«Con tosse e starnuti i bambini stanno a casa»
Dalla febbre alla mascherina: ecco cosa fare

Leo Venturelli, pediatra di lungo corso, è il Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del Comune di Bergamo. E, per aiutare le famiglie a sciogliere i nodi della ripartenza dell’anno scolastico, risponde alle principali domande dei genitori.


Ecco le domande che abbiamo posto, pensando al rientro a scuola già dai prossimi giorni.

I bimbi sono contagiosi?

«A fronte di articoli scientifici che dimostrano cariche virali presenti anche nei più piccoli, sembra che i contagi tra bambini e verso gli adulti siano molto rari: una ricerca del Servizio di salute pubblica inglese ripresa dalla stampa anglosassone ha dimostrato che su un milione di bambini frequentanti le scuole primarie da giugno fino alle vacanze estive in Inghilterra solo 70 sono risultati positivi al virus e probabilmente da contatti intrafamiliari e non scolastici. Inoltre, uno studio sulla maggioranza dei pediatri di famiglia della provincia di Bergamo ha evidenziato un solo caso positivo su 1.000 pazienti esaminati da febbraio ad oggi. Si tratta di una ricerca tutta orobica, in corso di pubblicazione.

Tosse e starnuti: cosa devono fare i genitori? Si sta a casa?

«Sì, secondo le indicazioni attuali del Comitato tecnico scientifico e dell’Istituto superiore di sanità. Vengono applicati criteri rigidi per evitare il più possibile il rischio di diffusione del virus. Personalmente ritengo che, se dimostreremo che la presenza a scuola non fa lievitare i contagi, fra qualche tempo potremo permetterci di avere più tolleranza sulle patologie respiratorie lievi assai comuni tra i bambini».

E se c’è la febbre?

«Valgono le stesse regole: stare a casa e se la febbre persiste per più di due giorni superiore o uguale a 37,5 gradi, bisogna contattare pediatra o medico di famiglia, che ben conoscono la situazione sanitaria del bambino».

E se c’è un caso sospetto: cosa fa il pediatra?

«In base alla visita e alla situazione familiare il pediatra segnala il caso al dipartimento di prevenzione di Ats, prescrivendo il tampone nasofaringeo. Ma la nostra speranza è che vengano messi a disposizione dei pediatri tamponi rapidi da eseguire in ambulatorio».

In attesa dell’esito del tampone, i genitori devono stare in isolamento fiduciario?

«Sì, in quanto sono contatti stretti. In ogni caso l’Ats provvede ad avvisare la famiglia per il tracciamento dei contatti».

E se il bambino risulta positivo? Cosa succede a genitori e compagni?

«In caso di positività si seguono le regole previste: quarantena e verifica con due tamponi da eseguire dopo 14 giorni. L’Ats si occupa di contattare la famiglia per le verifiche su parenti e contatti stretti».

Nei bambini i sintomi del coronavirus sono ancor più simili a quelli dell’influenza. L’unico modo per accertarsi della positività è ricorrere al tampone?

«Sì, è l’unico strumento per discriminare tra bambino con Covid e bambino con forma simil-influenzale. Per questo chiediamo che si possa disporre di un tampone rapido in ambulatorio in modo da avere risposta nel giro di un quarto d’ora, evitando quarantene estese alla famiglia con blocco sociale generale. Spero che nei prossimi giorni se ne possa parlare ai tavoli tecnici regionali e locali».

È utile vaccinare i bambini contro l’influenza?

«Sì, per due motivi. Il primo è proprio quello di evitare l’influenza, che ha gli stessi sintomi del Covid; il secondo è che l’influenza renderebbe il sistema respiratorio più esposto alle infezioni in generale, e anche all’ingresso del coronavirus. Quest’anno sarà disponibile il nuovo vaccino in spray nasale, dai 24 mesi di età in su e limitato ai bambini sani».

Le scuole adotteranno moltissime misure di prevenzione: quali crede siano indispensabili?

«Ingressi scaglionati e la ricreazione sotto controllo penso siano regole efficaci. Se a scuola i bambini saranno incentivati a usare le semplici regole – distanziamento, mascherina sopra i 6 anni e lavaggio delle mani – la situazione non dovrebbe degenerare».

E sulla mascherina in classe, cosa ne pensa? Qualche genitore teme possa essere dannosa.

«Dannosa, no. La mascherina chirurgica, usata per ore in sala operatoria dai medici, non crea alcun problema. Certo, sotto i 6 anni di età è difficile da tenere e soprattutto contrasta con molte attività dove la mimica facciale è importante per l’apprendimento e le relazioni sociali. Ma sopra i 6 anni è giusto usarla: va insegnato ai bambini che serve a difenderli appena il distanziamento risulta impossibile. I genitori dovrebbero dare l’esempio».

Tutte queste misure preventive non saranno vanificati alla prima partita di pallone, o alla prima festa di compleanno?

«Certo, ma le buone norme devono essere seguite sia all’interno della scuola che fuori».

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