«Se il virus contagia la mente
perdiamo il senso di umanità»

Questo spazio è dedicato ai lettori che ci scrivono per condividere i loro sentimenti, i progetti in questo momento di isolamento forzato per combattere il coronavirus. Scrivete al nostro indirizzo email: [email protected] oppure attraverso la pagina Facebook de L’Eco di Bergamo.

Diamo spazio, qui e sul giornale, ai lettori che vogliono condividere sentimenti e progetti in questo momento di isolamento. Scrivete al nostro indirizzo email: [email protected] oppure attraverso la pagina Facebook de L’Eco di Bergamo. Le foto di bambini: è importante che nella mail entrambi i genitori autorizzino la pubblicazione dell’immagine.
IL VIDEO: La Bergamo che non avete mai visto: una città che lotta in silenzio
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Molte lettere che ci arrivano esprimono la preoccupazione affinchè all’attuale emergenza non si aggiunga anche un incattivirsi della nostra situazione sociale.

1/ - #ioresto…umano

Nell’era Covid-19 spiace dover constatare che un male ancor più profondo, più invisibile e subdolo del virus sta (di nuovo!) contagiando la specie umana, con buona pace di tutti coloro che pensano che da questa drammatica esperienza stiamo imparando qualcosa di molto importante e che alla fine non potremo che essere migliori.

Il male a cui ci riferiamo non passa attraverso bocca, naso e occhi, ma attraverso la mente; non attacca l’apparato respiratorio, ma un luogo un po’ più nascosto e misterioso, in cui hanno origine alcuni dei sentimenti più nobili dell’uomo, che lo distinguono dagli altri esseri viventi: la tolleranza, il rispetto e l’umanità; non provoca crisi respiratorie acute, ma un acuto incattivirsi delle relazioni umane.

Purtroppo in questi ultimi tempi capita di assistere a episodi sempre più frequenti di vera e propria intolleranza: c’è chi aggredisce il vicino che ha semplicemente osato uscire nel proprio giardino; chi, in modo ancor più subdolo, si erge a paladino della giustizia sui social, sentendosi investito del sacro potere di stigmatizzare ogni comportamento che a suo dire non è consono alle recenti ordinanze (che ovviamente non ha letto).

E così la mamma che porta il figlio a fare una passeggiata, il signore con il cane, i bimbi che giocano nel giardino di casa loro (il tutto nel più rigoroso rispetto della normativa vigente) diventano talvolta i nuovi nemici di questa guerra, che di nemico ne dovrebbe avere solo uno, il virus; ma siccome il virus è molto difficile da sconfiggere, alcune persone, evidentemente esasperate, puntano su bersagli che si possono colpire più facilmente e contro cui sfogano gratuitamente rabbia e frustrazione.

Le norme di contenimento del virus vanno ovviamente rispettate; è però inaccettabile il fatto che semplici cittadini possano improvvisarsi agenti di polizia, senza avere la benché minima conoscenza della legge e la formazione necessaria, denunciando in maniera grossolana presunte violazioni delle misure restrittive, sulla base di una percezione distorta della realtà, a cui si aggiunge un’imbarazzante ignoranza della normativa.

Così facendo si rischia di cancellare l’unico bene che rende una comunità veramente civile: il senso di umanità, intesa come la consapevolezza che l’altro è un uomo come noi, che niente di ciò che è umano può esserci estraneo, uno dei valori più preziosi che abbiamo ereditato dai nostri antenati latini, l’humanitas appunto.

Accanto alla sacrosanta necessità di rispettare le norme anti-coronavirus deve essere affermata con forza l’altrettanto sacrosanta necessità di rispettare le norme non scritte anti-disumanità, altrimenti, invece di far crescere la solidarietà civile e il senso di appartenenza a un’unica comunità, soffocheremo ogni forma di umanità in una nuova “caccia alle streghe”.

#iorestoacasa perché voglio contribuire a sconfiggere il virus; ma soprattutto #iorestoumano, perché purtroppo di disumanità non si guarisce più.
Daniele Selmi, Katiuscia Marchesi (docenti di Bergamo)

2 / - Date voce ai bambini

Sono una mamma di due figli, di 9 e 13 anni, lavoratrice e preoccupata, molto preoccupata per il prossimo futuro: mio, dei miei figli, della mia famiglia.

Hanno dato spazio a chi ha un cane ma i bambini sono stati dimenticati... Non facciamo quelli che corrono ai ripari dopo, post quarantena, ma per una volta preveniamo veramente. Diamo voce a quella fascia di popolazione che va dall’infanzia alla pre adolescenza che normalmente non si fa sentire pubblicamente.

Perché i cani possono uscire e un bambino di 9 anni dinamico, sportivo che ha bisogno e diritto di fare del movimento non può avere anche lui la sua “ora d’aria”? Magari non per andare a contagiare ed essere contagiato in un negozio di alimentari ma facendo una camminata in un bosco vicino, per esempio alla Madonna del Bosco o della castagna...

Oggi mio figlio mi ha chiesto: «Mamma, ma oggi c’è scuola?». Desideroso come non mai delle lezioni on line. Desideroso di una routine.

Ci stiamo inventando di tutto: pane fatto in casa, pizza, torte, puzzle, giochi in scatola, balli scatenati, ping pong in casa, guerre di cuscini, caccia al tesoro..., e noi il tempo di qualità lo abbiamo sempre dedicato ai nostri figli facendo ovviamente sempre delle scelte serie, ponderate e a volte anche con tanti sacrifici, ma non avevamo bisogno del coronavirus per capire che la famiglia, i figli sono importanti.

Mi spiace e mi rattristo quando sento dire che avevamo bisogno di questo, non lo sento mio... Io come mamma sento che loro sono e sono sempre stati la mia priorità anche se non sempre è facile capirlo, attuarlo e metterlo in atto in ambito lavorativo.

Questa estate... Visto che ai cani ci abbiamo pensato così come altre fasce di età sono state considerate, come faranno le mamme lavoratrici visto che immagino che i Cre o altre organizzazioni simili non verranno chiaramente organizzate, a lavorare, dove lasceranno i figli? Mi piacerebbe che il Governo o quantomeno i Comuni pensassero a darci una mano magari istituendo servizi a domicilio in cui giovani animatori aiutassero le famiglie. È solo un esempio.

Il mio invito è quello di dare un aiuto serio, responsabile alle famiglie, un aiuto fattivo ma senza tralasciare l’aspetto psicologico emotivo. Ci sono esperti del settore, che vengano coinvolti ed entrino nelle famiglie con servizi on line gratuiti.

Date voce alle donne, alle famiglie, ai bambini.

Non si fanno sentire per mancanza di tempo, scrivo ora dal mio letto ma ho la stanchezza nel volto, negli occhi... Domani mi aspetta un’altra giornata piena, fitta, carica di sostegno e risposte a domande strane, difficili che dovrò dare.

Noi stiamo sostenendo la nostra famiglia, portiamo allegria e pace nelle nostre case, abbracciamo i nostri mariti, i nostri figli.

Siamo il futuro di domani, post quarantena... ricordatevi di noi! Grazie
Una mamma come tante

La fotografia

Poesia di Marco Luigi Nicoli (Bagnatica), «sul silenzio che ci assilla, nella desolazione della nostra Bergamo, i suoi paesi, i luoghi di lavoro senza più vita in questo momento di emergenza».

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