Vista annebbiata?
Attenti alla cataratta

Ogni anno si effettuano 600 mila interventi. Spesso le cause della malattia restano sconosciute.

Seicentomila all’anno. Sono tanti gli interventi di cataratta effettuati in Italia, con una richiesta che non si è interrotta nemmeno in questo periodo di emergenza sanitaria. Già perché l’esigenza di «vedere bene» è notevole e pressante, ancora di più in una fase in cui, essendo costretti a limitare gli spostamenti e le attività all’aperto, leggere, guardare la televisione, approfondire le notizie sul computer o sul tablet, per molti over 70 (ma non solo) sono diventati tra i passatempi casalinghi più gettonati. Perché il risultato dell’intervento sia soddisfacente però, oltre a tecniche chirurgiche all’avanguardia, fondamentale sono lo studio e la preparazione pre-operatoria meglio se effettuati con tecnologie di ultima generazione. Ne parliamo con il dottor Giulio Leopardi, responsabile dell’unità di oculistica del Policlinico San Pietro, struttura che da decenni è punto di riferimento sul territorio per la prevenzione, la diagnosi e cura delle patologie oculari e continua a esserlo anche ora, in sicurezza, grazie a spazi e percorsi protetti destinati alle attività ambulatoriali di oculistica, intervento di cataratta compreso, e a uno screening anti Covid pre-operatorio.

Dottor Leopardi, innanzitutto ci spiega che cosa si intende con cataratta?
«La cataratta è l’opacizzazione del cristallino, la lente interna dell’occhio. Normalmente il cristallino è trasparente, la luce lo attraversa colpendo la retina, permettendo al cervello di ricevere immagini nitide e ben focalizzate. Quando si opacizza, la luce viene filtrata e deviata in più punti con la conseguenza che le immagini diventano sempre più confuse e la visione annebbiata come se stessimo guardando attraverso un vetro appannato».

Da cosa è causata questa patologia?
«Può essere congenita, dipendere dall’invecchiamento, da traumi oculari, da malattie metaboliche, è frequentemente familiare ma spesso le cause rimangono sconosciute».

Come si manifesta?
«Il sintomo più comune è l’annebbiamento della vista, ma anche difficoltà nel distinguere gli oggetti in ambienti poco luminosi, sensazione di fastidio se sottoposti a luce intensa (abbagliamento), visione di aloni intorno alle sorgenti luminose. I colori appaiono meno vivaci e, in molti casi, può verificarsi la comparsa o l’aumento della miopia».

Come si cura?
«Oggi la tecnica chirurgica più diffusa è la cosiddetta facoemulsificazione che prevede la frantumazione del cristallino opacizzato con una sonda metallica fatta vibrare dagli ultrasuoni e la sua sostituzione con un cristallino artificiale. Nelle prime fasi si può avvalere del Femtolaser. Negli ultimi anni si sono affermati cristallini artificiali costruiti su misura per ogni occhio (customizzati) per la correzione della presbiopia e dell’astigmatismo. L’intervento si effettua abitualmente in anestesia topica, cioè con colliri anestetici, oppure in anestesia locale. La durata è di circa 10 minuti e di norma il paziente viene dimesso lo stesso giorno dell’intervento. È importante sottolineare che l’intervento deve essere il più possibile personalizzato sulle caratteristiche del singolo paziente, solo coì si potranno avere i risultati aspettati. Questo è possibile grazie a un’attenta pianificazione pre-operatoria, in particolare per quanto riguarda la fase di calcolo della lente intraoculare (IOL) o cristallino artificiale, indispensabile per il ripristino della funzionalità visiva. I nuovi strumenti di biometria oculare, come quello di cui ci siamo dotati nel nostro reparto, permettono un accurato calcolo della lente intraoculare, non solo nei tradizionali termini di potere diottrico (le diottrie che tutti conoscono espresse sulla ricetta dell’oculista come valore di correzione dell’occhiale) ma anche personalizzando il tipo di lente da utilizzare, tenendo conto delle curvature corneali (l’astigmatismo) e di eventuali correzioni multifocali per diminuire, nella persona operata, l’utilizzo dell’occhiale da vicino».

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