Nembro, in ospedale 151 giorni per il covid
Piero torna a casa: «Mi sento un reduce»

La festa all’architetto di 64 anni Pietro Pulcini ricoverato a fine febbraio e dimesso solo martedì 28 luglio. L’abbraccio con la mamma di 94 anni, che non ha preso nemmeno un raffreddore.

Sono lacrime di gioia quelle che sgorgano sui lati di questa villetta bifamiliare al confine tra Nembro e Alzano Lombardo.

Il civico è quello di via Roma 61, trasversale di una strada principale che, nei mesi scorsi, tutti hanno visto almeno una volta in televisione sui tg nazionali.

Stavolta a fare notizia non è il dolore, ma il ritorno a casa di Pietro Pulcini (per tutti «Ol Piero»), anni 64, che da qui era uscito l’ultima volta cinque mesi prima (era il 28 febbraio), trascorsi a combattere la battaglia più difficile della sua esistenza, quella contro il Covid-19.

L’accoglienza

A accoglierlo una quarantina tra parenti e amici e l’atmosfera dei giorni di festa. Palloncini, trombe, striscioni e la musica di sottofondo di «Momenti di gloria»: «Grazie a tutti, mi sembra di essere in un sogno - le parole di questo rchitetto di design per interni ora in pensione - . Mi hanno raccontato che tanti altri in questa battaglia non ce l’hanno fatta: mi sento un reduce e fortunato a essere ancora qui».

Guarda il video dell’arrivo di Piero a casa

A abbracciarlo dopo un’attesa infinita i due nipoti, il genero, la moglie Serenella e i figli Vanessa e Mauro, quest’ultimo rientrato appositamente per l’occasione da Barcellona. A casa, la sua Itaca, Pietro Pulcini è tornato con la forza del miglior Ulisse nell’Odissea. il ricovero a Seriate dieci giorni dopo i primi sintomi, iniziati il 18 febbraio. Tre mesi all’ospedale «7 laghi» di Varese (i primi due dei quali in terapia intensiva) preludio ai passaggi nei reparti di medicina e pneumologia.

Da fine maggio era stato trasferito all’ospedale Sant’Isidoro di Trescore Balneario, con un percorso passato anche attraverso logopedisti e dietologi sostenuto da una tempra rara. Non aveva alcuna patologia pregressa, i suoi unici «vizi» erano il giardinaggio e la bicicletta, che ieri gli hanno fatto trovare fuori dal cancello d’ingresso: «Non possiamo che ringraziare tutte le persone che gli sono state vicine in questi mesi – le parole dei familiari - . Appena risvegliato, dopo tanto tempo, non aveva ovviamente idea di cosa fosse successo. Per tanto tempo le nostre speranze sono state aggrappate alla telefonata quotidiana con le strutture dove era ricoverato: ora parte il recupero verso la normalità che speriamo possa essere il più breve possibile».

La mamma di 93 anni

Ieri lo stesso Piero sorrideva di fronte a un paio di jeans troppo larghi da rendere inutile l’uso della cintura: rispetto al suo peso forma, oggi, gli mancano ancora una ventina di chili. Dall’alto di questa villetta su due piani, piangeva di gioia anche sua madre Virginia, 93 anni, che da 151 giorni aspettava di poter riabbracciare il più grande dei suoi tre figli: curiosamente, fra tutti i membri della cerchia familiare, durante la pandemia è stata l’unica a non aver avuto nemmeno un raffreddore.

L’abbraccio tra i due è stata una delle cartoline più belle di una giornata in cui a trionfare è stata la vita: dopo tanto dolore, anche qui in bassa Valle Seriana, sgorgano anche lacrime di felicità.

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