Invidiauomo, dopo l’Italia la Spagna
Sapevate che era made in Bergamo?

«Credo nell’Italia: con la crisi si è persa qui quella fetta di moda che stava in mezzo tra il low cost e il prodotto di super lusso. La nostra scelta è stata quindi quella di colmare questo gap, senza rinunciare alla qualità ma esternalizzando necessariamente la produzione». Luca Valoti spiega così la filosofia della sua azienda «Invidiauomo», e lo fa dai nuovi uffici di Pradalunga mentre, con l’agenzia Informa, supervisiona lo shooting fotografico della collezione 2015/2016 dell’omonimo marchio di moda.

Molti infatti non sanno che questo brand, che si trova nei centri commerciali di tutta Italia e in parecchi store all’estero, arriva dalla nostra Val Seriana. All’insegna di un progetto che negli anni è stato creato da Luca Valoti, cognome importante in Bergamasca e all’insegna del manifatturiero: la sua famiglia è la titolare dalla V&V Italian Style di Alzano, camiceria made in Italy.

Luca, 38 anni, si è messo però a camminare da solo: col fratello Luigi e la cugina Monica ha avviato un progetto che conta 70 dipendenti, 50 monomarca in Italia e all’estero, con una linea total look maschile e una collezione donna partita proprio negli ultimi anni.

Con una curiosità: tutto nasce dal Messico, dopo un’esperienza che Luca Valoti fa nel 2000: «Seguivo la produzione e lo sviluppo retail di un’azienda. Sono tornato e ho pensato a un nuovo marchio che fosse legato all’ uomo, per un lusso accessibile». Il primo esperimento di chiama «Zebedia», a Milano, con una linea di camicie e cravatte, «ma l’intenzione era quella di diversificarmi dalla produzione della V&V, tanto che nel 2003 ho avviato il nuovo marchio “Invidiauomo”, pensando a una moda che potesse piacere all’uomo tanto da renderlo invidiabile».

Un gioco di parole e un primo monomarca in un centro commerciale a Romano di Lombardia: «L’anno successivo arrivo a Orio e da lì i numeri sono iniziati a crescere». Con un progetto definito: «Una linea di moda che avesse un range di prezzo democratico e un pubblico ampio, quello dei centri commerciali». Salta il concetto di made in Italy: «Per garantire un prezzo più basso abbiamo esternalizzato una parte della collezione, ma con un’altissima attenzione al controllo qualità del prodotto,svolto internamente in azienda». E se quindi la camiceria è prodotta in Egitto e Romania in fabbriche di proprietà, i capispalla arrivano da Est Europa e Far East, mentre le scarpe e una parte della maglieria resta in Italia. «Le cinture sono bergamasche» commenta Valoti, che sottolinea: «Sappiamo il valore del made in Italy, ma abbiamo fatto una scelta per allargare il nostro range di interesse». E da qui uno sviluppo del progetto: «Dei 50 monomarca (16 di nostra proprietà, il resto in franchising) 35 sono in Italia. Il resto nell’Est Europa, in Olanda e Svezia». Con un passaggio obbligato: «All’estero prima apriamo spazi di proprietà, testiamo il territorio e poi sviluppiamo i franchising, con attenzione alla formazione del personale su cui investiamo molto per offrire un servizio impeccabile».

Questo mentre si è sviluppato anche il prodotto: «Abbiamo ampliato gli accessori uomo, con le scarpe prodotte nel Sud Italia». Anche la donna si è ampliata: «Ormai siamo al total look, dedicando il 25% dello spazio degli store al gentil sesso» continua Valoti, che ora replicherà il modello italiano in Spagna: «Questo mese prima apriremo tre corner al Coin, nuovo modello, oltre a due negozi in Romania e a San Pietroburgo. Poi la Spagna: a Barcellona e Madrid, un progetto pilota per poi replicare il modello italiano con una serie di franchising». Questo mentre il fatturato 2014 si è chiuso a 9 milioni: «In crescita e con una previsione di un nuovo sviluppo per il 2015, anche grazie all’e-commerce». E un obiettivo per il 2020: «Ottanta punti vendita in Italia, con due store di proprietà in ogni paese europeo. E il modello Italia da seguire».

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