Epicondilite, quando
il gomito «si fa sentire»

I sintomi principali sono dolore e ipersensibilità all’interno del gomito.Serve una diagnosi precoce.

Le mani sono strumenti importanti per chi pratica golf. Se i professionisti accusano per lo più patologie dovute alla ripetizione di gesti tecnici, gli amatori sono più soggetti a problemi legati alla scorretta meccanica nell’esecuzione dello swing, a cadute e a traumi.

«Tra le infiammazioni che possono colpire i golfisti – spiega Giorgio Pivato, responsabile di Chirurgia della Mano di Humanitas Castelli – c’è l’epitrocleite o epicondilite mediale, nota come “gomito del golfista”, un’infiammazione dei tendini che si attaccano alla parte interna del gomito. I sintomi principali sono dolore e ipersensibilità all’interno del gomito che si scatenano, nelle fasi iniziali, solo sotto sforzo mentre nelle fasi più avanzate anche durante i normali gesti quotidiani». Questa patologia non viene sempre diagnosticata precocemente, con il rischio che si cronicizzi. La causa scatenante può essere traumatica o un sovraccarico funzionale (ad esempio: una mazza da golf pesante).

«Il trattamento – spiega il dottor Pivato – prevede farmaci antinfiammatori o, in caso di persistenza dei sintomi, terapie fisiche come le onde d’urto o le infiltrazioni locali, eventualmente integrate dall’utilizzo di tutori personalizzati e sedute specifiche di riabilitazione. Solo in caso di fallimento di tutte le terapie conservative, può essere indicato un intervento per allungare i muscoli interessati dall’infiammazione».

La prevenzione passa dal rafforzamento muscolare e dal controllo della velocità di esecuzione dello swing per ridurre lo shock nel braccio quando si colpisce la palla. Una volta risolta la fase acuta, è bene rivolgersi a un maestro che corregga gli errori dello swing e di una cattiva impostazione della presa. Parlando invece dei traumi dei golfisti, vi è la frattura dell’uncino dell’uncinato, una delle piccole ossa che compongono il complesso sistema articolare del polso. «L’uncino – spiega Giorgio Pivato – si allunga in avanti sporgendo verso il palmo della mano ed è vulnerabile a traumi causati dall’impugnatura della mazza durante un impatto violento sul terreno o contro un ostacolo».

Le fratture dell’uncinato possono causare dolore in corrispondenza delle ultime due dita della mano e possono innescare irritazione del nervo ulnare con conseguente formicolio dell’anulare e del mignolo. «Per diagnosticare la frattura – conclude il dottore – potrebbe essere necessaria una Tac. In caso di fratture composte, basta una corretta immobilizzazione, se invece il frammento è molto dislocato o è associato un coinvolgimento tendineo e/o nervoso, sarà necessario un intervento chirurgico».

Per evitare questa lesione, l’impugnatura del bastone deve essere di dimensione e lunghezza appropriata. Riscaldamento, rinforzo muscolare, stretching e intensità di lavoro a incremento regolare, evitando sforzi eccessivi, fanno il resto.

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