Malattia da reflusso, attenzione
Stile di vita e dieta possono aiutare

Sconsigliati cibi grassi, caffé, cioccolato, menta, aglio, cipolla, pasti abbondanti o veloci, il fumo e lo stress.

La sensazione di acido e di bruciore retrosternale che risale dallo stomaco nell’esofago, sono tra i possibili sintomi del reflusso gastroesofageo. «Una malattia che, in molti casi, si associa a danni della mucosa esofagea (esofagite erosiva, stenosi, esofago di Barrett sino, in casi estremi, al tumore) – spiega Roberto Noris, gastroenterologo di Humanitas Castelli – con varie possibili cause, tra cui anomalie motorie esofagee e della giunzione esofago-gastrica, sia funzionali sia anatomiche, come l’ernia iatale. Queste anomalie creano meccanismi che favoriscono la risalita di materiale dallo stomaco e, quindi, anche di acido, molto concentrato al passaggio esofago-gastrico, nella cosiddetta “tasca acida”».

La cattiva notizia è che un paziente anche con un solo episodio settimanale può essere ritenuto affetto da reflusso gastroesofageo ma la buona notizia è la possibilità di intervenire con una rapida diagnosi aiutando la risoluzione del problema. «La malattia da reflusso gastroesofageo – continua il dottor Noris - oltre ai sintomi ‘tipici esofagei’ come bruciore, rigurgiti e dolore toracico non cardiaco, in molti altri casi si manifesta con sintomi “extra esofagei” con associazione certa quali tosse, laringite con problemi vocali, asma ed erosioni dentali. Non è certa invece l’associazione con faringite, sinusite, fibrosi polmonare e otite media ricorrente».

Le persone più a rischio sono quelle in forte sovrappeso perché l’elevata pressione addominale spinge sullo stomaco accentuando il reflusso. La dieta, lo stile di vita e alcuni farmaci sono un co-fattore importante, anche se non così determinante, per favorire questa patologia malattia attraverso un aumento dello stimolo secretivo acido gastrico, la riduzione dei fattori protettivi, del tono della valvola cardiale e dei tempi di svuotamento gastrico. «Per questo si tendono a sconsigliare cibi grassi, irritanti – spiega il gastroenterologo di Humanitas Castelli -, cioccolato, caffè, menta, aglio, cipolla, pasti abbondanti o assunti troppo velocemente, il vino bianco e il fumo. Anche lo stress influisce sul reflusso perché il transito gastrico rallenta, causando un aumento della pressione intragastrica, con un aumento degli episodi di reflusso e favorisce un’ipersensibilità viscerale al reflusso gastroesofageo rispetto alle persone sane».

In presenza di sintomi che vanno a condizionare la qualità di vita, è bene rivolgersi al proprio medico di assistenza primaria che prescriverà una visita specialistica. «La diagnostica – prosegue Noris – si avvale inizialmente della gastroscopia che, però, non sempre mette in evidenza le lesioni specifiche da reflusso e, quindi, si eseguono indagini di 2° livello, la pH-impedenziometria e manometria esofagea, esami minimamente invasivi in cui piccoli sondini introdotti attraverso il naso consentono di studiare nei particolari la malattia da reflusso gastroesofageo. Le terapie possono essere farmacologiche e non. Fatta la diagnosi, lo specialista prescriverà una terapia con farmaci che controllano la secrezione acida e proteggono la mucosa. La chirurgia e le procedure endoscopiche sono trattamenti, da riservare a casi selezionati solo dopo che lo specialista ha valutato il singolo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA