Albergatori all’attacco di Airbnb
«Dilaga, ma senza autorizzazioni»

Il caso di Bergamo: 517 annunci pubblicati su Airbnb., ma solo un centinaio figurano nell’elenco delle 455 strutture che hanno comunicato l’attività al Comune.

Il portale Airbnb, ad agosto 2016, poneva in vendita in Italia 222.786 strutture (erano solo 234 nel 2009). Lo rileva Federalberghi in un monitoraggio presentato in apertura del Ttg Incontri a Rimini sottolineando che si tratta di una crescita esponenziale alla quale non fa seguito «una significativa variazione del numero di attività ufficialmente autorizzate»: le strutture extralberghiere censite dall’Istat erano 104.918 nel 2009, oggi sono a quota 121.984. Il picco a Roma con 23.889 alloggi e a Milano con 13.200.

E a Bergamo? Twig, società che si occupa di data mining, aveva scattato una fotografia dell’offerta bergamasca sul portale simbolo della sharing economy. I risultati parlano chiaro: nella sola città di Bergamo si contano 517 annunci pubblicati su Airbnb. Di questi solo circa un centinaio figurano nell’elenco delle 455 strutture extra alberghiere che hanno presentato la Scia (segnalazione certificata inizio attività) al Comune di Bergamo. E solo 55 riportano, all’interno dell’annuncio, l’indicazione della tassa di soggiorno di 2 euro a ospite. Secondo le indicazioni del portale, invece, questo ultimo requisito dovrebbe essere obbligatorio per tutti.

«Il sommerso nel turismo prosegue indisturbato la propria corsa generando una minor sicurezza sociale e il dilagare indiscriminato dell’evasione fiscale e del lavoro in nero». A lanciare l’allarme il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca. «Sul portale Airbnb emergono quattro grandi bugie che smascherano definitivamente la favoletta della condivisione». Secondo Federalberghi:

1) «Non è vero che si tratta di forme integrative del reddito. Sono attività economiche a tutti gli effetti. Oltre la metà (57,7%) degli annunci sono pubblicati da persone che amministrano più alloggi, con i casi limite di insegne di comodo quali Bettina che gestisce 366 alloggi, Daniel (293) e Simona (260)».

2) «Non è vero che si tratta di attività occasionali. La maggior parte (il 79,3%) degli annunci si riferisce ad alloggi disponibili per oltre sei mesi l’anno».

3) «Non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare. la maggior parte degli annunci (70,2%) si riferisce all’affitto di interi appartamenti in cui non abita nessuno”.

4) «Non è vero che le nuove formule tendono a svilupparsi dove c’è carenza di offerta. Gli alloggi sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali».

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