L’idea di Europa unita
si è fermata al Brennero
Ma l’Europa non c’è. Non c’è come organismo unitario, non è avvertita come patria comune. Se ci percepissimo come cittadini europei, non avvertiremmo più la necessità di presidiare i vecchi confini già cancellati dalla storia. L’idea di Europa unita è rimasta un espediente retorico, non è entrata nella mentalità della gente comune, nonostante decenni di campagne educative nelle scuole. I controlli alla frontiera del Brennero erano stati eliminati nel 1998. Se dopo diciotto anni sono ripristinati, significa che non ha torto chi sostiene che i confini siano stati abbandonati troppo frettolosamente. Perché, anche dopo un periodo così lungo, i cittadini europei continuano a sentirsi austriaci o italiani, francesi o tedeschi, anglosassoni o latini. I controlli di polizia sono stati reintrodotti dalla Francia dopo gli attentati terroristici, dai Paesi Bassi, dalla Danimarca. Per fermare i migranti, l’Ungheria ha costruito una recinzione al confine con la Serbia, fuori dall’Unione come la Macedonia, che blocca gli ingressi dalla Grecia, un Paese dello spazio Schengen.
A giugno si terrà nel Regno Unito il referendum per decidere se il Paese debba restare nell’Unione Europea o lasciarla. Se vincesse l’isolazionismo, potrebbe riprendere quota il separatismo in Scozia, che nell’Europa vede un contrappeso a Londra. In Catalogna, come nei Paesi Baschi, si continua a coltivare il sogno dell’indipendenza da Madrid. Insomma, mentre evapora l’Europa, si riaccendono i separatismi interni agli Stati, che solo l’unità di tutti i popoli continentali potrebbe far tramontare. La scomparsa dei confini, infatti, rigenera le regioni europee, come quella transfrontaliera del Tirolo. Ora, al Brennero, si riapre una ferita vecchia di quasi cent’anni.

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