«Ritornare da un vecchio amico
così sarà il rientrare in classe»

Questo spazio è dedicato ai lettori che ci hanno scritto per condividere i loro sentimenti, i progetti nei momenti di isolamento forzato per combattere il coronavirus.

Questo spazio è dedicato ai lettori che ci hanno scritto per condividere i loro sentimenti, i progetti nei momenti di isolamento forzato per combattere il coronavirus.

Michela ha 15 anni e frequenta la seconda superiore all’Istituto Bortolo Belotti di Bergamo, indirizzo scienze umane.La ringraziamo per averci inviato le sue riflessioni su come sta vivendo l’esperienza scolastica in queste settimane particolari.

Rimaniamo inermi davanti alla forza di un nemico invisibile, troppo potente per rimanere indifferenti troppo piccolo per essere visto, silenzioso si è insinuato nelle nostre vite e ha distrutto ciò che avevamo più caro: i nostri affetti.

Non eravamo preparati, anzi non eravamo per nulla preparati, eravamo impegnati a fare le nostre cose da umani: uomini e donne impomatati che si dirigono verso i loro uffici e guardano con superiorità chiunque, anziani che osservano i cantieri che probabilmente non verranno mai finiti, la “gente della notte” come dice Jovanotti che torna a dormire quando il resto del mondo si sveglia, noi studenti che riempiamo le discoteche durante il tanto agognato weekend e che durante la settimana trasformiamo i pullman in carri bestiame per dirigerci verso scuola.

È proprio la scuola ciò che ci manca, i professori che urlando minacciano la sospensione, i bidelli che ci riprendono perché siamo maleducati e facciamo troppo rumore, le nostre amate macchinette che non prenderanno più spallate per un po’ di tempo ed infine gli amici, quelli di sempre, quelli che si danno per scontati perché li vedi tutti i giorni, quelli che ridono quando fai una figuraccia, quelli che ti abbracciano quando sei in difficoltà.

Cara scuola tu che hai visto i pianti e le grida di gioia di decine di generazioni, i cui muri sono più colti di noi studenti tante le volte che hanno sentito gli stessi argomenti, quest’anno anche tu perderai qualcosa: non vedrai i tuoi ragazzi di quinta diplomarsi e i tuoi cassonetti non saranno pieni di bottiglie di prosecco da quattro soldi, i tuoi pavimenti non saranno pieni di briciole di patatine e non ci saranno gli abbracci dell’ultimo giorno quando si diventa tutti amici e anche il professore più odiato si scopre essere simpatico.

Quando potremo tornare nelle nostre aule sarà come ritornare da un vecchio amico che non si vede da molto; ritroveremo l’odore di sigaretta all’esterno, quello di umidità misto a panini del bar all’interno, i banchi incisi da qualche annoiato e le sedie che non hanno mai le gambe di lunghezza uguale.

Ritorneremo in quello che da molti è chiamato “inferno” e per pochi istanti, prima di ripiombare nella noia della quotidianità, ci sembrerà tutto ciò che avevamo sempre desiderato.

In pochi giorni sei stata sostituita da uno schermo, i problemi non mancano ma questa nuova modalità di fare scuola ci ha fatto scoprire il lato più umano dei professori, quello che solitamente non si vede.

Il professore con i figli piccoli che piangono durante la lezione, la professoressa impassibile che si dimostra una madre attenta e premurosa e quella tanto temuta che tiene le foto dei nipoti nello studio.

Anche se da questa nuova esperienza stiamo tutti imparando molto preferiamo comunque te cara, vecchia scuola.

Come ti senti ad essere rimpianta, strano vero?

Ciao, non dimenticarti di noi perché in fondo ti vogliamo bene...


Michela Cattivelli, 15 anni
studentessa Istituto Belotti

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