Pochi laureati: insufficiente
orientamento all’università

Il dato è incredibile ma vero. In Italia la percentuale di popolazione tra i 25 e i 34 anni con una laurea è del 24,2 contro il 45,8 del Regno Unito e il 44,8 della Francia. Non solo: la Commissione Ue rivela che l’Italia ha una delle quote di abbandono dell’università più alte in Europa, il 45 per cento.

Quasi uno studente su due lascia. Un paradosso perché, soprattutto in momenti di crisi, come dice l’ultimo rapporto di Alma Laurea, completare gli studi universitari facilita l’ingresso nel mondo del lavoro e dà accesso a redditi mediamente più alti. Con questa situazione degli studi superiori, il Paese, nella distrazione generale, sta mettendo in pericolo il suo ruolo nella competizione globale dei prossimi decenni. In Irlanda e in Corea del Sud l’intensità dell’istruzione superiore nella società è tripla e in aumento costante. Per non parlare della fuga all’estero: l’Istat stima che negli ultimi anni aveva una laurea circa una persona su quattro tra coloro che hanno lasciato l’Italia per lavorare altrove, mentre altri indizi indicano che le uscite dal Paese siano, addirittura, di tre volte superiore.

In Italia, intanto, l’ascensore sociale è fermo. Sempre secondo l’Istat, la famiglia nella quale si nasce condiziona fortemente il successivo ciclo di studi e di lavoro: in Italia incide per il 63 per cento, mentre in Francia per il 37. Che cosa significa? I figli degli operai fanno gli operai, mentre i figli dei professionisti fanno (o tentano di fare) i professionisti.

All’origine c’è l’insufficienza di orientamento all’università nelle scuole superiori, in particolare nei licei: è vero che un tempo non c’era assolutamente, ma anche ora è scarso. Nelle superiori non si fanno conoscere le professioni: uno studente se, per esempio, non è già figlio di un medico o di un avvocato, finisce il liceo senza sapere che cosa significhi fare il medico o l’avvocato e che cosa, precisamente, bisogna studiare per diventarlo. La scuola che, per antonomasia, dovrebbe preparare alle professioni liberali non fornisce nessuna informazione al riguardo. Di conseguenza chi non è figlio di un professionista, anche se frequenta con profitto un liceo, è molto più difficile che diventi un professionista. Nelle scuole superiori deve essere potenziato e reso più efficace l’orientamento all’università per agevolare la scelta della facoltà e la scelta della professione. Soltanto aumentando il numero e la qualità dei laureati sarà possibile tenere il ritmo della competizione con il resto del mondo. Altrimenti l’Italia continuerà a fare il gambero.

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