«Quell’infame ti colpisce alle spalle
Così mia mamma ha sconfitto il Covid»

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È una delle tante storie finite bene. Ma che Silvia ci scrive per raccomandare a tutti di essere prudenti nella nostra vita quotidiana

Buongiorno amici e anche nemici. Sì perchè questa storia potrebbe servire a tutti. C’era una volta quel 18 marzo 2020. Ebbene sì, c’era una volta perché a me sembra quasi un anno fa..., invece no, son passati solo 15 giorni, sì, 15 giorni di paura!

La storia della mia mamma

È domenica, tutto tranquillo, ci svegliamo, io, mamma, papà e Roberta mia sorella. Colazione, news sul Covid-19 e si decide cosa preparare per pranzo. Mamma non ha molta fame... Premetto che non sta mai ferma un attimo, e mi sembrava strano che alle 10 del mattino si stesse già riaddormentando. Ok mamma, sembrava tutto ok... Ma la sera, la sera scoppia quell’infame. Sì, quell’infame perché ti colpisce alle spalle e tu non lo puoi prevenire! La sera ha la febbre, 38.5, si sdraia sul divano, si sente la febbre, ma non la solita, una febbre diversa, strana..., le consiglio di andare a letto, e ci va.

Da quel momento il panico... Iniziano i turni, io e mia sorella ci svegliamo ogni ora. Al mattino chiamiamo la nostra dottoressa e le raccontiamo tutto. Signora ha la febbre? Sì. Signora ha la tosse? No. Ok, allora giù di Augmentin e Zitromax... Si comincia la cura antibiotica, ma mamma non migliora, anzi, arriva a sera e c’è ancora febbre alta. Chiamo la dottoressa, e lei mi dice che mamma purtroppo non ha l’influenza, ma ha contratto il Covid-19. Non c’era bisogno di un tampone ormai, era sicuro! quello era da far prima dell’antibiotico se solo avesse potuto!

Ora fatica anche a respirare, si sente l’affanno. La teniamo monitorata con il saturimetro ogni ora. Chiamiamo il 112 e poi il 118 e spieghiamo la situazione. Mille le domande a noi, ancora più quelle alla mamma… Ci consigliano di stare a vedere la situazione da casa sotto supervisione telefonica della dottoressa. La chiamiamo, e lei le prescrive l’ossigeno, il farmacista mi dice che ci sarebbero volute 24h per riceverlo a casa (sottolineandomi con il cuore stretto che se l’avessi fatta portare via, avrebbe potuto aspettare anche 72h sdraiata su una barella, sola, in sala d’attesa, per l’urgenza e la mancanza di posti letto).

Curata a casa

Così mi tranquillizza, l’ossigeno arriva, dopo 36h. Arriva quest’uomo, proprio come dicono negli ospedali... sembrava un marziano. Giovane, indossava tuta protettiva bianca, cuffia e occhiali, doppio paio di guanti e mascherina. Era proprio triste quel momento. Bene l’ossigeno c’è, ora manca questo farmaco dal nome strano ma “miracoloso”, almeno per mamma, che deve assumere per sei giorni due pastiglie di Plaquenil al giorno. Volo in farmacia, ma il farmacista mi dice che tre mesi fa questo farmaco lo assumeva una persona ogni centomila, ora quasi una persona su cento. Quindi? Quindi è finito e arriva forse nel pomeriggio. Non possiamo aspettare, così chiamo mia zia, lo trova a Tagliuno. Perfetto, ora si comincia davvero, e mamma prende la prima pastiglia. È ancora provata e ha un po’ di affanno. Ma già alla sera ha un po’ fame, provo la febbre, 37.5. Era una settimana che non era mai scesa sotto i 38. Magari è miracoloso davvero, pensai. E così si continua la cura per sei giorni. Migliora di giorno in giorno, l’affanno le passa. Il 30 marzo l’ultima pastiglia, febbre sparita e saturazione a 93. Continua il suo isolamento ancora per una settimana. Inizia ad alzarsi e gironzolare per la camera, io la sbirciavo...

Mamma chiama la dottoressa, vuole chiamarla lei. La dottoressa le dice che è in via di guarigione. Un respiro di sollievo per lei e per noi. Che fortuna, sei stata fortissima mamma. Non può ancora uscire di casa, ha perso 9 kg, ma sta guarendo.

Non smettete di sperare

Volevo raccontarvi la sua storia sperando di essere di aiuto per qualcuno ma anche per trasmettere un poco di tranquillità a chi ha un familiare, amico o conoscente nella stessa situazione. E per dare forza e crederci sempre fino alla fine, non smettete mai neanche un istante di sperare e di pregare...

Mia mamma lo so, è stata fortunata. Vorrei ringraziare la mia dottoressa Loredana, che è stata come sempre pronta e preparata, i farmacisti e tutti gli operatori sanitari. Purtroppo tanti nonni, madri, padri e figli ci stanno abbandonando e bisogna essere sempre più prudenti di prima nel rispettare le regole. Ne va della nostra vita e quella dei nostri cari. E ascoltate una rompiscatole come mia mamma, che non aveva febbre dal 2010; e come lei, non dimenticherò mai quella mattina in cui ci ha detto di pregare, perchè aveva paura che avremmo dovuto salutarla per l’ultima volta da un momento all’altro se quell’infame si fosse insidiato più a fondo dentro di lei. Restate a casa. E quando dovete uscire, usate le precauzioni, se no evitate. Vi prego. Andrà tutto bene. 
Silvia Paris

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