A casa dopo oltre 8 mesi di ospedale
La felicità di Sergio: «Io, un miracolato»

Gavazzi, 73 anni, ricoverato a marzo per la sindrome di Guillain-Barré era poi
risultato positivo al Covid. «Ho visto persone morire, rispettiamo le regole anche a Natale»

«A chi ha il Covid ed è in difficoltà dico di non mollare perché anche con la forza di volontà, il coraggio e la pazienza se ne può uscire. Mentre trovo incredibile che ci sia ancora chi sottovaluta il coronavirus o addirittura non ci creda. Io ho visto persone ricoverate con me morire ed è per questo che bisogna cercare di limitarsi il più possibile anche in questo periodo di Natale e adottare tutte le precauzioni».

Sergio Gavazzi ha 73 anni ed è stato dimesso lo scorso 1 dicembre, dopo 8 mesi e una settimana di ricovero. Ora che è a casa ci tiene a lanciare un messaggio di speranza a chi sta soffrendo ma anche un monito a chi sottovaluta il coronavirus. Il suo travagliato percorso è iniziato il 25 marzo quando è stato ricoverato all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo con la sindrome di Guillain-Barré (polineuropatia infiammatoria acuta, caratterizzata da debolezza muscolare e perdita della sensibilità distale) e in ospedale è risultato positivo al Covid. Due giorni dopo le sue condizioni sono drasticamente peggiorate ed è stato intubato. Dopo tre giorni è stato trasferito all’ospedale di Garbagnate Milanese, dove è stato intubato per circa tre settimane per poi subire un intervento di tracheotomia. È rimasto per due mesi in terapia intensiva e il 3 giugno è stato trasferito al Centro clinico NeMO di Milano presso l’ospedale Niguarda, per un periodo di riabilitazione.

L’1 dicembre finalmente è potuto tornare a casa dai suoi cari. E ora è tempo di ripercorrere questi lunghi otto mesi: «Quando mi sono risvegliato ho potuto sentire la mia famiglia al telefono - racconta - ma la prima video chiamata con loro l’ho fatta dopo un mese e mezzo. Poi quando mi hanno trasferito al NeMo di Milano i miei familiari potevano venirmi a trovare uno alla volta, ma le visite si sono interrotte a metà ottobre. Il recupero è stato davvero difficile ma ora pian piano sto migliorando e, anche se i primi giorni avevo un po’ di timore perché all’ospedale mi sentivo in un ambiente protetto, ora prosegue tutto nel modo più bello».

Il signor Gavazzi abita a Ponteranica con la moglie Doriana di 73 anni e il figlio trentottenne Luca. Ha altri due figli: Andrea di 46 anni e Simone di 47 anni e 5 nipoti. «Non avrei mai pensato che si potesse stare in ospedale così tanto - sottolinea -, mi sento un miracolato». In questo lungo periodo a fargli forza c’è stata tutta la famiglia, i parenti, gli amici e i suoi clienti (ha un negozio di parrucchiere a Ponteranica, dove ha lavorato fino a dieci giorni prima del ricovero). «Ringrazio tutti per la vicinanza e il sostegno, compresi medici, infermieri e fisioterapisti che sono stati eccezionali. Il supporto della mia famiglia è stato importantissimo: anche i miei nipoti al telefono continuavano a dirmi “dai nonno vedrai che ce la fai” e mi hanno dato tanto coraggio: il pensiero a loro è stato ricorrente, mi venivano a trovare anche nei sogni. Questo Natale lo passerò con mia moglie e il figlio che abita con noi, in attesa di tempi migliori quando potrò finalmente rivedere tutti i miei cari».

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