L’amianto rimane un pericolo
Ecco cosa fare per bonificare

L’amianto per le sue peculiarità è un pericolo per l’uomo: le sue fibre, dalle dimensioni di pochi micron, se inalate, giungono alla profondità delle vie respiratorie e possono provocare effetti nocivi.

Sono state identificate da tempo le dosi «soglia» di esposizione ad amianto oltre le quali compaiono sia l’asbestosi (nota come fibrosi polmonare) sia il tumore maligno del polmone mentre relativamente alle patologie indotte dall’inalazione di amianto che coinvolgono la pleura (ovvero le pleuropatie benigne e il mesotelioma maligno) non è stato possibile finora identificare una dose «soglia». I dati epidemiologici hanno dimostrato però che per entrambe queste patologie è necessaria un’esposizione a concentrazione di fibre di amianto «significativa», ovvero superiore a quella della popolazione generale.

«La stragrande maggioranza della popolazione – evidenzia Massimo Caironi, medico e dirigente dell’Ufficio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro dell’Ats Bergamo – affetta da patologie asbesto-correlate, è costituita da soggetti che hanno svolto attività lavorative con uso di amianto. Dal 1980, a Bergamo, è attivo il Registro Provinciale dei Mesoteliomi che dal 2000 è parte integrante del Registro Mesoteliomi della Lombardia: grazie ad un’intervista strutturata, rivolta al paziente e/o ai suoi familiari, si riesce a stabilire il nesso esistente tra il mesotelioma e l’esposizione ad asbesto in ambito professionale o extra professionale».

È importante precisare che coloro che hanno subito un’esposizione significativa e ritenuta «ambientale», sono stati esclusivamente, soggetti che hanno soggiornato per lungo tempo in prossimità di aziende che producevano materiale amiantifero, soprattutto cemento-amianto, mentre le indagini ambientali eseguite finora da personale specializzato hanno evidenziato che un manufatto in eternit in prossimità della propria abitazione non costituisce in nessun caso un rischio diretto per la popolazione residente nelle immediate vicinanze.

Quest’ultimo può rappresentare un rischio per i lavoratori che interverranno alla sua rimozione oltre ad essere fonte di dispersione di fibre di amianto nell’ambiente ed è per evitare tale situazione di rischio, che le bonifiche devono essere eseguite da imprese specializzate.

In Lombardia sono 142 le imprese regolarmente autorizzate alla bonifica dell’asbesto in matrice compatta mentre sono 24 quelle autorizzate alla bonifica da amianto in matrice friabile: tutte hanno l’obbligo di iscrizione all’Albo nella «categoria 10». Prima di avviare gli interventi di bonifica le imprese che intendono effettuare gli interventi, devono presentare un piano di lavoro tramite il sistema informatizzato regionale, denominato Ge.M.A. ovvero Gestione Manufatti Amianto successivamente sarà compito dell’area di Prevenzione e Sicurezza negli ambienti di Lavoro operativa presso il Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria dell’Ats Bergamo valutare quanto indicato dall’impresa bonificatrice ed effettuare eventuali accertamenti.

Nel 2016 l’area Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro dell’Agenzia ha ricevuto e valutato circa 2000 piani di lavoro per interventi di bonifica di manufatti contenti amianto che hanno interessato prioritariamente, la rimozione di coperture in cemento-amianto mentre per l’anno 2017, sono stati ricevuti e valutati in ambito provinciale, circa 1600 piani di lavoro.

Va inoltre indicato che la detenzione di manufatti con presenza di amianto, è censita attraverso la comunicazione effettuata dal proprietario del manufatto/attrezzatura e viene inoltrata alla Agenzia mediante un modello dedicato. Informazioni a approfondimenti sul portale ats-bg-it.

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