Sponsorizzato

C’è sempre una ragione per sognare. A Davide Bendotti accade sullo sci o sulla pista da corsa del Porsche Experience Center

Lo vedi arrivare, magari da lontano, e ti viene da pensare: però, come scia quel ragazzo. Poi guardi meglio e vedi che calza uno sci solo. No, anzi, ha una gamba sola con uno sci e altri due scietti (stabilizzatori) attaccati sotto i bastoncini

È la sensazione che può capitare di vivere, magari sulle nevi del Monte Pora dove spesso si allena, incontrando Davide Bendotti, atleta di punta della Nazionale paralimpica di sci alpino con la quale ha preso parte a due Paralimpiadi invernali (PyeongChang 2018 e Pechino 2022), a quattro edizioni dei Campionati del Mondo (con il 10° posto in slalom ottenuto a gennaio di quest’anno quale personal best), cliente fisso della Coppa del Mondo dove, sempre in slalom, ha raccolto alcune top five. A ciò vanno aggiunti un terzo ed un quarto posto nella classifica generale di Coppa Europa e cinque titoli italiani.

Ma forse più di numeri, vittorie e medaglie, rende meglio la dimensione delle sue imprese sportive una data, il 21 febbraio 2018, giornata iconica nell’immaginario collettivo degli sportivi bergamaschi, quella della vittoria di Sofia Goggia nella discesa olimpica di PyeongChang, pista e tracciato dove, un paio di settimane dopo, Davide Bendotti ha disputato nella categoria standing la libera delle Paralimpiadi, solo che è sceso su di una gamba sola e calzando un unico sci.

Ventinove anni, scalvino di Colere, lo abbiamo incontrato presso il Centro Porsche Bergamo , dove ha preso parte al progetto « Dreamers On » di Porsche Italia, una serie di incontri tesi ad esprimere la dimensione del sogno e della sfida che il marchio tedesco incarna e nell’ambito del quale vengono coinvolte eccellenze del territorio provenienti dal mondo dell’arte, dello sport e delle professioni che hanno in comune la capacità di affrontare la vita e la propria passione con lo spirito del sognatore. Appuntamento nel quale Bendotti ha potuto vivere per un giorno da “Porsche Dreamer” visitando il Centro Porsche di Bergamo e mettendosi alla prova guidando un bolide della casa di Stoccarda sul circuito del Porsche Experience Center di Franciacorta.

Sogno che per Bendotti è partito da un incubo datato 22 luglio 2011, giorno in cui, a seguito di un grave incidente motociclistico, ha subito l’amputazione della gamba sinistra ad altezza di metà coscia. «Ho perso un amico e una gamba» racconta lui stesso con l’estrema sintesi che caratterizza gli uomini di montagna e la schiettezza spesso ironica con cui molte volte le persone che subiscono un dramma gravissimo ne raccontano le conseguenze. «Di fronte all’opzione se morire o vivere senza una gamba ha prevalso la seconda – prosegue con malcelata emozione – e mi ritengo fortunato visto che l’amico che era con me invece non c’è più».

«A quel punto nasce una nuova vita, quello che inizialmente era un sogno interrotto, un incubo, pian piano si trasforma e torna ad essere un sogno, certamente diverso, ma pur sempre un gran bel sogno. Senza dubbio un incubo che non auguro a nessuno, ma che la mia famiglia e la gente di Colere e della mia amata Val di Scalve mi hanno aiutato a percepire in modo diverso, gettando i semi per il sogno che sto vivendo adesso. Forse non il più bello possibile, ma comunque una buona modalità per affrontare la vita che va sempre vissuta al meglio di ciò che ci propone. Mai avrei immaginato nella mia “vita da normo” di girare il mondo per fare le gare di sci, di avere un fan club o di guidare una Porsche su di un circuito. Certo, non saprò mai cosa mi avrebbe riservato il futuro senza l’incidente, ma so che la vita e quanto mi sta accadendo merita di essere goduta appieno e fino in fondo».

