Il distacco della retina
Settemila casi all’anno

Un disturbo molto diffuso. «Ma la diagnosi precoce può aiutare». Determinanti le nuove tecnologie.

Humanitas Gavazzeni ha potenziato l’area di Oculistica. Possibilità di diagnosi e cura quindi non solo per le patologie più comuni ma anche per quelle più delicate che interessano la retina, come il distacco (circa 7.000 casi l’anno con una prevalenza che aumenta con l’età), la degenerazione maculare senile, la retinopatia diabetica. Quella che, dal punto di vista scientifico, viene definita la chirurgia del segmento posteriore dell’occhio. A guidare la rinnovata area Oculistica è il professor Mario Romano che dopo aver lavorato in Humanitas a Rozzano e poi a Boston e Liverpool, è tornato in Italia e in Humanitas Gavazzeni.

Professor Romano, perché l’incidenza delle patologie che interessano la retina è sempre più alta?
«Perché grazie all’attuale diagnostica, molto più sensibile, oggi possiamo diagnosticare più precocemente e offrire trattamenti adeguati; prima si dava al paziente una prognosi solo in termini di tempistica di peggioramento, si seguiva dunque la storia naturale invece di intervenire modificando la progressione della malattia».

Cosa causa il distacco della retina e come ce ne si accorge?
«Il distacco della retina è dovuto alla trazione del vitreo sulla retina. Il vitreo è un gel presente all’interno dell’occhio che si disidrata progressivamente con l’invecchiamento, e tale disidratazione, con il tempo, induce una trazione sulla retina producendo una rottura. Attraverso questa rottura si infiltra liquido che induce la retina a staccarsi dalla coroide. A questo punto la retina non è più adeguatamente nutrita e piano piano perde funzionalità. I sintomi della trazione del vitreo sono i lampi (fosfeni), mentre il sintomo del distacco della retina è una tenda nera che progressivamente si estende nel campo visivo».

Come si interviene?
«Questa malattia prevede un intervento rapido in quanto la retina staccata è soggetta a un processo di morte cellulare che si consuma nell’arco di pochi giorni ed è irreversibile. In Humanitas Gavazzeni la nostra gestione chirurgica si avvale di tecniche di chirurgia mininvasiva associata a fotocoagulazione laser. Tali approcci chirurgici sono essenzialmente due: chirurgia episclerale senza entrare all’interno dell’occhio o vitrectomia. È un intervento che dà un recupero nel giro di 3 settimane e la prognosi dipende dal tempo intercorso dal distacco a quando si entra in sala operatoria. L’incidenza di recidive è molto basso, il recupero non è totale ma si migliora e si evita la progressione dei fenomeni di necrosi e fibrosi retinica».

Sul fronte della degenerazione maculare senile, cosa si può fare?
«La degenerazione maculare senile è una malattia legata all’invecchiamento che colpisce la macula, ossia la porzione più centrale della retina. È la principale causa di perdita grave della visione centrale dopo i 55 anni. Si differenzia in una forma non essudativa o “secca” e in una forma essudativa o “umida”. Quella essudativa può essere trattata iniettando nell’occhio del paziente una terapia a base di anticorpi monoclonali in grado di bloccare i fattori di crescita della malattia. Non possiamo fermarla del tutto perché è legata all’invecchiamento. Purtroppo incide molto sulla vista perché riguarda la parte centrale delle retina, la macula, e in caso di progressione il paziente vedrà nero al centro del campo visivo (scotoma)».

E le nuove tecnologie?
«Nella diagnostica moltissimo. Oggi riusciamo a capire se la patologia sta per svilupparsi e quindi in una buona percentuale di casi riusciamo a prevedere tempistiche adeguate per le terapie iniettive. Abbiamo in Humanitas Gavazzeni anche uno strumentale che ci permette di localizzare i vasi senza utilizzare il mezzo di contrasto in vena, un nuovo OCT, rispetto la fluorangiografia da sempre utilizzata negli ultimi 30 anni».

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