Lotta alla povertà
prima emergenza

Pochi ricchi sempre più ricchi. La forbice ha iniziato ad allargarsi dopo l’inizio della crisi scoppiata nel 2008. Le disuguaglianze erano scese dopo le conquiste degli anni Sessanta, per tornare a crescere nei primi anni Ottanta e, soprattutto, dal 1995 in poi. In questi giorni a Roma è stato presentato il Forum Disuguaglianze e Diversità, un’alleanza di organizzazioni di diversa provenienza politica e culturale, comprendente anche la Caritas italiana, nata proprio per affrontare l’aumento del divario sociale. Nella Dichiarazione d’intenti si legge: «Una parte crescente della popolazione avverte una minaccia alle prospettive di reddito per sé e per i propri figli, tende a identificarne la causa in cambiamenti fuori dal nostro controllo, dalla tecnologia all’immigrazione, e volge contro di essi il proprio risentimento».

Il Forum Disuguaglianze e Diversità intende avviare processi virtuosi per ridurre le disuguaglianze di ricchezza, di reddito e di lavoro, nell’accesso e nella qualità dei servizi essenziali e nella partecipazione alle decisioni. «Di fronte alla crescita smisurata delle disuguaglianze in Italia – spiega Franco Ippolito, il presidente della Fondazione Basso, ideatrice del Forum – siamo convinti che sia possibile sgretolare il senso comune di rassegnazione. Le alternative ci sono». I promotori del progetto sottolineano come in Italia, negli ultimi dieci anni, la povertà assoluta sia aumentata del 140 per cento. Si consideri che, per l’Istat, una famiglia è ritenuta «assolutamente povera» se sostiene una spesa mensile per consumi pari o inferiore al valore monetario, a prezzi correnti, del paniere di beni e servizi considerati essenziali per ciascun nucleo, definito in base all’età dei componenti, alla ripartizione geografica e alla tipologia del comune di residenza. «Le disuguaglianze economiche, sociali e di riconoscimento sono assai elevate nel nostro Paese – affermano le organizzazioni che sostengono il Forum – e, in modo particolare, colpiscono le donne e minacciano il futuro dei giovani. Le disuguaglianze hanno una forte dimensione territoriale, con faglie tra periferie e centri delle città, tra aree interne e urbane. Il rischio è che disuguaglianze e degrado inneschino la trappola del sottosviluppo».

Sono considerazioni che riguardano la vita di tutti, anche di chi – per ora – è stato solo lambito dal gorgo dell’impoverimento e del conseguente risentimento, creato dal capitalismo senza freni, all’origine della crisi economica mondiale nel 2008. I dati della Banca d’Italia rivelano che il 10 per cento più povero degli italiani ha avuto a disposizione, nel 2014, un reddito inferiore di un quarto rispetto a quello del 2008. In Italia la crescita della produttività è stata lenta già dalla metà degli anni Novanta – da oltre un ventennio – non solo rispetto al passato, ma anche a quella degli altri Paesi europei. Dalla produttività dipende, oltre che la capacità di ridurre il debito pubblico e la competitività internazionale, il reddito presente e futuro dei cittadini.

Il capitalismo ha in sé il germe delle disuguaglianze, perché è basato sulla competizione. Quest’ultima, d’altra parte, crea la dinamica dell’aumento della ricchezza, mancata, invece, com’è noto, nelle fallimentari esperienze storiche del socialismo reale. Il perseguimento di una maggiore uguaglianza sociale, di conseguenza, non ha come obiettivo l’appiattimento delle persone ma, al contrario, la libertà di ciascuno di vivere dignitosamente.

Già nel 2009 Richard Wilkinson e Kate Pichett, in «La misura dell’anima. Perché le diseguaglianze rendono le società più infelici», hanno dimostrato come il maggiore divario tra redditi sia connesso, tra l’altro, con la maggiore diffusione di malattie, criminalità e droghe.

Al termine del Giubileo della Misericordia, Papa Francesco ha istituito la Giornata mondiale dei Poveri, con il messaggio «Non amiamo a parole ma con i fatti», invitando «ad un vero incontro con i poveri e a dare luogo ad una condivisione che diventi stile di vita». «Ai nostri giorni, purtroppo, – si legge – mentre emerge sempre più la ricchezza sfacciata che si accumula nelle mani di pochi privilegiati, e spesso si accompagna all’illegalità e allo sfruttamento offensivo della dignità umana, fa scandalo l’estendersi della povertà a grandi settori della società in tutto il mondo. Dinanzi a questo scenario, non si può restare inerti e tanto meno rassegnati». Questi concetti sono stati richiamati nel messaggio per la Quaresima, ispirato da un’espressione del Vangelo di Matteo: «Per il dilagare dell’iniquità l’amore di molti si raffredderà». Il diradarsi del sentimento di fraternità è la più grande povertà del mondo d’oggi, sempre più ricco di «amici» virtuali e sempre più carente di quelli autentici.

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