Cina 1975: l’illusione
di predire i terremoti

Haicheng, Cina, 1975. Decine di microscosse, impercettibili ai soli sensi umani, convinsero i sismologi che quella città, di circa un milione di abitanti, fosse minacciata da un imminente terremoto. Una parte fu sgomberata: si stima che l’allarme abbia salvato la vita a circa 150 mila persone; ne morirono, comunque, un migliaio, mentre i feriti furono quasi ventimila. Per la prima volta qualcuno pensò che i terremoti si sarebbero finalmente potuti prevedere.

Un’illusione destinata a cadere soltanto l’anno seguente, quando, nella regione cinese di Tangshan, si ebbero ufficialmente circa 240 mila morti, oltre 500 mila secondo altre fonti, a causa di quello che è considerato il più grande terremoto del XX secolo. Oggi, l’agenzia spaziale italiana ha annunciato la collaborazione con quella cinese per il lancio nel 2017 di un satellite, che non potrà prevedere i terremoti, ma fornire utili informazioni sulle loro caratteristiche, monitorandoli dallo spazio.

Ciò che conta è la prevenzione. Da sempre l’Italia è scossa da terremoti: ogni anno è colpita da un centinaio di scosse con una magnitudo percepibile anche dalla popolazione, mentre quelle registrate dai sismografi sono migliaia. Negli ultimi 150 anni di storia i gravi terremoti che hanno interessato il nostro Paese sono stati una trentina: la media è uno ogni cinque anni. Dal 1968 a oggi sono stati otto, di cui cinque negli ultimi vent’anni: in questo periodo, per interventi nei luoghi colpiti, lo Stato ha speso 150 miliardi di euro, mentre la stima dei fondi necessari per mettere in sicurezza il patrimonio edilizio pubblico si ferma a 40 miliardi. L’esempio da seguire è quello del Giappone dove, con adeguate procedure di costruzione degli edifici e un’educazione culturale al rischio sismico, si è riusciti a limitare in modo notevole perdite umane e distruzioni, anche in occasione di terremoti gravissimi, come quelli di Kobe del 1995 e di Tohoku del 2011. Le abitazioni antisismiche possono ridurre di quasi il 90 per cento il numero delle vittime.

Nei momenti di emergenza l’Italia risponde sempre con generosità e umano senso della solidarietà. Ora il Paese dovrà dimostrare di essere diventato finalmente maturo, quando verrà il tempo della ricostruzione, riedificando secondo le più severe norme di sicurezza. Come ha scritto Ernesto Olivero, «dal dolore straziante di chi ha visto vita, casa e sogni in polvere, può nascere un’Italia più pulita e più onesta».

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