«Tutto passa, solo l’amore resta»

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Una lettrice rende omaggio a un sacerdote e, tramite lui, a tutti i sacerdoti. «In prima fila - scrive - dal giorno stesso in cui dissero di sì e vennero ordinati preti».

Ci sono tre cose che i miei occhi vedono in questi giorni di arresti domiciliari in casa dalla mia finestra.

La prima cosa è una strada totalmente deserta, triste e desolata. Impotente. Ed è difficile da accettare l’impotenza quando realizzi che non puoi fare niente, quando la vita prende una piega inaspettata che non riesci a spiegarti. La seconda è una pianta di prugne, alla quale quell’antipatico del covid-19, non è riuscito a fermare la sua fioritura; favolosa e speranzosa questa natura che continua imperterrita il suo cammino a dispetto di tutti e tutto..., lei va, va avanti, continua il suo ciclo.

Un uomo minuto, dal passo deciso

E infine - terza cosa - un uomo, dal passo lento, fermo e deciso che compare a metà della mia strada, quasi sempre appena dopo che il suono della campana annuncia con il suo rintocco inconfondibile la fine di una vita.

È un uomo minuto, lo vedo passare, indossa un abito lungo nero dai mille bottoni, un collarino bianco perfettamente in ordine, un cappellino nero con la balza, tipo quello che indossano i pescatori. Mi scappa un sorriso e spero che il riferimento ai pescatori non suoni irriverente, anche perché a tutti gli effetti lui è un pescatore, di uomini, ed è dotato di tanta di quella pazienza (caratteristica dei pescatori) che potrebbe vendere a tutti i supermercati dell’alta Valle Seriana, come bene di prima necessità, perchè qui, comincia a scarseggiare. La sua è decisamente una Santa pazienza!

Quando lo vedo arrivare, d’istinto apro la finestra e lo chiamo per salutarlo. Lui si volta, sul viso una mascherina, ma il suo sorriso lo vedo bene perché gli risplende negli occhi, contraccambia il mio saluto e chiede se stiamo tutti bene. Riprende il suo passo, camminando vicino al muro esterno del retro della chiesa.

Sto’ lì, alla finestra ferma ad aspettarlo perché so che tra un attimo lo vedrò ricomparire. Infatti è così, sul braccio ha appoggiato la cotta bianca e la stola viola, perfettamente piegate, le stringe a se e, percepisco al volo la sacralità del gesto che si accinge a compiere.

Nel cuore di un sacerdote

Mi piange il cuore e nel groviglio delle mie emozioni che fatico a contenere, sento una goccia che mi scende sulle guance. Ma penso al suo di cuore, lacerato in questi giorni dalla perdita anche di tanti suoi confratelli. Non so spiegare ma, ho la certezza che lui si rialza ogni giorno, asciugandosi gli occhi quando nessuno lo vede, si cura le ferite quando nessuno lo vede e poi riparte, perché sa che la vita è degna di essere vissuta sempre, anche oggi, perché è consapevole dell’immenso valore di ogni singolo istante. Perché depone la sua fiducia in Qualcuno di più grande.

Lo vedo raggiungere il suo pandino grigio, salirci sopra e partire. Anche lui sa, che io sono ancora alla finestra e quando ci passa sotto, alza di nuovo la mano per un saluto.

Quello che mi arriva è: «E se la felicità fosse nei piccoli gesti di ogni giorno?». Forse in noi, abbiamo più amore di quello che siamo capaci di dare, più passione di quella che siamo in grado di scatenare, più speranza di quella che siamo capaci di avere.

Ho sempre stimato e amato quest’uomo prima, quando lo incontravo in paese o in chiesa. Lo stimo e lo amo molto di più ora, perché il suo grande messaggio di serenità, fiducia, rispetto e amore per la sua gente, mi arriva forte e chiaro attraverso i vetri della mia finestra che non sono mai stati cosi puliti.

Lui c’è, è in prima linea, come si dice adesso. Ma in prima linea lui c’è dal giorno stesso che è diventato sacerdote parecchi anni fa.

I 4 suoni che sento

Quando apro la finestra perché ho fame d’aria, sono quattro invece i suoni che arrivano distintamente alle mie orecchie. Primo il rumore assordante del silenzio perché la vita si è presa qualche giorno di ferie. Il secondo è il rintocco delle ore del campanile che scandisce il tempo che passa, la vita che va avanti e ti ricorda che stiamo perdendo un’intera generazione di mamme, di papà, di figli, di nonni;

Il terzo suono è la voce gracchiante di un merlo dal becco giallo che si fa gioco di me e si diverte a “sgarugare” con le sue gambette, la terra del vaso del mio ulivo che invece sembra aver risentito di queste giornate tristi. E infine - soprattutto e per fortuna - si sente la voce di Fabrizio che dal carattere solare e dagli occhi ridenti, per qualche minuto, rallegra il nostro cortile. I suoi quasi dieci anni, portano in sè la magia della sincerità, lo stupore dello sguardo limpido, e la capacità straordinaria dei bambini che hanno le energie per rialzarsi sempre ed aiutare gli adulti ad essere migliori.

So esattamente cosa mi direbbe, quell’uomo minuto se potesse parlarmi adesso faccia a faccia: Rallegrati, tutto passa, solo l’amore resta, solo l’amore vince e vive, solo nel ricordo dell’amore c’è un paradiso dal quale non verremo mai cacciati via. Devi rinascere ogni giorno. Ricordati Dio è solo Amore. La voce di Fabrizio te lo dice.
Francesca - Rovetta

P.s. - Quell’uomo minuto di nome fa Giulio, di cognome Manenti, è un «sacerdote pensionato» regalato alla parrocchia di Rovetta, ma anche a tutta la nostra Unità pastorale. È un dono. Un dono grande. Una grazia di Dio per tutti noi.

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