Alla trasformazione dell’incubo in sogno ha contribuito in maniera fondamentale mamma Rosa che, «sciando sulle nevi di casa ha incontrato Luca Carrara, un altro mono-gamba come me, gli si è avvicinata e gli ha raccontato la mia situazione. Lui è venuto a trovarmi e l’inverno dopo ero già in pista al Donico (al Passo della Presolana, ndr) a fare le prime cadute – scherza col sorriso disincantato che è il suo marchio di fabbrica – non è stato facile ma noi scalvini siamo di testa dura e dopo poche discese già accennavo qualche curva. Da lì ho conosciuto Martino Belingheri, un istruttore di sci del mio paese che mi ha iniziato ai paletti dello slalom e poi è stato un crescendo grazie anche a Christian Bendotti (che dopo anni di skiman è diventato anche il mio nuovo allenatore) e al sostegno, oltre che degli sponsor e di tanti amici che mi hanno accompagnato, della Polisportiva Disabili Valle Camonica che a malincuore ho lasciato quest’anno quando sono entrato nel Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa, un passaggio che mi permette di svolgere l’attività agonistica da professionista e che mi dà tranquillità aprendomi prospettive lavorative per il “dopo” che arriverà però non prima del 2026. L’opportunità di poter gareggiare a Milano-Cortina, le Paralimpiadi di casa, non me la voglio perdere per nulla al mondo».

«Certo non è facile – ammette con realismo – quando mi presento al cancelletto so già che parto battuto perché nella mia categoria, gli standing, corrono atleti con disabilità diverse con compensazione dei tempi in base a coefficienti, ma per me confrontarsi con chi scende su due sci è proibitivo. Fossimo solo mono-gamba sarei spesso sul podio, ma a livello internazionale la classifica è unica e già entrare nella top ten è un grande successo. Sarebbe facile gettare la spugna (altri l’hanno già fatto), ma la mia indole scalvina improntata sul “mola mia” mi permette di andare avanti a testa alta divertendomi comunque sempre moltissimo».

Indole che esce anche quando non scia: «se indosso la protesi e i pantaloni lunghi la mia disabilità si nota poco, ma ho fatto delle mie fide stampelle Tompoma due compagne di viaggio con le quali mi capita di saltellare fino al Rifugio Albani e nel 2020 ho anche percorso una tappa Tor in Gamba, staffetta solidale che ripercorre i sentieri del mitico Tor des Géants, uno degli endurance trail più importanti e duri al mondo. Ho fatto la 17esima frazione da Niel a Gressoney: 13,6 km per 931 metri di dislivello positivo e 1135 negativo. Questi sono stati quelli che ho temuto di più visto che, essendo l’unico senza protesi, per me la discesa era davvero ostica».

Foto Gallery

Altra sua grande passione sono i motori. «Nonostante l’origine di tutto sia un incidente stradale – scherza con fare dissacrante – auto e moto restano per me un grande amore, per cui ho accolto con entusiasmo l’invito del Centro Porsche Bergamo che comportava anche una sessione in pista alla guida di una 911 Carrera 4S, un missile da quasi cinquecento cavalli. All’inizio mi avevano proposto un’auto simile ma attrezzata per la guida dei disabili, uno strumento molto valido e interessante che però a me non serve, basta solo che l’auto sia automatica. Infatti, dopo qualche giro, ho preferito usarne una non attrezzata per potermi mettere alla prova».

«Non credevo si potesse andare così veloce» racconta riferendosi all’esperienza presso il Porsche Experience Center di Franciacorta, dove alla guida è stato affiancato da un istruttore ufficiale Porsche, Timis Ionuc, che lo ha accompagnato per scoprire tutte le caratteristiche della vettura attraverso un programma dedicato che prevede sessioni di guida attraverso tutte le aree dinamiche e la pista dell’ Experience Center e che è sceso entusiasta della performance di Davide. «È la prima volta che fin da subito un neofita di Porsche guida così bene – commenta “Tim” – si vede che ha occhio e sensibilità, caratteristiche che credo gli servano anche nelle gare di sci».

Bendotti conclude però tornando al sogno sullo sci: «alle gare ho sempre la chiassosa e allegra compagnia del mio fan club composto, oltre che da tanti amici e zii vari, anche da mamma Rosa, papà Giovanni, mio fratello Guido e dalla mia morosa Jessica. Sono davvero curioso di vedere cosa combineranno a Milano-Cortina 2026. Il loro sogno, così come il mio, è già là».

Mauro De Nicola

© RIPRODUZIONE RISERVATA