I danni dell’infarto?
Li riduce un braccialetto

È Alberto De Caterina il vincitore della borsa di studio Fondazione Lilly, la ricerca durerà tre anni e potrà avvalersi di una borsa di studio di 210 mila euro. Il giovane ricercatore ha messo a punto un braccialetto che potrebbe ottimizzare la gestione dei pazienti con infarto, riducendo i danni sui tessuti cardiaci.

È Alberto De Caterina il vincitore della borsa di studio Fondazione Lilly, la ricerca durerà tre anni e potrà avvalersi di una borsa di studio di 210 mila euro. Il giovane ricercatore ha messo a punto un braccialetto che potrebbe ottimizzare la gestione dei pazienti con infarto, riducendo i danni sui tessuti cardiaci. Grazie al contributo della dottoressa Maddalena Lettino, responsabile della Cardiologia in Humanitas, proviamo a capire di cosa si tratta.

L’infarto, un evento devastante

Negli anni - spiega valeria leone sul sito www.humanitasalute.it - è decisamente migliorata la capacità di soccorrere le persone colpite da infarto, il 118 interviene in maniera sempre più celere e questo ha consentito una riduzione della mortalità e una diminuzione di infarti devastanti. L’intervento tempestivo è infatti fondamentale, soprattutto in caso di arresto cardiaco, ed è importante per consentire al paziente di raggiungere nel più breve tempo possibile un ospedale dotato di Emodinamica dove si possa eseguire una angioplastica con palloncino e impianto di stent. Obiettivo di questa procedura è la dilatazione di una stenosi o di un’occlusione coronarica, con ripristino di un adeguato flusso di sangue al cuore. I risultati della procedura sono in genere ottimali in termini di perfusione, ma si cercano ancora soluzioni a latere in grado di preservare il muscolo cardiaco e di aiutare gli specialisti nella gestione clinica di questi pazienti.

Il meccanismo del braccialetto

La ricerca di Alberto De Caterina accoglie alcune esperienze precedenti e offre una proposta semplice ma preziosa che si basa su complessi meccanismi fisiologici. Si tratta di un manicotto, una sorta di braccialetto, che si infila al braccio del paziente e che gonfiandosi e sgonfiandosi spinge i vasi a stringersi e dilatarsi. La procedura è molto semplice ma efficace: il braccialetto induce il cosiddetto condizionamento ischemico remoto, un fenomeno che contribuisce a migliorare il microcircolo del cuore e a ridurre il danno prodotto dall’infarto.

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