La strana alleanza
tra Usa e sauditi

L’alleanza tra Stati Uniti e Arabia Saudita è stata rinsaldata dalla visita di Donald Trump a Riad, il primo viaggio all’estero del nuovo presidente americano. Con la Casa Reale saudita egli ha firmato un contratto per la fornitura di armi del valore di 110 miliardi di dollari e ha lanciato un’alleanza «per combattere l’estremismo islamico». Non solo spese belliche. Il giro d’affari bilaterale è stato complessivamente di circa 350 miliardi di dollari. Trump esulta: «Stupenda giornata. Stupendi investimenti. Tanti posti di lavoro!».

Navi da guerra, carriarmati, sistemi di difesa missilistica e 150 elicotteri da combattimento Black Hawk, ritenuti il gioiello della tecnologia americana. L’enorme vendita di armi è stata gestita da Jared Kushner, il genero imprenditore di Trump, un ebreo ortodosso che, per partecipare al ricevimento nel palazzo dorato del re saudita Salman, ha chiesto la dispensa rabbinica per lavorare di sabato. L’intesa è un evidente atto ostile verso l’Iran, l’altra potenza regionale del Medio Oriente, storica e irriducibile rivale dei sauditi.

Nella campagna elettorale Trump aveva promesso una politica estera impostata sulla lotta all’Islam radicale e all’Isis. Ha deciso di lanciare un’alleanza «per combattere l’estremismo» dalla capitale dello Stato che è ideologicamente più vicino al fondamentalismo islamico nel mondo. La componente estremista dell’Islam sunnita, in particolare nella versione wahabita, è propagata proprio da Riad.

Si ricorderà, poi, che quindici dei diciannove dirottatori degli attentati dell’11 settembre provenivano dall’Arabia Saudita. Lo stesso Osama bin Laden apparteneva a una famiglia di miliardari sauditi ed era un fondamentalista sunnita. L’Isis è un’organizzazione terroristica sunnita salafita. L’estremismo islamico, in definitiva, gravita nell’orbita saudita e non in quella iraniana sciita.

L’infausta guerra del 2003 in Iraq contro Saddam Hussein, indubbiamente un sanguinario dittatore ma laico e non fondamentalista islamico, avrebbe dovuto esportare in quel disgraziato Paese la democrazia. Nota è la situazione in cui versa, ormai da molti anni, l’Iraq. L’Arabia Saudita è una monarchia assoluta islamica e non ha un parlamento. È impossibile per i non musulmani non solo edificare luoghi per i loro culti, ma anche esibire pubblicamente simboli della loro religione. Si ricorderà, invece, come nell’Iraq di Saddam Hussein i cristiani non solo non fossero discriminati, ma addirittura Tareq Aziz, di fede cattolica caldea, fosse stato vice-primo ministro e ministro degli Esteri.

In Arabia Saudita, dove il sovrano è, nel contempo, capo dello Stato, primo ministro e massima carica religiosa, le libertà fondamentali della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo non sono generalmente riconosciute, anche se il regno nega che tali violazioni avvengano, e le donne sono discriminate in ogni aspetto della vita civile. Paradossalmente, l’Arabia Saudita è il Paese dove la spesa pro-capite in prodotti di bellezza è la più alta al mondo.

Nelle stesse ore dell’omaggio di Trump al re Salam, in Iran si sono tenute elezioni democratiche, inimmaginabili in Arabia Saudita, vinte dal moderato Rouhani sul conservatore Raisi. È pur vero che l’Iran è una repubblica islamica, dove esistono una Guida suprema religiosa e i Guardiani della rivoluzione (la «rivoluzione» è quella dell’ayatollah Khomeini, che depose lo scià Reza Pahlavi nel 1979). La popolazione, però, può andare a votare e a esprimere una preferenza tra linee politiche differenti. Nonostante questo, gli Stati Uniti continuano a considerare stretta alleata l’Arabia Saudita, estranea ai valori della libertà e della democrazia, e a tenere un atteggiamento ostile verso l’Iran. Anzi, Trump mira all’isolamento dei persiani e rilancia enfaticamente l’alleanza con i sauditi. Si ricorderà, invece, che il presidente François Hollande cercò addirittura di nascondere, senza riuscirci, la consegna della Legion d’Onore, il massimo riconoscimento francese, al principe saudita, quasi se ne vergognasse.

In Siria l’Iran è alleato con la Russia di Putin. L’orientalista francese Gilles Kepel interpreta la sottolineatura dell’alleanza americano-saudita come un tentativo di Trump di smarcarsi da Mosca, visto che, in questi stessi giorni, il genero Jared Kushner, come altri membri dell’amministrazione, è coinvolto nell’inchiesta sui presunti legami proprio con la Russia.

L’autorevolezza, di cui l’Arabia Saudita gode nel mondo occidentale, si deve alla scoperta del petrolio nel 1938, che ha arricchito il Paese e l’ha trasformato economicamente. Ora Salman avrebbe scelto di modernizzare il Paese, emancipandolo da wahabiti e salafiti. La strada per il rispetto dei diritti dell’uomo dev’essere ancora intrapresa.

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