Coronavirus, tra le vittime il dottor Cilesi
La sua una vita contro l’Alzheimer

Tra le vittime bergamasche del coronavirus c’è anche il dottor Ivo Cilesi, pedagogista, psicopedagogista, musicoterapeuta, specializzato in musicoterapia clinica al Royal Hospital di Londra e ideatore del «treno terapeutico» e della «terapia della bambola» («Doll Therapy») per i pazienti in cura al Centro Alzheimer del Ferb di Gazzaniga.

Aveva 61 anni e viveva da una ventina a Cene. Originario di Genova, dove vivono la sorella Laura e il cognato Andrea, da due anni trascorreva buona parte del tempo a Salsomaggiore, dove vive la compagna e collaboratrice Giovanna Lucchelli.

È morto nella notte tra domenica a lunedì 2 marzo all’ospedale Maggiore di Parma, dov’era stato trasferito venerdì pomeriggio dopo un primo ricovero all’ospedale di Fidenza, dov’era stato sottoposto al tampone del coronavirus, risultando positivo. «È successo tutto così rapidamente che mi sembra ancora surreale – spiega la compagna, che è in quarantena senza problemi di salute –: non potremo effettuare il funerale. Il suo corpo sarà cremato e la cerimonia verrà rimandata a quando la situazione si sarà tranquillizzata. Dove ha preso il coronavirus? Bel mistero. Ma va considerato che per lavoro girava almeno in tre ospedali».

Cilesi era responsabile del Servizio terapie non farmacologiche e riabilitazione cognitiva dell’Area Alzheimer della Fondazione Santa Maria Ausiliatrice di Bergamo e al Centro di eccellenza Alzheimer della «Fondazione europea ricerca biomedica» (Ferb) di Gazzaniga. Ideato il «treno terapeutico», da due anni aveva iniziato a portare un’analoga iniziativa anche in Emilia, alle terme di Salsomaggiore – dov’è presente un centro per le terapie non farmacologiche – e aveva in cantiere un simile progetto anche alle terme di Tabiano., dove aveva avviato una ricerca sulle acque termali contro l’invecchiamento cellulare.

Grande appassionato di tennis, a Gazzaniga era stato l’ultima volta a inizio febbraio. «Siamo davvero choccati e colpiti anche per via dei grandi contributi che ha sempre dato nella sua attività professionale, principalmente nelle terapie non farmacologiche nella cura dell’Alzheimer – sottolinea Massimiliano De Margheriti, direttore amministrativo della Ferb –: gli siamo davvero molto riconoscenti. Per noi è stato ed era un consulente di grande capacità, apprezzato da tutto il mondo dei centri di riabilitazione e delle Residenze sanitarie assistenziali: per questa sua attitudine alle terapie non farmacologiche era noto in tutta Italia».

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