A Dalmine volpi, aironi e falchi
«Estendiamo il divieto di caccia»

Avvistati all’oasi del Picchio verde, l’associazione lancia l’appello: vietare la caccia nell’area umida. «Rischiano gli animali, ma anche chi entra per osservarli. E se vogliamo che non fuggano, no parcheggi e pin nic»

Ha fatto capolino qualche giorno fa, di mattina presto, tra il canneto e il laghetto all’interno dell’oasi naturalistica «Il picchio verde» di via XXV Aprile. La volpe a Dalmine non è una rarità, diversi gli avvistamenti negli anni tra il cimitero e le fattorie del Basso Brembo, per la disperazione delle galline dei contadini della zona. Ma è la prima volta che la si vede nell’oasi protetta e che qualcuno riesce a fotografarla. «Dev’esserci una tana da qualche parte in zona – spiega Paolo Maffioletti, presidente del Picchio verde, che gestisce l’omonima area protetta – perchè il giorno successivo, sempre nell’oasi, abbiamo visto anche un esemplare maschio. Ero nel capanno per cercare di avvistare qualche volatile e me la sono trovata davanti e l’ho fotografata».

L’oasi dalminese è un esempio di recupero ambientale sulle rive del fiume (che dista poche centinaia di metri) completata nel 2017. Un’area umida - recintata e con accessi contingentati - che vuole tutelare e valorizzare la flora, fauna e l’ecosistema del Parco del Basso Brembo (Plis).

Si posso trovare aironi cenerini, martin pescatori, rapaci e anfibi: una zona diventata un punto di riferimento anche per il fermo del passo (le migrazioni) autunnali. «Negli ultimi mesi pensiamo di aver avvistato anche un falco pellegrino, che dalle nostre parti non si è mai visto. Così come di assoluta rarità sono gli aironi bianco maggiore e quello rosso, che ci siamo ritrovati nell’oasi da un giorno all’altro – continua Maffioletti – Per completare la catena alimentare ora vorremmo fare un tentativo anche con il pesce: introducendo crostacei e gamberi di fiume o piccoli pesci che si trovano nel Brembo, prima era quasi impossibile, visti i tanti problemi che abbiamo avuto per portare con frequenza cadenzata l’acqua all’oasi».

Se il problema dell’acqua sembra superato, c’è però un altro fattore che ora minaccia la tranquillità dell’oasi e non solo: l’apertura della stagione della caccia a settembre. «Era una richiesta che abbiamo fatto anche negli anni scorsi, quella di introdurre il divieto di caccia in tutta l’area del Plis che va dal Belvedere del Brembo alla nostra oasi – aggiunge il presidente del Picchio verde –: nonostante le limitazioni, 150 metri dalle case e 50 metri dalle strade (e nell’area protetta non si può sparare, ovviamente), nessuno controlla: negli anni scorsi sono stati diversi i bossoli che abbiamo trovato poco distanti e le carcasse di animali con piombini in corpo. Quest’anno poi diventa ancora più imperativo introdurre il divieto e lo chiedo espressamente al Comune di Dalmine: con l’apertura della pista ciclabile che attraversa il Plis (anche se non ancora inaugurata di fatto è già aperta, ndr) la zona è molto più antropomorfizzata con il rischio di pericoli anche per le persone».

L’associazione poi si schiera pubblicamente contro qualsiasi progetto che preveda di modificare l’ambiente del Basso Brembo con soluzione invasive: parcheggi, aree picnic, elettrificazione. «Tra i programmi della coalizione di maggioranza che ha vinto le scorse elezioni c’è un progetto di questo tipo – conclude Maffioletti –. Già con la pista ciclabile, che è una scelta che capiamo, si è andati a tagliare filari di alberi nella zona. Ma pensare di fare parcheggi, portare giù automobili, o anche solo l’elettricità... pensiamo di rivedere così i falchi o le volpi?»

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