Proposta di un guarito
«Chiamiamola Atalanta molamia»

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IL VIDEO: La Bergamo che non avete mai visto: una città che lotta in silenzio
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Una proposta all’Atalanta

«Sono stato ricoverato - ci scrive Paolo - per il covid 19 all’ospedale di Seriate per 3 settimane e adesso sono in riabilitazione in quello di Trescore. Come me mia mamma all’ospedale di Esine. A noi è andata bene.

Sto cercando di contattare l’Atalanta ma non riesco. Volevo chiedergli una cortesia: se è possibile cambiare il nome da “Atalanta Bergamasca Calcio” in “Atalanta molamia - Bergamasca Calcio”.

Oppure mettere sulla maglia il profilo di città alta con la scritta “Molamia 2020”. Questo a perenne ricordo della tragedia che ci sta colpendo. Anche se non sarà possibile farlo subito, solo l’annuncio che verrà fatto dalla prossima stagione farà sentire meglio tanti tifosi e bergamaschi che sentiranno la squadra del cuore vicina al loro dolore.

So che ci sono cose più importanti ma sarebbe comunque un bel gesto molto apprezzato». 
Paolo Gualdi

Viviamo il presente

«Carpe diem, quam minimum credula postero - ci scrive Angelo -. Il presente è sotto gli occhi di tutti, di come Bergamo e provincia ha sì fatto errori, ma soprattutto come ha reagito!

Tutti stanno pensando alla ripresa (gli stessi esperti però non sanno quando sarà, il tutto in attesa della scienza).

Io sto lavorando, in una società di servizi anche in Val Seriana. Nel pochissimo tempo libero, adesso, disegno, yoga, meditazione..., con la mente vuota mi aspetto che l’Italia reagisca così: gli artigiani che non possano proseguire formino associazioni, magari con giovani a fianco e si riprenda in ogni campo un’idea “rinascimentale”.

Rispetto e conoscenza della natura, il nostro territorio (mare, laghi, fiumi, montagne, pianure...) deve essere ribaltato e trasformato: c’è lavoro per milioni di persone. Meno industrie, meno macchine, meno elettronica, meno futuro; un’altra rivoluzione all’opposto di questa nostra esistenza e della quale si può trovare lo spessore. Io seguo e continuo questa mia strada...».
Angelo Comotti

La fotografia

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