Parla un medico di famiglia
«Mai come ora amo il mio lavoro»

Questo spazio è dedicato ai lettori che ci scrivono per condividere i loro sentimenti, i progetti in questo momento di isolamento forzato per combattere il coronavirus. Scrivete al nostro indirizzo email: [email protected] oppure attraverso la pagina Facebook de L’Eco di Bergamo.

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Ci scrive Margherita, e ci racconta la sua esperienza «come medico di famiglia, in questo tempo di pandemia. Mai come ora ho tanto amato il mio lavoro».

Sono le ore 5 del mattino e, come al solito, da qualche tempo mi sveglio presto. Sono contenta, poiché in questo modo, mi rimangono due ore per scrivere, leggere, studiare, pregare, prima di iniziare il lavoro alle 7 con i pazienti.

Ho deciso di scrivere qualche mia impressione durante questi giorni di pandemia, a proposito di comportamenti, abitudini e caratteri dei miei compaesani. La situazione è sotto controllo, grazie alla grande partecipazione dei volontari, specie del gruppo della Protezione Civile, che si prodigano nel soddisfare i bisogni dei pazienti-utenti. Se venisse a mancare questo prezioso contributo, ci sarebbero seri problemi.

Purtroppo non ci pervengono in quantità sufficienti vari presidi sanitari, dalle mascherine ai tamponi, ecc..., necessari specialmente alle persone più deboli e più a rischio di ammalarsi. Ogni nostra richiesta assume il tono della supplica ed ogni nostra necessità soddisfatta riceve il sarcasmo del dono concesso dall’alto da parte delle istituzioni. Ci si trova, come ieri, a rispondere a 87 chiamate, 65 messaggi Whatsapp, 42 messaggi Sms. Non sempre riusciamo a contattare tutte le persone, almeno per rassicurarle.

Ci pervengono, in continuazione, circolari della Regione, che neppure abbiamo il tempo di leggere. Che bello sarebbe poter parlare qualche minuto con i pazienti, a seguito delle loro richieste e dei loro dubbi, anziché essere costretti, come ora, a « liquidarli» in pochi secondi! Che lusso sarebbe poter espletare una visita in ambulatorio per qualche decina di minuti, anziché doverla risolvere in fretta e furia, come accade ora!

Ieri ho richiesto un consiglio a un cardiologo in ospedale, per un paziente cardiopatico scompensato. L’infermiera mi ha risposto che tutti i medici e gli operatori erano occupati…, sto ancora aspettando la risposta!

Ho chiamato anche per il controllo di un paziente diabetico, scompensato, con una estesa e fastidiosa psoriasi. Mi è stato bruscamente risposto che tutte le attività specialistiche ambulatoriali sono sospese, fino a data da destinarsi. Le richieste di visita a domicilio si moltiplicano, per cui l’assistenza programmata, ai pazienti allettati, come pure le visite quotidiane ai pazienti più gravi, si è spesso ridotti ad effettuarle anche nei giorni festivi e prefestivi.

Riferire telefonicamente il numero di ricetta elettronica (Nre), per esempio, a un paziente cardiopatico, che prende 20 tipi di farmaci e magari è un anziano ipoacusico, con il telefono disturbato, diventa un’impresa più difficile, che non mandare un volontario della Protezione Civile, che farà recapitare le ricette al farmacista.

La raccomandazione è di «restare tutti a casa», per non contaminare chi si incontra, ma se lo attuassero anche i sani, che sono tenuti a lavorare, avverrebbe il caos. L’isolamento va inteso con razionalità e onestà. I «furbastri», per non usare altri termini, non si recano al lavoro, anche dove c’è una necessità della comunità.

(...) Probabilmente, in un lasso di tempo più lungo, gran parte di noi diverrà positiva al coronavirus, come accade in ogni periodo influenzale, tuttavia non dobbiamo nasconderci dietro lo spettro della paura di un possibile fatale contagio, quando la nostra opera è utile, se non addirittura fondamentale, nel concorrere a confortare i nostri simili, o a salvare loro la vita.

Poter sorridere, rivolgere una parola di sostegno a un terrorizzato, combattere in prima linea, per il beneficio di tutti, rappresenta il «vivere con gioia l’annuncio pasquale». Il cristiano proclama che: «Cristo è risorto, la morte è stata sconfitta dalla vittoria». Buona Pasqua ed auguri a tutti.
Margherita Marinoni - Rovetta

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