Contro il mal di testa
l’automedicazione non serve

La cefalea è una malattia con problematiche difficili da risolvere senza l’intervento di un centro specializzato.

Anche quest’anno, l’11 maggio si è celebrata la Giornata nazionale del mal di testa, dedicata a tutti coloro che soffrono di varie forme di cefalea. «Troppo spesso si tende a sottostimare e a non dare il giusto peso alla disabilità che deriva dai vari tipi di cefalee o mal di testa come comunemente si dice – commenta Paola Merlo, responsabile della Neurologia di Humanitas Gavazzeni che è sede certificata di Centro cefalee Sisc, riconosciuto anche dalla European federation headache –. Basterebbe pensare che l’Organizzazione mondiale della sanità ha collocato le cefalee primarie, come l’emicrania, al settimo posto come causa di disabilità (causa la cronicità, durata di malattia nel corso della vita)».

Fondamentale per curarla è poter formulare una diagnosi precisa anche se, spesso, si tende a confondere le forme primarie, come l’emicrania in quanto disturbo a sé stante, con forme secondarie che sottendono cause organiche (ad esempio l’ipertensione o patologie endocraniche di natura vascolare, tumorale e altro).

«Rivolgersi a un centro specializzato – spiega Merlo – significa riconoscere il tipo di cefalea, permettendo così di razionalizzare gli interventi». Come diceva Oliver Sacks, neurologo e scrittore (ricordiamo il libro «Emicrania»): «La cefalea è il disturbo che più di frequente porta i pazienti dai medici e l’emicrania è il più comune disturbo funzionale da cui sono affetti».

Negli ultimi 20 anni ci sono stati progressi enormi che hanno portato a conoscere approfonditamente i meccanismi che sottendono le varie forme di mal di testa primario. «La sensibilizzazione sul fattore disabilità – continua la dottoressa Merlo - ha permesso di considerare in modo diverso questo disturbo; basti pensare ai costi diretti, come visite e farmaci, dei soggetti che ne soffrono e ai costi indiretti legati ad esempio alle giornate di lavoro perse». L’approccio al paziente deve essere ben standardizzato secondo i Pdta - Piani Diagnostico Terapeutici Assistenziali; si tratta cioè di avere ben chiari i metodi di valutazione degli obiettivi, i criteri di accesso ai trattamenti, il rapporto costo/beneficio degli interventi. «Il tutto per permettere di gestire al meglio il problema della cronicità di questo disturbo – spiega la dottoressa Merlo -, che già quando si presenta da solo rappresenta un problema di salute. La cefalea è una malattia con problematiche difficili da risolvere come l’eccessivo uso degli analgesici che, a sua volta, causano cefalea di rimbalzo. I grandi cambiamenti degli ultimi anni hanno portato l’immissione sul mercato di nuove terapie, come gli anticorpi monoclonali (ancora in atto le pratiche di rimborsabilità) che agirebbero nel bloccare l’attività della Cgrp, una proteina responsabile dello scatenarsi degli attacchi emicranici». Certamente questo passaggio, come altri trattamenti innovativi, ha permesso di aumentare lo spettro di azione dei trattamenti. Nonostante le recenti innovazioni, non va dimenticata la buona pratica medica nella gestione di una problematica di così largo impatto. «Una sensibilizzazione diversa – conclude Merlo – va costruita e mantenuta con il coinvolgimento dei medici di assistenza primaria, specialisti del settore e farmacisti».

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