Cefalea a grappolo
La primavera non aiuta

Per la cefalea a grappolo l’arrivo della primavera non è certo un bel momento. Questo disturbo che colpisce 590 mila italiani (7,4 milioni di europei), si presenta prevalentemente in questa stagione o in autunno, oppure in entrambi i momenti dell’anno in quanto sensibile alla variazione del ritmo crono-biologico, e si ripete durante le ore della giornata.

Il 21 marzo ricorre a livello europeo (indetta dalla European Headache Federation, Ehf, e dalla European Headache Alliance, Eha), per il secondo anno, la Giornata di sensibilizzazione su questa patologia che in Italia è sostenuta dalla Società Italiana per lo Studio delle Cefalee ed è denominata «Giornata della Cefalea a Grappolo» .

La cefalea a grappolo, è una delle forme di mal di testa più terribili e violente, che colpisce più gli uomini che donne (3/4 uomini contro una 1 donna), definito anche come tra i peggiori dolori che si possano provare. Insorge in genere fra i 20 e i 40 anni. «Nella sua forma più tipica, definita episodica, la cefalea a grappolo è caratterizzata da periodi attivi di insorgenza della patologia, appunto grappoli o cluster, e fasi di remissione anche lunghe libere dal dolore – spiega Paola Merlo, responsabile della Neurologia di Humanitas Gavazzeni e coordinatrice del direttivo Sics Lombardia -. Si caratterizza per un dolore drammaticamente intenso e violento di tipo trafittivo, di breve durata con una frequenza giornaliera o plurigiornaliera (fino ad 8 attacchi al giorno), ad orari fissi. Nelle forme episodiche i periodi attivi possono avere una durata variabile da 4 a 8 settimane fino a un anno, con fasi di remissione superiori a 14 giorni. La localizzazione del dolore è strettamente unilaterale nella regione orbitaria e/o periorbitaria e più raramente temporale. L’attacco, che può durare da 15 a 180 minuti, è accompagnato da sintomi e segni locali quali lacrimazione, ostruzione nasale, rinorrea, iperidrosi della fronte e della faccia, edema palpebrale e agitazione, incapacità della persona a stare ferma».

Un dolore terribile insomma che, spesso, non viene riconosciuto correttamente e quindi diventa non più trattabile. Esistono, invece, trattamenti farmacologici specifici efficaci (gli antinfiammatori generici non servono a nulla) sia comportamentali, per tentare di evitare qualche attacco o di attenuarne l’intensità. «Sappiamo infatti che l’alcol è una sostanza certamente capace di scatenare una crisi anche se assunto a dosi modeste. Durante il grappolo è pertanto consigliabile astenersi totalmente dall’uso di qualsiasi bevanda alcoolica, anche se un trattamento farmacologico è in corso - aggiunge la dottoressa Merlo -. In fase di remissione delle crisi, l’alcol non produce alcun effetto. Altro consiglio è evitare il sonno pomeridiano così come le grosse fluttuazioni dell’attività lavorativa in generale, a livello di vigilanza in particolare».

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