straordinario della libertà

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Liberati o liberi? I parallelismi tra periodi storici sono sempre pericolosi, soprattutto se riguardano momenti laceranti e vivi nella mente e nel cuore delle persone. Corro il rischio e condivido un pensiero frutto di una riflessione sulla «Festa della Liberazione» che potrebbe aiutare a comprendere il senso dei giorni che ci attendono. Giorni di libertà, così almeno li immaginiamo tutti.

Gennaio e febbraio, il periodo in cui un’ombra si è calata su di noi in modo subdolo e strisciante, paiono un sunto degli anni tra le due guerre del Novecento, quando il virus, ideale e morale, del totalitarismo si è diffuso nel nostro Continente: qualcuno anche allora invitava a non fidarsi, ma alla fine fu, tutto considerato, poco più che un’influenza della democrazia facilmente contenibile…

Quell’ombra poi divenne terrore e morte, e se dovessi descriverne lo spirito ai nostri ragazzi richiamerei gli ultimi mesi di marzo e aprile. A Bergamo donne e uomini sono caduti come americani a Dunkerque, e la primavera è diventata autunno dell’anima.

Dopo 5 anni di conflitto terribile l’Italia si liberò da un giogo soffocante, ma sappiamo quanto sangue costò, prima e anche dopo. Alcune cicatrici sono ancora visibili, dopo 75 anni, perché… perché «la libertà non è il volo di un moscone» (cit. G.Gaber).

La libertà bisogna saperla vivere, può far rinascere in meglio ma anche in peggio. Non è una conquista statica, definitiva, scontata. I propositi, le aspettative, i sogni di quel 25 aprile sono stati tutti realizzati? Chi lo afferma mente, a se stesso ed alla storia. È bastato poco che la dolce vita, gli anni del boom economico, diventassero di piombo, o i rampanti anni Ottanta scivolassero nella corruzione e nello stragismo di mafia.

E dopo la gioia della caduta del muro di Berlino, ecco lo choc delle Torri Gemelle, ed oggi siamo tutti foglie al vento di terrorismi e pandemie.

Nulla è casuale o avviene da sè, ed in questo sta il fascino straordinario della libertà: un eterno inseguimento fatto di privazione e attesa, lotta e riconquista. La desideriamo, combattiamo per lei, ma quando l’abbiamo la calpestiamo e la gettiamo nel fango. E allora mi chiedo: ma ciò che rincorriamo è solo la possibilità di tornare agli affari nostri? Perché allora non è libertà, perché la libertà non è il volo di un moscone.

Ci attendono mesi, se non anni, di ricostruzione, e non sarà facile. Per nulla. Ma siamo italiani, abbiamo coraggio e creatività come nessuno nel mondo. Il nostro oro nero sono fantasia e intuizione, e per trovarle dobbiamo solo scavare in noi stessi. Certo, non sfruttiamole per gabbare il prossimo, perché anche in questo sappiamo distinguerci nel mondo…

Insomma, guardiamo avanti con slancio, ma evitiamo salti nel vuoto o fughe in avanti, e a chi ci guida chiediamo unione e responsabilità. Vogliamo tornare alla vita, ma riempiamola di senso. Perché è in quel senso che possiamo rendere onore a chi ci è scivolato via senza una carezza o un abbraccio.

Pretendiamolo, esigiamolo, cerchiamolo quel senso. O sarà solo l’ennesimo 25 aprile.
Damiano Amaglio

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