«Lungo il cammino di Santiago
ho capito dove era il mio futuro»

Da tre anni Nausica Triolo, 25enne di Rovetta, lavora per una start up in Danimarca. «Non sono io ad aver scelto la Danimarca, ma è lei che si è fatta scegliere» dice la giovane bergamasca.
«La prima volta che lasciai casa decisi di andare a Bolzano – racconta – per iniziare il mio percorso universitario in Economia & Management alla Libera Università di Bolzano con tre lingue d’insegnamento: italiano, inglese e tedesco. Ho sempre avuto una forte passione per le lingue, conoscere gente diversa e misurarmi in situazioni nuove. È ciò che da sempre mi fa sentire viva. Ci sono voluti però due anni e mezzo tra le Dolomiti, un anno di Erasmus alle Canarie e un cammino di Santiago in solitaria prima di arrivare in Danimarca».

«Dopo la laurea triennale infatti mi sono trovata sommersa da domande e da possibili strade che avrei potuto intraprendere per il mio futuro e così, un po’ per fare chiarezza e un po’ per cercare risposte, decisi di partire per il Cammino di Santiago. Dai Pirenei francesi fino a Finisterre. Fu proprio lì, alla “fine del mondo”, che capii che il mio viaggio non era ancora finito. L’immenso senso di umanità incontrato sul cammino tra persone provenienti dalle parti più disparate del mondo, mi fece capire che avevo ancora tanta voglia di mettermi in gioco, di crescere e di imparare – ricorda Nausica Troilo –. Iniziai a cercare un percorso universitario che fosse in grado di combinare la mia laurea triennale in economia alla mia passione per il viaggio, le lingue e la multiculturalità. Mio fratello aveva fatto il suo master ad Odense, la terza città più grande della Danimarca, e così decisi di guardare i corsi di master lì e quando trovai “Antropologia del mercato” me ne innamorai subito. Per due anni ho studiato il “consumatore” e i trend del mercato attraverso una lente antropologico-culturale, anziché economica. Ho concluso il master a giugno 2019 con laurea ad honorem, e con una ricerca di tesi su come i consumatori partecipano e agiscono nel mercato a seconda della loro percezione del tempo».

Lì, in Danimarca, nella città di Odense, la giovane bergamasca ha trovato anche l’amore. E con il fidanzato da qualche mese vive a Copenaghen. «La Danimarca mi ha regalato uno stile di vita sereno, rilassato – prosegue la 25enne – e l’amore. Quindi non potevo chiedere di meglio. Anzi… forse mi manca solo un pochino di sole in più. Inizialmente pensavo di rimanere per il periodo degli studi e non avevo le idee ben chiare su quello che sarebbe stato il dopo. Ma nel bel mezzo del percorso di studi ho incontrato il mio ragazzo con il quale convivo ormai da un anno e mezzo. Lui è americano e stava facendo un dottorato in fisica teorica presso la stessa università ad Odense. A settembre entrambi abbiamo trovato lavoro a Copenaghen e ci siamo trasferiti qui. A Copenaghen sono stata assunta come “User Experience Researcher” da una start up che cerca di aiutare gli studenti di medicina nel processo di memorizzazione attraverso la realtà virtuale. Essendo questa una start up, è un lavoro dove non ci si annoia mai: molto dinamico e veloce. In ufficio siamo in 20 persone provenienti da 17 nazionalità diverse».

Al momento la rovettese si gode la vita nella capitale danese insieme al suo fidanzato. «Al momento non penso di tornare in Italia – sottolinea – perché ci sono realtà politiche e sociali dalle quali mi trovo molto distante. Sto cercando di costruire il mio futuro qui insieme al mio compagno, dove nessun datore di lavoro ci chiede di “sacrificare” la nostra giornata e vita per l’azienda ma anzi dove il nostro tempo libero viene invece rispettato e valorizzato».

«Le differenze con l’Italia sono tante, anzi tantissime. Da quelle positive a quelle meno positive – spiega –. Innanzitutto in Danimarca c’è una maggiore qualità della vita rispetto all’Italia: tutti si muovono in bicicletta, nessuno lavora fino a tutte le ore senza avere il tempo per sé o per la propria famiglia. C’è una maggiore parità dei sessi e il governo si prende cura dei cittadini ponendo una particolare attenzione verso l’educazione e i giovani. Punti sui quali l’Italia pecca un poco».

«D’altro canto – riflette ancora Nausica Troilo – in Danimarca manca il cibo italiano e la cultura verso il cibo che forse solo noi italiani abbiamo. Qui mancano le infinite varietà di paesaggio che il nostro territorio offre, l’enorme patrimonio artistico culturale che si respira in ogni parte dell’Italia, dalle grandi città ai vicoli dei piccoli borghi. Manca il nostro romanticismo, la spontaneità e la creatività che ci caratterizza. Mancano tutte queste cose che ci contraddistinguono come italiani e che ci rendono speciali agli occhi di tutto il mondo».

Copenaghen si è rivelata una città all’avanguardia. «È una città piena di fascino – riferisce Nausica Triolo –. È tranquilla, alternativa, innovativa ed elegante. In Danimarca faccio una vita molto rilassata, vado a lavoro tutti i giorni però l’orario non è fisso: anche se devo fare 37 ore settimanali, sono libera di gestire il mio orario lavorativo come meglio credo. Generalmente entro intorno alle 9 e finisco alle 16.30, due volte alla settimana vado in palestra o faccio yoga e poi spendo la serata a cucinare insieme al mio ragazzo. Il weekend siamo quasi sempre con amici e siccome l’inverno molto lungo non permette di stare all’aria aperta, generalmente ci incontriamo a casa di qualcuno e passiamo la giornata insieme facendo giochi in scatola, ceniamo insieme e passiamo la serata in compagnia. Ci piace l’idea di vivere in un ambiente internazionale, di poter svolgere un lavoro che ci entusiasma e simultaneamente di avere tanto tempo a disposizione per noi e per le nostre passioni».

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