La rivoluzione cyborg
investe la medicina

Sciami di insetti controllati da un computer, protesi sempre più simili ad arti veri, controllate direttamente dal cervello, piccole «centrali elettriche» realizzate all’interno del corpo umano sfruttando le sue caratteristiche biochimiche sembrano usciti da un film di fantascienza, e invece sono già tra noi.

Sciami di insetti controllati da un computer, protesi sempre più simili ad arti veri, controllate direttamente dal cervello, piccole «centrali elettriche» realizzate all’interno del corpo umano sfruttando le sue caratteristiche biochimiche sembrano usciti da un film di fantascienza, e invece sono già tra noi.

A descrivere l’«invasione dei cyborg» già in atto in questi anni è una revisione delle ricerche nel campo pubblicata sulla rivista Angewandte Chemie dai ricercatori del Karlsruhe Institute of Technology, coordinati da Christof Niemeyer, in un articolo che mette anche in guardia dalle implicazioni etiche di questi dispositivi.

I progressi nella microelettronica e nei semiconduttori, spiegano gli autori, hanno già dato vita a una serie di dispositivi in grado di ripristinare le funzioni umane, dal battito del cuore all’udito fino ad arrivare a quelli impiantati nel cervello contro il dolore cronico, il Parkinson o l’epilessia.

L’ultima frontiera delle interfacce tra cervello e macchina sono appunto le protesi in grado di leggere i segnali cerebrali e tradurli in azioni, che ormai sono in fase molto avanzata di sperimentazione. «Lo sviluppo delle interfacce e della stimolazione profonda del cervello ha già portato ad applicazioni straordinariamente complesse in campo medico - scrivono gli autori - dai dispositivi per prevenire le crisi epilettiche ai sistemi in cui persone paralizzate possono istruire una strumentazione robotica con il pensiero. La ricerca in questo campo solleva anche problemi etici e sociali, in particolare quando si parla di utilizzo delle interfacce per “iniettare” segnali nel cervello umano, che può portare al controllo del comportamento».

I cervelli della maggior parte degli organismi viventi sono per il momento troppo complessi, ma quelli di organismi minori come gli insetti sono più semplici, e i cosiddetti biobot sono già usati per una serie di compiti come l’esplorazione di territori sconosciuti. In futuro questo tipo di ricerche potrebbe portare allo sviluppo della cosiddetta ’elettroceuticà, in cui i farmaci agiscono modulando i segnali elettrici dei tessuti nervosi del corpo. Tutti i dispositivi potrebbero peraltro essere affrancati molto presto dalla necessità di batterie. Tra i tentativi che sembrano più promettenti di ottenere energia dal corpo ci sono lo sfruttamento della deformazione delle arterie dovuta alla pressione e quella della differenza di potenziale elettrico nei tessuti dell’orecchio, in grado, per ora solo su cavie animali, di fornire sufficiente potenza per un apparecchio acustico.

«Tutti gli esempi recenti indicano che l’era dei cyborg è già iniziata - conclude l’articolo - e dato il suo impatto immediato sulla società non vanno trascurare però le implicazioni etiche e sociali, perchè i cyborg portano opportunità ma anche rischi come tutte le tecnologie avanzate».

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