A Locarno
per «curare» i golf
della Ryder Club

Marco Nembrini, 34 anni, ha sempre avuto la passione per il golf. Dopo il diploma all’Itas di Bergamo come perito agrario ha conseguito la laurea e il master in Economia e commercio per poi specializzarsi negli Stati Uniti in «tappeti erbosi». Ha sempre lavorato come greenkeeper in Galles, a Milano presso il Golf Club e questo gli ha aperto le porte di Locarno e della Svizzera ma anche la possibilità di conoscere campioni del calibro di Tyger Woods e curare il manto verde per il trofeo della Ryder Cup.

«La mia passione è nata quasi per caso, da ragazzino, quando, ritrovandomi, un giorno, al Golf club Bergamo l’Albenza, sono rimasto incantato dall’ambiente che mi circondava. Poi, qualche anno più tardi, con un diploma di perito agrario in mano, ho fatto domanda di lavoro proprio al Golf club Bergamo l’Albenza e da lì è iniziata la mia storia».

Marco Nembrini, 34 anni, originario di Villa d’Almé, racconta così i primi passi della sua carriera lavorativa che lo ha condotto, dal gennaio 2018, a Locarno, in Svizzera, dove vive e lavora come agronomo responsabile della manutenzione dell’intero impianto sportivo del Golf Club Losone. Una carriera a cui ha sempre puntato e per cui ha seguito un lungo percorso di formazione. «Dopo essermi diplomato come perito agrario all’Itas di Bergamo, nel 2004, ho conseguito, prima la laurea triennale in Economia e commercio, all’Università degli studi di Bergamo (2008), poi l’executive master in Economia, alla Cattolica di Milano (2013), e, infine, il corso di specializzazione in tappeti erbosi a uso sportivo, alla University of Georgia, negli Stati Uniti (2014)».

Durante gli studi, però, Marco ha sempre lavorato. «Finite le superiori, e dopo due anni di attività da greenkeeper in Italia, mi sono trasferito per cinque mesi in Galles dove ho lavorato al Celtic Manor resort. Rientrato in Italia e completati gli studi ho avviato con due partner una società di manutenzione e costruzione di campi da golf e campi da calcio. Con questa società ho collaborato anche con l’Atalanta per oltre due anni. Poi, nel 2014, sono diventato l’agronomo del golf club Milano. Contestualmente, nel 2015, 2016 e 2017, ho avviato una collaborazione con l’European Tour, l’organizzazione che gestisce i principali tornei golfistici europei, lavorando come tournament agronomist nella preparazione dei campi di gara in Francia e Germania». Esperienze lavorative che hanno permesso a Marco di lavorare in alcuni degli ambienti più importanti del golf. «Lavorando per il Golf club di Milano, dove abbiamo ospitato per tre anni gli Open d’Italia, e per l’European Tour, ho avuto modo di conoscere molti miei colleghi provenienti da tutto il mondo. Ma ho avuto anche la possibilità di avere tanta visibilità. È grazie a queste esperienze, infatti, che sono stato contattato dal Golf Club Losone, dove ora lavoro».

Nel 2018, così, Marco si è trasferito in Svizzera. «Da gennaio dell’anno scorso vivo stabilmente a Locarno, dove lavoro per il Golf Club Losone. Sostanzialmente, qui, sono l’agronomo del club, responsabile della manutenzione di tutto l’impianto sportivo: 70 ettari più tutte le strutture». Pur lavorando sempre nell’ambito golfistico, Marco ha saputo crescere e trasformarsi anche a livello lavorativo. «Ho iniziato a lavorare, appena diplomato, come greenkeeper, manutentore in campo. Poi, col tempo, la mia figura professionale è cambiata e ora sono il sovrintendente, un agronomo nei fatti, di un impianto sportivo. Quindi in un campo da golf sono la persona che ha la responsabilità di mantenere tutta la superficie da gioco in condizioni perfette, pianificare le lavorazioni, gestire il team di greenkeeper e tutto quanto necessario. Inoltre gestisco il parco macchine del club e mi interfaccio con la gestione sportiva. Il tutto rispettando determinati standard qualitativi».

Un’evoluzione che, nel 2018, lo ha portato a lavorare anche per l’élite del golf. «Lo scorso ottobre ho avuto l’opportunità di lavorare per la famosa Ryder cup, il torneo golfistico più importante e seguito al mondo, dove si sfidano i migliori golfisti europei e americani, che faceva tappa a Le golf National a Parigi. È stata un’esperienza stupenda, incredibile, e ho avuto modo di conoscere personalmente i migliori golfisti del mondo, come Tiger Woods. Nel 2022 La Ryder Cup sarà ospitata in Italia e credo che sarà importante per il nostro Paese, visto che è il terzo evento sportivo al mondo, dopo i mondiali di calcio e le Olimpiadi estive». Marco, a Locarno, è riuscito subito a calarsi nella nuova realtà, che, soprattutto a livello lavorativo, lo soddisfa molto. «Ambientarsi qui è stato abbastanza semplice, è quasi come essere in Italia, e parlare la stessa lingua aiuta molto. Addirittura con dei colleghi parlo in dialetto, infatti il dialetto ticinese ha le stesse radici dei dialetti lombardi. Inoltre ho scoperto con estremo piacere che qui in Svizzera noi bergamaschi siamo veramente apprezzati e stimati come gran lavoratori e persone per bene. Ciò mi ha aiutato molto nell’inserimento in ambito sia lavorativo che sociale. Poi, per quanto riguarda il mio settore, devo dire che qui ci sono più possibilità lavorative, in quanto il movimento golfistico svizzero sta attraversando un momento di crescita. Vengono richiesti degli standard qualitativi molto elevati, vero, ma allo stesso tempo si viene messi nelle condizioni di poter lavorare al meglio. Inoltre si percepisce sin da subito che il merito viene riconosciuto e premiato. Purtroppo in Italia la congiuntura economica degli ultimi anni ha portato il nostro settore a ridurre i budget legati alla manutenzione e, di conseguenza, si è costretti a lavorare in situazioni statiche e con poca motivazione».

Per il futuro, Marco, non ha ancora progetti definitivi. «Credo che resterò qui ancora per qualche anno. Ma può anche darsi che rimanga qui per sempre, in quanto la qualità della vita è veramente ottima in tutte le sue sfaccettature. Tornerei in Italia solamente se trovassi opportunità lavorative come direttore di golf club, ma per quello mi servirebbe ancora qualche anno di esperienza. Oppure rientrerei per avviare qualche progetto imprenditoriale, magari approfittando anche dei miei contatti svizzeri».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

© RIPRODUZIONE RISERVATA